A quando l’annuncio dell’esistenza di un pianeta simile al nostro? Forse già nei prossimi mesi, se Kepler continua di questo passo. Il telescopio spaziale americano sta infatti ottenendo risultati sempre più incoraggianti. Come la recente scoperta del più piccolo tra tutti i pianeti extrasolari finora conosciuti: denominato Kepler-10b, è di tipo roccioso, grande solo il 40% in più della Terra.
Purtroppo le giuste dimensioni e la superficie rocciosa non bastano a renderlo un luogo abitabile. Kepler-10b orbita molto vicino alla sua stella e le temperature al suolo raggiungono i 1.800 gradi. Quando si toccano simili valori, la superficie deve essere un’ immensa distesa di roccia fusa e non può esserci acqua allo stato liquido. Per questo qualcuno lo ha definito il pianeta fatto di lava.
La scoperta fa comunque ben sperare per il futuro. Soprattutto conferma le grandi capacità del telescopio Kepler, in grado di individuare la presenza di pianeti piccoli e rocciosi misurando le lievi perturbazioni gravitazionali che esercitano sulle stelle attorno alle quali orbitano. Si tratta di perturbazioni quasi impercettibili, che richiedono mesi di osservazioni per essere rilevate. Kepler può svolgere questo compito senza problemi e già in febbraio saranno pubblicati i risultati su altri 400 possibili pianeti extrasolari: che tra questi se ne trovi finalmente uno alla giusta distanza dalla sua stella?
TUONI, FULMINI E ANTIMATERIA
Il satellite Fermi, della NASA, è progettato per scrutare l’Universo lontano e studiare la radiazione altamente energetica, la sua ultima scoperta riguarda però l’antimateria e l’ha effettuata senza guardare troppo lontano ma appena sopra le nostre teste. Osservando dall’alto i temporali che si verificano ogni giorno qua e là sul nostro pianeta, Fermi si è accorto di un fenomeno mai visto prima. In certi casi, durante i temporali, oltre ai tuoni e ai fulmini vengono prodotti anche fasci di antiparticelle che, anziché scendere verso il basso, vengono sparati verso l’alto. Si tratta principalmente di anti-elettroni, particelle cariche che sono costrette a percorrere nello spazio certe traiettorie piuttosto che altre, a causa della presenza del campo magnetico della Terra. Ma se il satellite Fermi riesce ad osservare radiazione energetica, la radiazione gamma per la precisione, come è riuscito ad accorgersi di queste anti-elettroni? Semplicemente perché si trovava proprio sulla loro strada e ne è stato investito: gli anti-elettroni prodotti dai temporali hanno reagito con gli elettroni della struttura stessa del satellite e il risultato di questa reazione è proprio radiazione gamma! In altre parole Fermi si è accorto di radiazione che era lui stesso ad emettere, dopo essere stato bersaglio degli anti-elettroni prodotti dai temporali.
NEUROSPAT PER NESPOLI
Lavorando a pieno ritmo a bordo della Stazione Spaziale, l’astronauta italiano Paolo Nespoli mette a dura prova il fisico e il cervello, e come non approfittare di questo stess cerebrale per effettuare degli studi? È questo lo scopo dell’esperimento Neurospat nel corso del quale Nespoli verrà sottoposto a elettroencefalogramma in modo da monitorare reazioni, stimoli oltre che a individuare parti cruciali della corteccia cerebrale. La microgravità rappresenta una sfida notevole per il nostro cervello che è abituato a giudicare distanze, pesi e in generale ad avere una percezione di tutto ciò che circonda a partire dalle condizioni tipicamente terrestri che invece non ritrova più una volta in orbita. Scoprire le capacità di adattamento del cervello e capire in che modo riesca a resettarsi per un nuovo ambiente può avere delle ricadute molto importanti per la ricerca medica.