Il telescopio LBT, in Arizona, ha superato perfino l’Hubble Space Telescope, che si trova in orbita e che è considerato l’imbattibile rivale dei telescopi terrestri. Tutto merito di un sistema di ottiche intelligenti che permettono di ridurre l’effetto che i disturbi atmosferici hanno sulla qualità delle immagini. Le turbolenze, infatti, provocano delle distorsioni ottiche con le quali bisogna per forza fare i conti, a meno di non spedire il telescopio in orbita, al di sopra dell’atmosfera.
Grazie alle ottiche dette “adattive”, quando l’informazione luminosa deformata dai disturbi atmosferici arriva al telescopio, lo specchio secondario è in grado di deformarsi a sua volta in modo da annullare, o quasi, l’effetto. Il sistema installato nelle scorse settimane sul Large Binocular Telescope, LBT, ha dimostrato di poter correggere questi effetti indesiderati con una accuratezza tale che dopo la prima notte di test si è addirittura pensato ad un colpo di fortuna.
nvece no, definizione e dettaglio delle immagini sono tutto merito del lavoro che per oltre 10 anni ha visto in prima linea anche i ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. LBT è il telescopio più potente al mondo ed ora, grazie a questo miglioramento, le sue immagini arrivano ad essere fino a tre volte più dettagliate rispetto a quelle dell’Hubble. Un traguardo ottenuto puntando molto in alto, restando con i piedi per terra.
E’ finalmente terminata la travagliata missione della sonda giapponese Hayabusa. Spettacolare il suo rientro nei cieli australiani, illuminati dalla scia luminosa lasciata dalla sonda mentre si disintegrava in atmosfera, non prima di aver svolto il suo ultimo compito: rilasciare una capsula contenente campioni dell’asteroide Itokawa.
Hayabusa aveva raggiunto l’asteroide nel 2005: dopo le osservazioni ha tentato più volte di raccogliere campioni della superficie, ma subito sono sorti gravi imprevisti, al punto che non sappiamo quanta polvere di asteroide sia stata effettivamente raccolta. Per non parlare del travagliato ritorno, inizialmente previsto per il 2007 e poi rimandato per una sequenza di problemi: perdita di carburante, avaria del sistema di controllo, tre dei quattro motori a ioni fuori uso, guai con la batteria primaria.
Eppure Hayabusa ce l’ha fatta e ha riportato a casa la capsula con il prezioso carico. La sua apertura richiederà parecchi giorni. Sarà poi necessario separare la polvere dell’asteroide da quella terrestre, operazione che può durare diversi mesi. Nell’attesa la squadra giapponese si gode la soddisfazione di essere riuscita in un’impresa che sembrava impossibile, riportando qui a casa quello che sembrava essere ormai irrecuperabile.