Hanno guardato dentro i vulcani islandesi per carpire i segreti nascosti sopra e sotto la crosta ghiacciata di Europa. Sono i geologi, fisici e astronomi di un gruppo di ricerca dedicato allo studio della luna gioviana, avvolta completamente dal ghiaccio sotto il quale sembra trovarsi un oceano di acqua allo stato liquido.
Come mostrato nell’articolo pubblicato su Nature, lo studio è partito da alcune caratteristiche peculiari presenti sulla superficie del satellite, caratteristiche la cui origine non era finora stata spiegata in modo convincente. In particolare il gruppo si è concentrato sui cosiddetti “chaos terrain”, zone ghiacciate dalla forma quasi circolare costituite da tanti blocchi disordinati, che si trovano su differenti livelli rispetto alle regioni circostanti. Esempi sono la Thera Macula, che sembra quasi affondare sotto la superficie, e la Conamara Chaos, una sorta di altopiano con al centro un rilievo dalla forma a cupola.
I ricercatori hanno utilizzato i numerosi dati disponibili sulla morfologia di Europa e sulla sua presunta struttura interna, interpretati sulla base di quanto avviene sulla Terra in regioni fredde come l’Islanda. E’ qui che si trovano i vulcani subglaciali ricoperti di ghiaccio. Quando un vulcano riprende la sua attività, sotto il cratere cominciano a mescolarsi e a interagire dinamicamente acqua liquida e ghiaccio parzialmente sciolto, sottoposti alla pressione dovuta al peso degli strati sovrastanti. Condizioni analoghe a quelle presenti sotto la crosta ghiacciata di Europa.
I risultati ottenuti dallo studio riescono a spiegare molto meglio dei modelli precedenti le modalità che portano alla formazione dei chaos terrain. Per lo più la loro origine è da cercarsi nei movimenti che avvengono sotto la crosta ghiacciata del satellite, su una scala equivalente all’area coperta dalla regione dei Grandi Laghi nel Nord America. Interessante il fatto che questi movimenti sembrano avvenire a una profondità media di circa 3 chilometri e richiedono la presenza di acqua allo stato liquido. Potrebbe infatti essere la conferma dell’esistenza di un oceano di acqua liquida situato solo a pochi chilometri di profondità. Se così fosse, una sonda che in un futuro dovesse scendere su Europa potrebbe anche raggiungere quell’oceano, in cerca di dati e di possibili forme di vita.
NON SOTTOVALUTATE IL METANO
Europa potrebbe non essere l’unico posto del sistema solare dove cercare la vita. Gli astrobiologi sono sempre più convinti che non sia necessaria la presenza di acqua liquida. Potrebbe andar bene anche il metano liquido, che ad esempio abbonda su Titano, il più grande satellite di Saturno. Anche se già visitato dalla sonda Huygens, per sapere se laggiù ci sono microrganismi sarà però necessario programmare un’altra missione, forse verso il 2030. Titano a parte, resta il fatto che se la vita può svilupparsi anche in assenza dell’acqua, dovremo rivedere i nostri parametri di ricerca: pianeti ritenuti ostili potrebbero essere la culla di forme di vita inattese e molto diverse dalla nostra.
PHOBOS-GRUNT CADRA’ A GENNAIO
Continuano i tentativi di salvare la sonda russa Phobos-Grunt. Lanciata l’8 novembre, la sonda doveva iniziare il suo viaggio verso Phobos, uno dei due piccoli satelliti di Marte. Tuttavia il sistema di propulsione principale non si è acceso e ora la sonda si trova su un’orbita più bassa rispetto a quella necessaria per essere lanciata verso lo spazio. All’inizio si era parlato di soli tre giorni di tempo per cercare di ripristinare il sistema, riavviare la procedura di accensione e provare a raggiungere la quota giusta. Ora nuovi calcoli dicono che la perdita di quota della sonda è più lenta rispetto alla stima data dalle previsioni. Phobos-Grunt cadrà sì nell’atmosfera, disintegrandosi, ma solo a gennaio. Questo significa che c’è ancora qualche settimana di tempo per cercare di rimediare prima che sia davvero troppo tardi.