In un remoto passato Giove si è forse mangiato un temibile rivale. E’ la conclusione raggiunta da un gruppo di ricercatori che hanno simulato al computer le fasi di formazione dei pianeti nel nostro sistema solare. Tra gli obiettivi: capire perché Giove, pur essendo il più grande pianeta gassoso del sistema, abbia un nucleo solido tutto sommato piccolo se paragonato a quello del suo vicino Saturno.
Le simulazioni sono partite ipotizzando che all’inizio della sua formazione, circa 4 miliardi di anni fa, Giove fosse un corpo roccioso. Con la sua attrazione, ha pian piano attirato a sé il gas che all’epoca riempiva le regioni circostanti, sino a diventare un enorme gigante gassoso con al centro un nucleo solido. Ma durante quella fase di accrescimento, Giove avrebbe subito l’impatto con un altro corpo roccioso grande dieci volte la Terra. Il corpo in meno di un’ora sarebbe sprofondato dentro la sua atmosfera gassosa, sino a scontrarsi con il nucleo.
Buona parte del nucleo si sarebbe così polverizzato, disperdendosi nel gas sovrastante. Ecco perché il cuore solido di Giove è più piccolo rispetto a quello del vicino Saturno. Va sottolineato come questo scenario sia il risultato di una simulazione: è quindi solo una tra le possibili spiegazioni. Ma se le cose sono davvero andate così, allora Giove avrebbe inghiottito un suo rivale. Senza quello scontro l’altro pianeta roccioso sarebbe infatti diventato a sua volta un gigante gassoso in piena lotta per diventare il più grande.
NOVITÀ DA UNA NOVA
Una stella che emette più energia di quanta, in teoria, se ne possa permettere: è questa la scoperta del telescopio orbitante Fermi che ha lasciato di stucco gli astronomi. La protagonista è una nova: è una stella di piccole dimensioni, una nana bianca, che ha un legame, potremmo definire esplosivo, con una stella molto più grande, una gigante rossa. Le due ruotano una intorno all’altra in un’orbita molto stretta, e la più piccola attira su di sé il gas degli strati più esterni della più grande. Periodicamente succede che il gas rubato, accumulandosi e risentendo di una forte pressione, provochi una esplosione termonucleare. Un fenomeno sicuramente energetico, che però fino a questo momento non si credeva potesse arrivare a produrre perfino la radiazione gamma, caratteristica degli eventi più catastrofici dell’universo. L’ipotesi è che il campo magnetico della nana bianca abbia intrappolato le particelle altamente energetiche emesse durante l’esplosione: queste, prima di potersi liberare, avrebbero raggiunto velocità prossime a quelle della luce. Poi, una volta libere, si sarebbero scontrate con altre particelle, quelle del vento stellare della gigante rossa. Questo scontro avrebbe dato origine ai raggi gamma registrati dal Fermi. La scoperta imporrà una revisione delle teorie sulle novae.
FAMOSI CON EINSTEIN@HOME
Se un astronomo ci contatta per dirci che il nostro computer ha scoperto una stella pulsar, potremmo pensare a uno scherzo. E forse i coniugi Colvin, americani, lo hanno pensato davvero anche se sono fra i 262’000 volontari che hanno aderito al programma Einstein@Home. Partecipare al programma non significa altro che installare un software e lasciare che entri in esecuzione, un po’ come uno screensaver, ogni volta che lasciamo il nostro computer acceso ma inutilizzato. Nel caso specifico il software stava analizzando i dati di osservazioni radio effettuate con le antenne dell’osservatorio di Arecibo, in Porto Rico, ed è stato in grado di riconoscere i segnali pulsati legati a questo particolare tipo di stella. E’ la prima volta che un oggetto astronomico viene scoperto tramite questo sistema di computer-volontari.