RUSSI E AMERICANI uniranno le forze per tornare su Venere. I due Paesi, colossi della conquista dello spazio, stanno studiando una collaborazione per una nuova missione sul suolo del pianeta più vicino alla Terra. Esperti dell’agenzia spaziale americana e dell’Istituto di ricerca spaziale russo (Iki) definiranno obiettivi scientifici comuni per la missione Venera-D (Venera come le 16 missioni sovietiche tra gli anni ’60 e 80, “D” sta per Dolgozhivuschaya, in russo “lunga vita”).
Il progetto è ancora in una fase preliminare, di studio appunto. Ma un lungo rapporto della Nasa spiega cosa e come dovrebbe avvenire, assieme ai russi, gli unici, finora, a far atterrare con successo un lander sulla superficie infernale della “sorella” del nostro pianeta. La spedizione prevede, al momento, tre “emissari”: una sonda da inserire in un’orbita polare, un lander da far scendere fino alla superficie del pianeta, progettato per resistere alcune ore prima di essere “fritto” dagli oltre 400 gradi (sufficienti a fondere il piombo) e le 90 atmosfere di pressione. Il terzo potrebbe essere un velivolo a energia solare che per tre mesi possa esplorare l’atmosfera attraversando e analizzando le dense nubi di diossido di carbonio, responsabili dell’effetto serra, e che hanno fatto di Venere il mondo inospitale che osserviamo ora.
Perché Venere? Un pianeta roccioso, delle dimensioni della Terra, che orbita nella fascia abitabile attorno alla nostra stella. Se fosse un pianeta extrasolare sarebbe un candidato ideale dove cercare la vita. Ma a dispetto della mitologia, Venere è un inferno e osservando queste stime, molto più difficile di Marte da studiare. E allora che ci andiamo a fare lassù? Oltre a essere uno degli oggetti più affascinanti del nostro cielo notturno (il più luminoso dopo la Luna) Venere somiglia alla Terra come origine, composizione, dimensioni e posizione. La ricerca tenterà soprattutto di capire perché Venere è così, soffocata da un effetto serra mai visto altrove, studiandone a fondo la composizione dell’atmosfera e la provenienza di quei gas. Oltre alla sfida tecnologica, una costante nelle missioni spaziali, che potrà dare i frutti, in un futuro ormai più che prossimo, nell’avventura interplanetaria dell’uomo.
Che aria tira? Intanto un nuovo passo verso la comprensione della sua atmosfera è stato fatto. Si tratta dei venti meridionali, quelli che soffiano (comesulla Terra) lungo i meridiani a più di 80 chilometri all’ora. Ma in confronto alle impetuose correnti registrate sulla superficie del pianeta, queste sono brezze gentili. In uno studio Icarus, un team internazionale guidato da Pedro Machado dell’Istituto di astrofisica e scienze dello spazio portoghese, ha dimostrato l’esistenza, in entrambi gli emisferi, di correnti con caratteristiche simili alle “celle convettive di Hadley”, che si originano con la risalita di aria calda. Perpendicolari all’equatore, raggiungono una velocità tutto sommato modesta, 81 chilometri all’ora, molto più bassa dei normali venti che soffiano costantemente tra i 300 e i 400 chilometri orari.
L’atmosfera di Venere è molto complessa, le osservazioni condotte in decenni di studi da Terra e con le sonde in orbita, hanno dimostrato che compie un giro attorno al pianeta ogni quattro giorni terrestri. Venere invece ne impiega 243 per ruotare attorno al proprio asse. Machado e colleghi hanno utilizzato i dati registrati in simultanea dal satellite Venus Express dell’Esa e del Canada-France-Hawaii Telescope. Grazie all’effetto doppler della luce riflessa dalla coltre nuvolosa, lo spettrometro della sonda (il Virtis, costruito in Italia), ha misurato con estrema precisione la velocità di allontanamento o avvicinamento delle nuvole. È lo stesso fenomeno che modifica il suono di un treno o un ambulanza quando ci sfrecciano accanto.
Come sempre in ambito scientifico, queste risposte chiameranno altre domande. E un giorno, magari grazie a Venera-D, sapremo se milioni o miliardi di anni fa su Venere c’erano o meno le condizioni per la vita e conoscendo meglio il suo clima rendere in qualche modo quell’inferno abitabile.