La banda larga sta per raggiungere anche la Luna. In questi giorni è previsto il lancio di LADEE, uan sonda della NASA capace di trasmettere verso la Terra un segnale laser molto speciale. Il laser può trasportare informazioni alla velocità di 622 Megabit al secondo, in poche parole può trasmettere una quantità di informazioni sei volte superiore a quelle trasmesse dalle classiche comunicazioni radio. Per questo si può parlare di un vero e proprio passaggio dalle trasmissioni lente alle trasmissioni in banda larga. Il passo successivo sarà dotare tutte le sonde di questo nuovo sistema di comunicazione. Così le future missioni spaziali ci potranno inviare video in alta risoluzione, immagini mai viste prima oltre a una quantità di dati ancora più precisi e numerosi. E c’è chi già pensa che con tutti quei dati sarà possibile realizzare, in pochi secondi con i computer a terra, una ricostruzione virtuale in tre dimensioni della regione nella quale è scesa la sonda.
ATMOSFERA UMIDA PER GJ 1214 b
GJ 1214 b è uno dei tanti pianeti extrasolari ad oggi conosciuti: orbita intorno alla propria stella a 40 anni luce dalla Terra e lo si conosce già da un po’, da 2009 anno in cui fu scoperto. Ci sono tuttavia alcune interessanti novità che lo riguardano, frutto di osservazioni effettuate da un gruppo di astronomi giapponesi utilizzando il telescopio Subaru, alle Hawaii. Classificato come “super Terra”, perché supera il nostro pianeta sia per massa che per dimensioni senza tuttavia raggiungere le proporzioni di Urano o Nettuno, è avvolto da una atmosfera sulla cui composizione il gruppo di astronomi ha scelto di indagare, effettuando osservazioni con uno speciale filtro blu. Quando il pianeta passa davanti alla propria stella, ne eclissa la radiazione luminosa ma una piccola percentuale di essa passa attraverso lo strato atmosferico, rivelando preziose informazioni. A seconda che la luce, dopo aver attraversato lo strato gassoso, risulti più o meno arrossata, è possibile capire se abbia incontrato una maggiore quantità di idrogeno che devia in varie direzioni la componente blu, oppure una ricca presenza di vapore acqueo, che non produce lo stesso effetto. La conclusione è che nell’atmosfera di GJ 1214 b prevale quest’ultimo, vapore d’acqua. L’atmosfera rende quindi il pianeta senz’altro interessante, ma per il momento non è possibile trarre altre conclusioni, del resto rimane ancora da stabilire se questo mondo sia più simile a una “grande Terra” o a un “piccolo Urano”!
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IL CAMBIAMENTO DEL VENTO INTERSTELLARE
C’è qualcosa di nuovo nell’aria (è una licenza poetica, perché di aria lì non ce n’è proprio) che il Sole, trascinandosi dietro il sistema planetario di cui anche noi facciamo parte, attraversa nel suo movimento all’interno della galassia. Confrontando i dati raccolti da diverse missioni nel corso di 40 anni sul vento interstellare che attraversa l’eliosfera (la bolla al cui interno si fa sentire il campo magnetico solare), Priscilla Frisch dell’Università di Chicago e i suoi colleghi si sono convinti che la direzione di quel vento stia cambiando costantemente, indizio a sua volta di cambiamenti nell’ambiente galattico che il Sole sta attraversando.
La chiave della loro analisi, che raccontano sull’ultimo numero di Science, sono i dati raccolti dal satellite IBEX (Interstellar Boundary Explorer), messa in orbita dalla NASA proprio per raccogliere dati sul flusso di particelle generate dall’interazione tra vento solare e mezzo interstellare. I ricercatori hanno studiato i dati raccolti tra il 2009 e il 2011 da IBEX, e li hanno confrontati con quelli di missioni precedenti in particolare Ulysses (una missione NASA/ESA lanciata nel 1990 per studiare il Sole) ma anche le missioni Mariner 10, SOLRAD 11B e Prognoz 6. Nel complesso, i dati storici coprono i periodi dal 1972 al 1978 e tra il 1992 e il 2002.
Il tutto per cercare differenze nella velocità e nella direzione del “vento” creato dal flusso di gas neutro interstellare che attraversa l’eliosfera mentre essa si muove all’interno della Nube Interstellare Locale, una regione della nostra Galassia che si estende per circa 30 anni luce. Durante i 40 anni trascorsi da quando l’uomo ha iniziato a misurare direzione e velocità di quel vento, il Solo ha attraversato circa l’1 per cento della distanza che lo separa dai confini della Nube Interstellare Locale, e la Terra ha attraversato circa 200 Unità Astronomiche di polvere interstellare e gas neutro.
Il dato più utile da studiare per capire come sia cambiato quel vento in questi 40 anni è il flusso di elio interstellare: l’elio è abbondante, poco influenzato dai fenomeni magnetici che avvengono ai margini dell’eliosfera, e la gravità del Sole tende a concentrarlo in un cono che segue la nostra Stella nel suo movimento lungo la Nube Interstellare Locale. Bene, la direzione del flusso di elio sembra essersi spostata costantemente in questi ultimi 40 anni: più precisamente è cambiata costantemente la sua longitudine eclittica, cioè l’angolazione rispetto al piano dell’eclittica (il percorso apparente del Sole sullo sfondo della sfera celeste).
Impossibile indicare una causa, ma se confermati (l’analisti statistica è complicata e presenta ancora diverse incertezze) i dati indicherebbero che sta cambiando qualcosa nel pezzettino di galassia in cui si trova il nostro sistema solare; e qualunque cosa sia, si fa sentire proprio nel vento interstellare che attraversa il Sole e i suoi pianeti.