Che forma ha il nostro universo? La rivista americana The New Scientist ha raccolto alcune ipotesi emerse da studi e simulazioni effettuati negli ultimi anni. Ed ecco che anche se siamo concentrati ad immaginare l’universo, ci ritroviamo ad avere…fame. Sì, perchè le varie forme ipotizzate a partire da teorie diverse, hanno tutte in comune il fatto di ricordare qualcosa che si mangia. L’idea dell’universo a forma di ciambella, ad esempio, è una delle possibilità teoriche di cui si parla da decine di anni.
Un’altra possibilità, che però non sembra trovare molte conferme, è quella dell’universo come superficie curva: in questo caso la somiglianza è con una qualsiasi delle famose patatine Pringles. Altra idea altri snack: un’oliva oppure un’arachide. Questa struttura allungata, si spiegherebbe nell’ipotesi che l’universo, in seguito al Big Bang, abbia cominciato ad espandersi scegliendo una direzione privilegiata rispetto ad altre, a causa dell’interazione con campi magnetici primordiali.
Tornando alle patatine, entrano in gioco anche le Bugles: meno conosciute delle Pringles, si distinguono da tutte per la loro forma a cono vuoto. Una forma davvero insolita anche per l’universo. Eppure questa ipotesi deriva da alcune osservazioni che riguardano la radiazione cosmica di fondo, ovvero la radiazione residua del Big Bang. Dare una risposta definitiva a quale sia la forma del nostro universo non è facile e al momento non è ancora possibile.
UN SASSO SPECIALE
Su Marte, un robot con le ruote, si è imbattuto in qualcosa di interessante. Parliamo del rover americano Opportunity che si è trovato di fronte ad una strana roccia di circa 60 cm. Sulla superficie di Marte trovare sassi e rocce non è una novità, ma questa in realtà è un meteorite precipitato sul pianeta rosso. Grazie alle analisi effettuate con la strumentazione di Opportunity, che è un vero laboratorio ambulante, sarà possibile ottenere preziose informazioni sul meteorite e soprattutto sullo stesso Marte.
MARTE SULLA TERRA
Nel frattempo, qui sulla Terra, si lavora facendo finta di trovarsi su Marte. Da una parte gli ingegneri della NASA, dopo aver ricreato in laboratorio la stessa situazione in cui si trova il rover Spirit immobilizzato dalla sabbia sul pianeta rosso, hanno stabilito la sequenza di comandi che forse gli permetterà di liberarsi. Dall’altra, gli ingegneri dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, stanno utilizzando un’area di 90 metri quadri, cosparsa di sabbia e rocce per ricreare un ambiente simile a quello marziano sul quale effettuare test con un nuovo rover. Si tratta di ExoMars, che si sta già preparando a alla sua missione marziana, con largo anticipo visto che la partenza è prevista per il 2018.