Una roccia grande cinque volte Londra punta verso la Luna. Lo scontro è tremendo, la roccia si polverizza. Parte della polvere viene scagliata nello spazio e parte ricade sulla superficie lunare, sino a raggiungerne la parte opposta. Secondo una simulazione al computer, è quanto potrebbe essere avvenuto oltre tre miliardi di anni fa: un asteroide esteso 200 chilometri si sarebbe schiantato sul polo sud della Luna, spargendo la sua polvere in zone diverse del satellite. E queste zone coincidono con le regioni dove, a sorpresa, è stato misurato un campo magnetico. A sorpresa in quanto la Luna non possiede un campo magnetico: aver scoperto qua e là zone magnetizzate era quindi un vero mistero. Ora la simulazione potrebbe aver risolto il caso: se la roccia era ricca di metalli, dopo lo scontro la sua polvere avrebbe magnetizzato le zone sulle quali si è depositata.
UN SOLE CHE ACCECA
Il Sole si è svegliato e qualcuno è rimasto accecato. La nostra stella sta attraversando una delle sue periodiche fasi di attività, esibendo con maggiore frequenza fenomeni come macchie solari e brillamenti. A questi ultimi sono spesso associate anche le cosiddette emissioni di massa coronale, enormi sbuffi di plasma, imponenti nubi di protoni ed elettroni spruzzati nello spazio. La settimana scorsa una di queste emissioni, particolarmente energetica, ha raggiunto anche la Terra innescando spettacolari aurore polari, ma senza provocare danni rilevanti alle apparecchiature in orbita. Prima di raggiungere noi, tuttavia, l’ondata di particelle energetiche è passata dalle parti di Venere, investendo la sonda europea che gli orbita intorno, Venus Express: questa volta i problemi ci sono stati. I sensori di orientamento che permettono alla sonda di stabilire la sua posizione esatta tenendo d’occhio le stelle, sono stati accecati. è un problema momentaneo, si pensa di poterli ripristinare, ma nel frattempo Venus Express ha bisogno di molta assistenza da terra. Fa affidamento sui suoi giroscopi che la aiutano, per così dire, a mantenere l’equilibrio, svolgendo una funzione che possiamo paragonare a quella dei recettori situati nell’orecchio umano. Questo però non basta a renderla autonoma. Il Sole attivo obbliga a un periodo di maggiore attività anche i tecnici della missione che adesso si augurano ritorni tranquillo per un po’, così da poter ripristinare la vista di Venus Express.
LO SPAZIO FA MALE ALLA VISTA
Nello spazio anche la vista umana può subire dei danni, questa volta non per colpa del Sole ma delle condizioni di microgravità. Il nostro corpo, i nostri organi, sono “progettati” per vivere in determinate condizioni di pressione, gravità e temperatura: se fossimo delle macchine, varie impostazioni andrebbero cambiate in vista di lunghe permanenze nello spazio. Non potendolo fare, il nostro organismo deve adattarsi come meglio può, senza riuscire a evitare certi indesiderati effetti collaterali. Oltre a conseguenze note, come l’indebolimento di muscoli e ossa, sembra che trascorrere periodi prolungati in orbita possa causare problemi anche alla vista. è ciò che emerge da uno studio effettuato su 27 astronauti con all’attivo, in media, 108 giorni di permanenza nello spazio: sottoposti a risonanza magnetica hanno esibito anomalie simili a quelle che si riscontrano nei casi di ipertensione endocranica e che possono far insorgere disturbi anche gravi alla vista. Questo è un altro dei rischi ai quali vanno incontro gli astronauti che si apprestano a trascorrere lunghi periodi in orbita, rischi che da tenere ben presenti in vista delle future missioni spaziali.