Il ghiaccio d’acqua sulla Luna per ora non si trova. La notizia giunge dall’Agenzia Spaziale Giapponese, dopo le analisi dei dati raccolti dalla sonda Kaguya. Poco meno di un mese fa, la sonda si era lanciata come un kamikaze dentro un cratere del polo sud lunare, schiantandosi. Una fine programmata, a conclusione di una missione durata due anni, per scavare un buco e mettere a nudo gli strati del sottosuolo.
Tra gli obiettivi dell’impatto, anche quello di trovare tracce di ghiaccio d’acqua. Se venisse scoperto in buona quantità, potrebbe essere utilizzato per ottenere acqua e ossigeno utili agli abitanti di una futura base lunare permanente. Il buco scavato dall’impatto della sonda non ha però rivelato il ghiaccio, né indizi che potrebbero indicarne la presenza
Adesso le speranze sono affidate alla sonda della NASA Lunar Crater Observation: se anche in questo caso non si trovasse nulla, il progetto di costruire una base lunare nei prossimi anni potrebbe subire un forte ritardo se non essere abbandonato. Almeno da parte degli americani. La Cina è infatti decisa a sbarcare sulla Luna e costruire il suo primo avamposto, a costo di portarsi da casa tutta l’acqua necessaria ai suoi astronauti.
DUE PER UNO
Potremmo avere scoperto più pianeti di quanti pensassimo. Secondo un nuovo studio, c’è la possibilità che molti di quelli scoperti finora in orbita intorno ad altre stelle, nascondano un compagno. In altre parole, dove si pensava di averne individuato uno, ce ne sarebbero in realtà due, accoppiati. La maggior parte di questi pianeti sono stati scoperti perché, con la propria azione gravitazionale, influenzano la propria stella, in un certo senso la disturbano. Non sono quindi stati osservati direttamente, ma hanno fatto intuire la propria presenza proprio perché generano questo disturbo. Lo studio, che si basa su simulazioni al computer, rivela che in circa la metà dei casi considerati, il disturbo gravitazionale potrebbe essere generato da una coppia di pianeti.
INTERNET DELLO SPAZIO
A bordo della Stazione Spaziale Internazionale è stato installato il primo nodo permanente per il cosiddetto “internet interplanetario”. In questo modo la gestione delle comunicazioni con la Stazione sarà più semplice e veloce. Riesce difficile crederlo, ma l’era dello scambio superveloce di informazioni ancora non ha raggiunto l’orbita. Per spedire e ricevere dati dalle missioni spaziali, ancora oggi, bisogna schedulare giorni e orari, trattandosi di procedure tutt’altro che immediate. Il nuovo sistema installato sulla Stazione però, pone le basi per poter gestire il flusso delle informazioni in modo automatico. Le comunicazioni fra le basi a terra, gli astronauti e le sonde in viaggio nel sistema solare, saranno senz’altro più facili da gestire