Abbiamo un asteroide che ci fa compagnia. Misura circa 300 metri, ma niente paura: 2010 TK7, questo il suo nome, non è una minaccia. È una presenza talmente discreta che finora non ce ne eravamo nemmeno accorti. Questo corpo roccioso accompagna la Terra mentre percorre la sua orbita. Si trova nei pressi di uno dei cosiddetti punti Lagrangiani, una sorta di pozzo gravitazionale, una regione dello spazio in cui le forze di attrazione fra Terra e Sole si bilanciano.
Si è letteralmente scelto un posto al Sole: la sua posizione è tale che per provare a osservarlo gli astronomi hanno dovuto cercarlo in cielo in prossimità dell’alba o del tramonto. Impresa non facile date le condizioni di luminosità che tendono a offuscare la luce che l’asteroide riflette: ecco perché confermare la sua presenza è stata un’impresa tutt’altro che facile, che ha richiesto l’aiuto di WISE telescopio spaziale della NASA, sensibile agli infrarossi.
L’orbita del “nostro” asteroide, tuttavia, non è stabile: è destinato ad abbandonarci, ma soltanto fra 10’000 anni. Nel frattempo continuerà ad accompagnarci mantenendosi una distanza (di tutta sicurezza) fra i 20 e i 300 milioni di Km.
ENCELADO ANNAFFIA SATURNO
Cosa ci fanno delle molecole d’acqua nell’alta atmosfera di Saturno? Non avrebbero ragione di stare lì ed è da almeno 14 anni che i ricercatori si interrogano sulla loro inaspettata presenza. Alla fine la risposta è piovuta del cielo, proprio come è successo alle stesse molecole. L’acqua su Saturno è un’intrusa: gli viene spruzzata contro da Encelado, una delle sue lune. Che il segno particolare di questa luna ghiacciata fossero dei vistosi geyser, in corrispondenza del polo sud, si sapeva già grazie alle immagini della sonda Cassini, in orbita da quelle parti. Ma che il vapor d’acqua proveniente dal sottosuolo di Encelado seguisse un lungo percorso ricurvo e potesse giungere anche fino a Saturno, era difficile aspettarselo. Il vapore d’acqua risulta trasparente se lo si guarda con strumenti ottici, ma il telescopio spaziale Herchel è sensibile agli infrarossi ed è riuscito a individuare il percorso seguito dalle molecole risolvendo un vecchio mistero.
NON C’È TEMPO PER KEPLER!
Ha individuato ben 1.235 potenziali nuovi pianeti soltanto nei primi 4 mesi di missione e ha ottenuto una sorprendente mole di dati sulla natura stessa delle stelle. È il telescopio spaziale Kepler, della NASA, che fra 16 mesi concluderà la sua missione della durata di tre anni e mezzo e lo farà, probabilmente, senza aver raggiunto il suo principale obiettivo, nonostante il preziosissimo lavoro svolto. Certo, individuare pianeti effettivamente simili alla Terra, in orbita intorno a stelle simili al Sole nella cosiddetta fascia di abitabilità, non è un’impresa da poco. Per ora solo 68 fra gli oltre 1200 avrebbero dimensioni simili alla Terra. Meno del previsto ma solo perché ci si aspettava che le stelle simili al Sole intorno a cui ruotano fossero effettivamente simili al Sole. Invece presentano delle variazioni di luminosità più accentuate che disturbano l’intercettazione dei piccoli pianeti rocciosi, una differenza inaspettata, che ha sorpreso gli stessi astronomi.