Torna alla ribalta il meteorite di origine marziana che proverebbe la presenza di forme elementari di vita nel passato del pianeta rosso. ALH 84001, questa la sua sigla, divenne famoso 13 anni fa, quando un gruppo di scienziati dichiarò di aver individuato al suo interno cristalli di magnetite molto simili a quelli prodotti sulla Terra da organismi viventi. Lo stesso gruppo torna oggi alla carica: nuove tecniche e nuove apparecchiature confermerebbero che quei cristalli sono il prodotto di una passata attività biologica.
I dubbi però sono molti. Ci sono infatti buone probabilità che l’’origine dei cristalli sia semplicemente di natura geologica. Al proposito abbiamo sentito Giuseppe Galletta, astrobiologo del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova:
“Esistono delle possibilità che le sostanze chimiche trovate non siano il prodotto di un’attività biologica ma siano il prodotto di un’attività chimica non biologica molto particolare. Nel caso di questi presunti fossili, c’è anche da dire che le strutture sono estremamente piccole, quasi un decimo rispetto ai fossili che troviamo normalmente sulla Terra: pensare che i batteri di Marte dovessero essere così piccoli rispetto a quelli sul nostro pianeta lascia perplesse molte persone.”
Primadi giungere alle conclusioni è meglio attendere la valutazione dei nuovi risultati da parte di altri gruppi di esperti. Per non ripetere quanto accadde 13 anni fa, quando al primo clamoroso annuncio seguì presto una bella doccia fredda. “Dal mio punto di vista personale non mi sembra che ci siano elementi nuovi. Fintanto che non viene escluso, senza possibilità di errore, che ci siano delle forme non biologiche che possono produrre gli stessi effetti, le due possibilità restano aperte.”
DOVE NON C’E’ LITIO CI SONO PIANETI
Grazie ai risultati di uno studio recente, è stata finalmente fatta chiarezza su una caratteristica del Sole che per anni ha messo in difficoltà gli scienziati. Studiando la sua composizione chimica, ci si era accorti che è particolarmente povero di un particolare elemento, il litio. Fin qui niente di strano, se non fosse che andando ad analizzare le stelle della stessa classe del Sole risulta che il litio c’è. Perché questa discrepanza fra stelle che dovrebbero essere sorelle anche chimicamente? Dopo averne studiate ben 500 con una sorta di censimento stellare, i ricercatori hanno trovato la risposta. Si è capito che quando una stella simile al Sole è povera di litio, come succede nel nostro caso, possiede invece dei pianeti che le ruotano intorno. Questo risultato non solo chiarisce i dubbi sul Sole, ma ha una ricaduta ancora più importante. Sapendo che mancanza di litio vuol dire presenza di pianeti, la caccia a questi ultimi risulta facilitata: basta analizzare chimicamente le stelle e puntare direttamente su quelle povere di litio.
BLACK OUT SU MARTE
Nessun segnale da Marte, o quasi. Due delle sonde NASA che gli orbitano intorno, la Mars Odyssey e la Mars Reconnaissance Orbiter, hanno momentaneamente interrotto le comunicazioni con la Terra a causa di problemi tecnici. Oltre alla conseguenza ovvia, ovvero che non riceviamo più i dati scientifici di ben due missioni, questo doppio “silenzio” forzato provoca anche un altro danno. Per colpa delle sonde e dei loro guasti, ora ci sarà un ritardo notevole anche nelle comunicazioni con i due rover, Spirit e Opportunity, che si trovano sul suolo di Marte. Senza le sonde, che servivano da efficienti ponti radio, i rover dovranno contare solo sulle proprie antenne. Questo significa che le operazioni per il salvataggio del povero Spirit, bloccato da sei mesi in una trappola di sabbia, dovranno aspettare. Alla NASA si lavora per ripristinare le sonde: la Mars Reconnaissance Orbiter richiederà più tempo della Odyssey, ma è praticamente certo che entrambe torneranno ad essere operative.