Ancora una volta torna alla ribalta il problema della spazzatura spaziale. E ancora una volta per un incidente. Ad agosto un razzo doveva portare in orbita due satelliti per le telecomunicazioni. Ma durante il volo un guasto ha lasciato il razzo e il suo carico a vagare su un orbita molto più bassa di quella programmata. E soprattutto con i serbatoi ancora pieni a metà. Una vera bomba pronta ad esplodere. Esplosione che è avvenuta questo mese, riducendo il tutto in un migliaio di piccoli frammenti che ora vagano come proiettili più o meno alla stessa quota della Stazione Spaziale Internazionale e di altri satelliti. Per ora non c’è pericolo per gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale ma una rete di telescopi e di radar sta comunque cercando di individuare le traiettorie dei frammenti. Possono scovare quelli grandi come una palla da tennis, ma non quelli più piccoli che proprio per questo sono i più pericolosi.
SATURNO: QUANDO PASSA LA TEMPESTA?
A giudicare dalle apparenze, tutto sembrerebbe tornato come un tempo, ma le apperenze non ingannano la sonda Cassini, in orbita intorno a Saturno. Qualche tempo fa, infatti, l’emisfero nord del pianeta con gli anelli aveva cambiato aspetto a causa di una enorme tempesta che ne sconvolse gli strati gassosi, rimescolandoli in modo evidente, tanto da apparire come una grande pennellata chiara. Aveva fatto la sua comparsa a dicembre 2010 e aveva imperversato per qualche mese prima di dissolversi. Non se ne vede più alcuna traccia, a guardare il pianeta si direbbe che la tempesta sia defintivamente passata…ma gli strumenti della sonda Cassini e gli sguardi acuti di due telescopi, il Very Large Telescope in Cile e l’IRTF delle Hawaii, hanno rilevato che al di sotto degli strati superficiali ancora persiste un vortice gassoso. È la tempesta iniziata due anni fa, che ancora non si è del placata. Nascosta alla vista, ma visibile agli infrarossi come un grande vortice ovale, continuerà ad essere monitorata.
9 MILIARDI DI PIXEL PER IL CENTRO GALATTICO
Un’immagine da 9 miliardi di pixel: per stamparla con la risoluzione che di solito si utilizza per i libri bisognerebbe fare un bel po’ di spazio. Otterremmo una foto lunga 9 metri e alta 7. Sono queste le dimensioni di una delle più grandi immagini astronomiche mai realizzate. Il merito è di VISTA, telescopio agli infrarossi dell’ESO, che ha osservato il cielo in direzione del centro della nostra galassia. Si tratta di una zona in cui lo sguardo dei telescopi ottici non riesce a penetrare a causa della presenza di polvere interstellare, un zona che tuttavia è di fondametale interesse per lo studio della struttura della nostra galassia e, in generale, delle galassie a spirale. A partire dai dati di VISTA è stato anche possibile catalogare più di 84 milioni di stelle, un numero dieci volte maggiore rispetto a quanto ottenuto con lavori precedenti.
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