Le chiamano nubi nottilucenti e sono ancora in cerca di una spiegazione. Costituite da miriadi di particelle ricoperte di ghiaccio, si trovano a decine di chilometri più in alto delle altre nuvole. Proprio perché così in alto, sono visibili prima dell’alba o dopo il tramonto, quando il Sole le illumina da sotto l’orizzonte, facendole risplendere. Quello che non sappiamo è il perché compaiano solo in alcuni periodi, ma un curioso esperimento potrebbe darci una mano.
Alla base dell’esperimento c’è la creazione di una nuvola artificiale: un razzo della NASA ha rilasciato 100 chili di particelle di ossido di alluminio all’altezza di 280 Km. Le particelle si sono ghiacciate, formando per quattro ore una nube risplendente, pronta per essere studiata in ogni dettaglio. L’elaborazione dei dati servirà a individuare meccanismi e cause del processo di formazione.
Il primo studio del fenomeno risale al 1885: quella volta fu originato dall’eruzione del vulcano Krakatoa e comparve solo nelle regioni polari. Ma le nubi di oggi appaiono anche alle nostre latitudini, più numerose e più luminose di un tempo. Perché? Forse c’è un legame con i cambiamenti climatici? O tutto dipende da un aumento delle particelle nell’alta atmosfera, che avviene quando il nostro pianeta attraversa zone popolate da polveri di comete e asteroidi? Lo studio della nube artificiale ci dirà dove cercare la risposta
ACQUA SULLA LUNA
Secondo i dati raccolti da tre diversi satelliti, sembra che una vasta porzione della superficie lunare sia ricoperta di acqua. Difficile non restare sorpresi: dalle immagini delle sonde alle foto realizzate dagli astronauti delle missioni Apollo, la Luna ci è sempre apparsa un luogo arido e deserto. Ed infatti è così: l’acqua probabilmente individuata non scorre in ruscelli né si raccoglie in laghi. Sembra piuttosto che nel polveroso suolo lunare siano presenti singole molecole d’acqua. Per dare un’idea della quantità, i ricercatori hanno spiegato che potendo raccogliere tutte quelle presenti in un’area grande quanto un campo da baseball, di acqua se ne otterrebbe pressappoco un bicchiere. Ma da dove arrivano queste molecole? Il vento solare trasporta nuclei di idrogeno che vanno a schiantarsi sul suolo lunare, ricco di materiali contenenti ossigeno. E un atomo di ossigeno più due di idrogeno formano una molecola d’acqua. Acqua che, anche se mescolata alla polvere, sarà una risorsa preziosa per i futuri esploratori.
UNA VITA IN VIAGGIO
Il nostro universo si espande in modo accelerato e i risultati di un nuovo studio permettono di descrivere più accuratamente questa accelerazione, dovuta a una misteriosa forza detta “energia oscura”. Oltre a questo, però, gli autori della ricerca, hanno usato i nuovi dati per fare calcoli e considerazioni a dir poco fantascientifici. Conti alla mano, nell’ipotesi che un astronauta fosse disposto a viaggiare nello spazio per ben 30 anni della propria vita, potrebbe percorrere una distanza enorme, addirittura miliardi di anni luce. Gli basterebbe viaggiare a bordo di un razzo in grado di mantenere un’accelerazione costante, pari a quella di un qualsiasi corpo in caduta libera sulla Terra. Attenzione però: visto che entra in gioco la relatività, solo per l’astronauta a bordo del razzo trascorrerebbero effettivamente trent’anni perché il tempo per lui rallenterebbe. Per il resto dell’umanità, invece, ne passerebbe davvero molto, tanto che l’astronauta al suo ritorno, dopo circa 70 miliardi dei “nostri” anni, non troverebbe più né il Sole né tantomeno la Terra.