BERLINO – Come un agente segreto in una strada trafficata. Avvicinare l’orologio da polso alla bocca e parlare. Magari guardandosi attorno. Ecco, questa potrebbe presto diventare una scena abbastanza comune. Sempre se gli smartwatch, ultima innovazione del mondo digitale, conquisteranno il grande pubblico. Samsung ci crede e stasera ha presentato il suo gadget con il quale spera di imporre la sua visione. Il nome lo si conosceva già, Galaxy Gear, non si sapeva invece quali fossero le sue caratteristiche. E qui non sono mancare le sorprese, sottolineate dagli applausi dei duemila accorsi alla presentazione di Berlino, alla vigilia dell’apertura dell’IFA (dal 6 all’11 settembre) la maggiore fiera europea della tecnologia di consumo.
l Gear, ha spiegato JK Shin, il Ceo e presidente mondiale della divisione mobile di Samsung, “libera gli utenti dalla necessità di controllare continuamento il loro smartphone” visto che è “il compagno perfetto del Galaxy Note 3” anch’esso presentato nella capitale tedesca insieme al nuovo Note 10.1. Questo è il primo dato, dirimente: lo smartwatch di casa Samsung non vive da solo, è di fatto un’estensione del dispositivo mobile sia esso uno smartphone, un phablet o un tablet di punta del colosso sudcoreano. Il Gear vi dialoga con la sola connettività Bluetooth (a basso consumo) di cui dispone.
A vederlo, in fondo, sembra uno dei primi orologi digitali che negli anni ’70 provarono a mandare in pensione, senza riuscirci, quadranti e lancette: linea squadrata, quasi spartana, un mix di metallo, vetro e plastica. Poi le specifiche, che sono da dispositivo mobile: schermo piatto da 1,63 pollici (320 per 320 pixel), cinturino sul quale c’è una videocamera da 1,9 megapixel piazzata in posizione strategica, il tutto animato da un processore da 800 mhz, con 4 gigabyte di memoria e per 512 di ram e peso di poco inferiore ai 74 grammi. E ancora: due microfoni, un mini altoparlante e naturalmente accelerometro e giroscopio. La cassa dell’orologio ha un bottoncino per accendere e spegnere il dispositivo, che funziona anche da tasto “Home”: premendolo appare l’ora aggiornata sul display. Attraverso i tastini sulla sinistra o destra dello schermo si può accedere alle varie funzioni.
A poche settimane dell’uscita ci sono già numerose app disponibili, tutte disegnate per questo dispositivo. Il Gear lo si comanda a voce, per fare una chiamata e per rispondere, aggiornare il calendario degli appuntamenti e tante altre cose. Non serve toccarlo. Lui ci notifica l’arrivo di mail, gli alert, le chiamate perse, i messaggi sms. Tutto viene veicolato dalla “nave madre”, il dispositivo dal quale dipende. Grazie al microfono Il Galaxy Gear si rivela un ottimo strumento per i memo vocali, con la telecamera può videoregistrare qualsiasi cosa. Per mezzo dei suoi sensori, registra col pedometro la nostra attività fisica le elabora proprio come fanno gli smartphone. Ci rivela poi il nostro battito cardiaco e calcola anche quante calorie abbiamo consumato nella nostra corsetta. Il Galaxy Gear è compatibile al momento con il Galaxy Note 3, Note 10.1 Edition 2014, il Galxy S4, il Galaxy S3 e il Note 2. Infine l’autonomia: quella dichiarata è di più di 25 ore con una sola ricarica. Sarà venduto dal 25 di settembre in 149 paesi, tra cui naturalmente l’Italia. Il prezzo non lo si conosce ancora: potrebbe essere di poco al di sotto dei 300 euro.
Resta da capire quanto e come impatterà coi gusti del grande pubblico. E’ questa l’incognita vera, la scommessa miliardaria riguarda anche un altro gadget “indossabile” in arrivo, i Google Glass. Altri smartwatch, va detto, sono già presenti sul mercato. Quello di Sony su tutti, del quale all’IFA è previsto un corposo aggiornamento, non ha avuto finora molta fortuna; altri prodotti, pur interessanti, non hanno un colosso come Samsung alle spalle che ha i mezzi per rendere di massa un oggetto del quale si parla da un paio d’anni ma che fino ad oggi ha sostanzialmente visto i big della tecnologia restare alla finestra. Adesso le cose sono cambiate: dopo la mossa d’anticipo del massimo produttore di dispositivi mobili del pianeta si attendono quelle di Apple (con i suo iWatch, sempre a caccia di uno schermo curvo) e di Google. Senza contare possibili sorprese in arrivo da Microsoft che ha appena acquisito la divisione mobile di Nokia. La posta in gioco è altissima: la possibilità di dettare uno standard, indicando la via da seguire.
“Crediamo molto nella ‘wearable techonology'”, spiega Carlo Carollo, sales e marketing director della divisione telefonia di Samsung in Italia. “E crediamo in questa forma di smartwatch, ovvero un dispositivo che in qualche modo rimane legato al telefono. Del resto se dovesser essere indipendente finirebbe per consumare molta batteria, e non potrebbe fare quello che fa. In questo gadget vediamo il comportamente dei nativi digitali del futuro prossimo. Che poi, a ben guardare, è già presente”.
Dello stesso parere anche molti degli analisti, anche se le cifre del 2012 (330 smartwatch consegnati, soprattutto da Sony e Motorola) e dell’anno in corso (la stima finale è di 500 mila) non sono certo da urlo. A detta di molti tra gli addetti ai lavori sarà il 2014 l’anno del boom per questa tipo di dispositivi, quando Canalys prevede 5 milioni di pezzi venduti. E non è la sola: secondo una stima di Credit Suisse, siamo dinanzi a un mercato che entro il 2017 potrebbe raggiungere i 50 miliardi di dollari.
Anche se il proscenio se l’è preso quasi tutto l’orologio “intelligente”, all’evento che precede l’IFA di Berlino, Samsung ha lanciato altri due dispositivi. Il primo è il Galaxy Note 3, ovvero la versione aggiornata del suo phablet di punta, una via di mezzo tra lo smartphone e il tablet. Decisamente più sottile e leggero del suo predecessore, monta un display Full Hd, super Amoled da 5,7 pollici, e un pennino più avanzato del precedente. Nuovo anche il Galaxy Note 10.1, un tablet con schermo ad altissima risoluzione e processore octacore. Migliorata anche la fotocamera posteriore, adesso da 8 megapixel. Sia il Note 3 che il Note 10.1 hanno a disposizione una Ram di 3 GB. Più leggeri ma anche più veloci.
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