C’è un lontano pianeta con una macchia bollente nel posto sbagliato. Lo ha trovato il telescopio spaziale Spitzer, suscitando curiosità e perplessità tra gli esperti. Il pianeta è un gigante gassoso: orbita attorno alla sua stella mostrando sempre la stessa faccia, e quindi ci si aspetta che le parti più calde siano tutte sulla faccia rivolta verso la stella. I dati di Spitzer hanno però rivelato la presenza di una zona più calda fuori posto, che si trova quasi al confine con il lato non esposto.
Ma cosa ci fa questa enorme macchia bollente in quella regione? Difficile credere che si sia formata sul lato esposto alla luce della stella, per poi essere trascinata laggiù dai forti venti. Nel corso dello spostamento, avrebbe dovuto perdere forma, diluendosi con il gas circostante, e soprattutto avrebbe dovuto raffreddarsi. Sembra molto più probabile che la macchia si sia formata sul posto.
Forse quella zona è un punto dove venti a velocità supersonica spingono e comprimono il gas, con conseguente surriscaldamento. Forse da quelle parti c’è una variazione del campo magnetico del pianeta, che provoca un moto così turbolento del gas da renderlo bollente. Alla NASA dicono che ci vorrà del tempo prima di trovare la spiegazione giusta. Alla faccia di chi pensava che i pianeti giganti gassosi fossero così ben conosciuti da non avere più sorprese.
QUANDO TUTTO TORNA
Marte dovrebbe avere una massa 10 volte maggiore, Urano e Nettuno invece sono troppo grandi e massivi. Non parliamo poi della fascia degli asteroidi che è sempre stata fonte di domande anche per il solo fatto di esistere. Su questi punti si arrovellano gli astronomi che cercano di ricostruire la storia del Sistema solare. Sono tutti d’accordo nel ritenere che i pianeti non si siano formati lì dove si trovano oggi, ma le ricostruzioni tentate non hanno mai sciolto in una volta tutti i nodi, almeno fino a un paio di settimane fa. Un gruppo di ricercatori, fra i quali l’italiano Alessandro Morbidelli, ha effettuato una simulazione al computer che offrirebbe una versione plausibile. A determinare le sorti del Sistema solare sarebbero stati gli spostamenti di Giove e Saturno. Avvicinandosi prima al centro del Sistema e allontanandosi in un secondo momento, i due avrebbero modificato la conformazione del disco di polveri, rocce e gas che circondava il Sole. L’avvicinamento avrebbe creato le condizioni favorevoli per la formazione di Mercurio, Venere, Terra e Marte come li conosciamo oggi. Sia all’andata, che al ritorno Giove e Saturno si sarebbero poi tirati dietro degli strascichi di materiale delle zone attigue: questo materiale costituirebbe l’attuale fascia degli asteroidi. Questa ricostruzione ha bisogno di verifiche, ma intanto i conti sembrano proprio tornare.
WEEK END FRA LE LUNE
La sonda Cassini, in orbita intorno a Saturno e alle sue lune, ha dedicato ad alcune di queste un lungo weekend. Nove lune in 62 ore di osservazioni è un bel record, ma oltre alla quantità dei dati, la Cassini ha puntato sulla qualità. La risoluzione delle immagini riguardanti Dione e Rea, due dei satelliti avvicinati, non ha precedenti. Quelle che erano considerate lune sorelle, perché orbitano vicine l’una all’altra e hanno un aspetto simile, hanno invece mostrato alcune differenze. Rea, mostra numerosi crateri, anche di vecchia data. Certe regioni di Dione, invece, ne risultano quasi prive. Due sorelle che hanno avuto storie diverse, su cui indagare. Questo è solo l’inizio: dall’analisi della cospicua mole di dati raccolti, ci si aspettano altre interessanti rivelazioni.