Senza dubbio la possibilità di prevedere il futuro “leggendolo” nei sogni è una fantasia che ricorre nell’ immaginario delle persone e trova spesso conforto in fatti che lasciano stupiti e disorientati anche i più scettici. Il detto “La notte porta consiglio” è probabilmente noto a tutti e suggerisce che, nel sonno, si realizzi una specie di “rivalutazione emotiva” dei problemi e delle difficoltà della vita di tutti i giorni, fino ad arrivare a possibili soluzioni alle quali non si sarebbe mai pensato nello stato di veglia.
LA RICERCA
Lo psicologo Carl Gustav Jung si è interessato per molti anni e con serietà all’ argomento dei sogni premonitori, suscitando le critiche sia dai contemporanei, come Sigmund Freud, sia di altri “colleghi” in tempi più recenti. L’ interesse di Jung per questi e altri fenomeni inspiegabili razionalmente è precoce: la sua tesi di laurea ha per titolo: “Sulla psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti” e il tema dell’ occulto lo accompagnerà fino alle ultime lettere scritte nel 1961, l’ anno della morte. Per lo psicologo svizzero l’ ipotesi più convincente per spiegare questi accadimenti misteriosi, tra cui appunto i sogni premonitori, è che al di là della psiche, che fa riferimento a spazio e tempo reali, possa esserci una realtà “transpsichica” nella quale passato, presente e futuro si fondono e si ridefiniscono grazie a meccanismi sconosciuti.
L’ IRRAZIONALE
Scriveva, infatti, Jung: “Il causalismo della nostra concezione scientifica del mondo risolve tutti i processi singoli “, ma “questo obbliga a rinnegare l’ assurdo, l’ imprevisto, l’ improbabile, l’ irrazionale”. Ma che cosa dicono i fisiologi del sogno? Per i fisiologi è semplicemente uno stato modificato della coscienza, però questo non spiega come, nel caso dei sogni premonitori, questo stato modificato della coscienza sembri travalicare i limiti del tempo per trasportarci nel futuro? Per chi non si accontenta solo di ciò che è razionalmente spiegabile possono essere di conforto gli studi avviati già negli anni ‘ 60 dallo psichiatra inglese John Barker che ha fondato il Central Premonitions Registry. In più di trent’ anni di attività il ricercatore ha messo insieme migliaia di testimonianze dalle quali sembra emergere la conferma che i sogni premonitori esistono e che si verificano, in media, da due a quattro giorni prima dell’ evento. Un tempo troppo breve se si volesse cambiare il corso degli eventi, come fanno in protagonisti di Minority Report.
VI E’ MAI CAPITATO DI SOGNARE QUALCOSA CHE SI E’ POI VERIFICATO NELLA REALTÀ? ARGOMENTO FAVORITO DI RIVISTE SUL TRASCENDENTE E DI RACCONTI DELLE NONNE, I SOGNI PREMONITORI COMPAIONO SPESSO NELLA BIBBIA E SONO UN TEMA AMATO IN LETTERATURA. MA ANCHE IL CINEMA È INTERESSATO ALL’ ARGOMENTO: NEL FILM “MINORITY REPORT”, DA POCO ARRIVATO IN ITALIA, IL PROTAGONISTA, IMPERSONATO DA TOM CRUISE, HA IL COMPITO DI PREVENIRE I CRIMINI SERVENDOSI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DA INDIVIDUI CHE, IN UNO STATO SIMILE AL SONNO, PREVEDONO IL FUTURO. MA COSA CI DICE LA SCIENZA DEI SOGNI PREMONITORI? ESISTONO DAVVERO? LE TRAME CHE NASCONO DI NOTTE
Ed ecco i temi più frequenti nei sogni a carattere premonitore un familiare che ha un incidente, in genere automobilistico; un incontro con un parente defunto che rivela un’ informazione utile per operare una scelta importante la risposta ad un dubbio o la soluzione ad un problema che ci preoccupa da tempo e al quale nello stato di veglia non avevamo saputo trovar soluzione eventi di vario tipo che hanno come trama una disgrazia o come conclusione la perdita o la morte. Come mai i sogni premonitori hanno spesso come contenuto la morte o episodi tragici? Forse – ipotizzano alcuni – perché si tratta di eventi legati a emozioni tanto forti da farci sconfinare da uno stato di coscienza ad un altro, da farci passare dal “nostro” spazio-tempo reale ad un altro, diverso, nel quale riusciamo a prevedere il futuro o a viverlo decisamente meglio.
LA PSICOANALISTA CI SONO, MA LO SAPPIAMO DOPO
«Dopo venticinque anni di esperienza – afferma la psicoanalista Marina Valcarenghi – posso dire che i sogni premonitori esistono ma, per nostra fortuna, e sottolineo fortuna, sappiamo che sono veramente premonitori sempre “dopo”. Poiché non tutti i sogni che sembrano premonitori lo sono davvero, al risveglio non sappiamo mai se i sogni della notte si realizzeranno e questa incertezza è una vera fortuna. Conoscere il futuro sarebbe devastante per noi. Molto meglio conoscere bene chi siamo che quello che ci aspetta. «Il senso ultimo del sogno, premonitore o meno, è comunque di venirci a dire qualche cosa che ci serve: la simbologia onirica ci fa arrivare un messaggio preciso. Una paziente mi ha raccontato che, durante un viaggio in barca, ha sognato che il fidanzato sulla riva di un fiume le diceva: “aiuto, aiuto”. Lei, rispondeva: “Non posso fare niente per te”. Dopo qualche giorno ha saputo che il fidanzato era deceduto. Il sogno era, forse, premonitore, ma nello stesso tempo il suo senso era di invitarla a chiudere quel rapporto»
L’ ANTROPOLOGA SI CREDEVANO MESSAGGI DEGLI DEI
«Le esperienze oniriche – spiega Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia all’ Università di Chieti – hanno consolidato fin dalle epoche più remote l’ idea di una autonomia dell’ anima rispetto al corpo. Le religioni più arcaiche sono legatissime all’ interpretazione dei sogni, ritenuti messaggi che l’ anima riceve dal mondo degli dei. I nativi australiani considerano il “tempo del sogno” il luogo mitico ove risiedono gli dei e gli antenati. I morti sono ritenuti in contatto con le potenze superiori ed è per questo che, quando compaiono nei sogni, si spera diano indicazioni per l’ avvenire. Nel mondo delle popolazioni studiate dall’ antropologia culturale, il sogno è la via maestra per accedere al mondo delle origini, del sacro e dell’ arte. In molte società primitive pittori, incisori e poeti si recano in luoghi sacri per dormire e sognare, in modo da trasferire nell’ arte i loro sogni. A Bali i pittori dicono di sognare gli elementi mitologici che trasporteranno nei quadri. E nelle “Mille e una notte” è, infine, presente il detto “La verità non è in un sogno, ma in molti sogni”».