Si chiamano palle di fuoco e per anni sono state un mistero. Appaiono in cielo come globi incandescenti che cadono a tutta velocità, lasciando dietro di se una lunga scia di fuoco, per poi vaporizzarsi. L’ultima è stata vista pochi giorni fa in pieno giorno sui cieli della Nuova Zelanda, tra lo stupore di migliaia di persone. E la sua comparsa ha confermato come la caduta di questi oggetti sia più frequente tra marzo e aprile. Ma cosa sono? E perché preferiscono cadere in primavera? Per risolvere il caso la NASA si è affidata a una rete di telecamere che per mesi hanno scrutato il cielo, pronte a registrare ogni comparsa. E qualche palla di fuoco sono riuscite a vederla. Ora, le analisi di quelle immagini confermano che le palle sono piccoli frammenti di un asteroide. Piccoli, ma alquanto compatti e resistenti: per questo cadendo nell’atmosfera, e vaporizzandosi, provocano fiammate così luminose ed evidenti. A quanto pare ogni anno, durante la primavera, la Terra passa attraverso un nugolo di questi frammenti, causando quindi l’aumento del fenomeno delle palle di fuoco. Se poi riuscissimmo a trovare qualche sassolino sopravvissuto alla caduta per poterlo analizzare, sapremmo anche a quale classe di asteroidi appartengono i frammenti. E se ancora esiste, potremmo addirittura scoprire qual è l’asteroide che ha perso, e forse sta ancora perdendo, tutti questi pezzi.
CHE TEMPO FA SU TITANO?
è la più grande delle lune di Saturno ed è avvolta da una densa atmosfera che nasconde la sua superficie agli sguardi curiosi. Molti dei segreti di Titano, tuttavia, non sono più tali grazie ai risultati della missione Cassini che, oltre ad effettuare numerosi sorvoli, nel 2005 lasciò scendere su di esso una sonda, il lander Huygens. Al di sotto delle nubi, Titano si è rivelato essere un mondo in cui alla superficie rocciosa si alternano laghi e fiumi di metano anch’esso, si ritiene, coinvolto in un ciclo simile a quello dell’acqua sul nostro pianeta. Ma quanto piove su Titano? Se inizialmente si pensava che le precipitazioni fossero frequenti, dall’analisi di nuovi dati risulta invece che alcune regioni dovrebbero attendere ben 1000 anni prima di vedere una goccia di pioggia. Di tutte le osservazioni dall’alto effettuate dalla sonda Cassini fin dal 2004, solo in due occasioni i sistemi nuvolosi sembravano indicare una precipitazione in atto. Le piogge di metano quindi ci sono, ma sarebbero meno frequenti di quanto ci si aspettava.
INIZIO CON IL BOTTO PER IL GRANDE TELESCOPIO
Il 23 marzo scorso i lavori per la costruzione del grande telescopio Magellan sono iniziati con il botto, e non è un modo di dire. Con uno specchio primario composto di 7 specchi di quasi 8 metri e mezzo, per un diametro totale di circa 25 metri, il Giant Magellan Telescope avrà bisogno di una base d’appoggio ben spianata e molto ampia. Per questo motivo è stato necessario piazzare delle cariche esplosive e ridurre in polvere quasi 85 mila metri cubi di rocce “indesiderate” che finora erano sempre state lì, a 2550 metri di altezza, sulla sommità di Cerro Las Campanas, in Cile. Se i lavori procederanno secondo i programmi, il montaggio del mosaico di 7 specchi dovrebbe essere ultimanto nel 2021.