Sono passati cinque anni da quando la sonda Stardust ha catturato alcune particelle della cometa Wild 2. Da allora le analisi su quelle particelle continuano a darci risultati sempre più importanti: come l’aver individuato la presenza di glicina, un amminoacido necessario per la produzione delle proteine.
La scoperta, annunciata pochi giorni fa, è in perfetta sintonia con gli studi dei ricercatori italiani, tra i primi ad analizzare i campioni raccolti dalla Stardust. Nel 2006 esposero ai nostri microfoni le conclusioni della loro ricerca: nelle particelle cometarie vi erano alcuni ingredienti necessari alla formazione delle molecole alla base della vita e altri ingredienti sarebbero stati trovati negli anni a seguire.
Aver individuato la glicina conferma in pieno quella previsione. E rafforza la teoria secondo la quale gli ingredienti della vita si formerebbero nello spazio: sarebbero poi comete e asteroidi a raccoglierli e a disseminarli su satelliti e pianeti. Se così fosse, considerato il grande numero di pianeti extrasolari esistenti, aumenterebbe in modo esponenziale la possibilità che la vita possa essersi sviluppata anche in altre parti dell’Universo.
LE GALASSIE MANCANTI…
Ancora una volta le teorie non trovano conferma nelle osservazioni ed ecco il caso delle mini galassie mancanti. Secondo i calcoli ce ne dovrebbero essere molte nei dintorni della Via Lattea, la nostra galassia, tanto da far pensare a falene intorno a una lampada. E invece no: di queste galassie, così piccole da essere definite “nane”, ne sono state individuate 25. Sono appena l’1% della quantità prevista, una piccola percentuale che, oltretutto, non si comporta affatto come dovrebbe. Le mini galassie, infatti, ruotano intorno alla Via Lattea in un modo del tutto inaspettato, come se sentissero una forza di gravità più forte del dovuto. Risultati osservativi di questo tipo sono motivo di accesi dibattiti fra gli astrofisici perché oltre a non confermare le nuove teorie, mettono in crisi anche quelle più vecchie e consolidate sulle quali si basa la comprensione di svariati altri aspetti del nostro universo. Nel frattempo il caso rimane aperto e si continuano a valutare le possibili spiegazioni.
…E IL PIANETA CHE NON DOVREBBE ESISTERE
Se da un lato si cercano mini galassie che non ci sono, dall’altro si osserva qualcosa che non dovrebbe esistere. Si tratta di un pianeta gigante, la cui massa è pari a 10 volte quella di Giove, in orbita intorno ad una stella a svariati anni luce da noi. Fin qui niente di strano. Ad avere dell’incredibile è il fatto che il pianeta si trovi così vicino alla stella che gli effetti dell’attrazione gravitazionale avrebbero già dovuto distruggerlo. Questo secondo le teorie prese in considerazione finora. Guardando a questo caso assolutamente particolare sembra che il processo di distruzione, destino al quale comunque il pianeta non può fuggire, sia molto lento. Tanto lento da impiegare almeno un altro milione di anni, secondo gli ultimi calcoli. Gli astronomi avranno quindi tutto il tempo per studiarlo.