Ancora novità dalla Cassini, da anni impegnata nello studio di Saturno e delle sue lune. I dati raccolti dalla sonda dal 2005 ad oggi hanno rivelato che Rea, il secondo per grandezza tra tutti i satelliti del pianeta, possiede un’atmosfera molto tenue. E in questa atmosfera sono presenti molecole di ossigeno. La presenza di ossigeno sarebbe una conseguenza dell’intenso campo magnetico di Saturno, nel quale sono intrappolate una miriade di particelle.
Quando il campo magnetico del pianeta investe Rea, le particelle colpiscono la superficie ghiacciata del satellite, spezzando i legami chimici e liberando molecole di ossigeno. Il rilascio di ossigeno dalla superficie è considerato un elemento utile per creare condizioni favorevoli alla vita. Ma non nel caso di Rea: la quantità di ossigeno liberata è troppo bassa, sul satellite fa troppo freddo, si parla di temperature a quasi meno 200 gradi, e manca l’acqua allo stato liquido, elemento ritenuto fondamentale per l’eventuale sviluppo di forme di vita.
Gli scienziati però non demordono e scommettono su di un’altra luna di Saturno, Encelado. Nuove immagini riprese sempre dalla Cassini hanno evidenziato delle fratture nel ghiaccio da dove sembra fuoriuscire vapore d’acqua. Potremmo essere di fronte alla conferma che sotto la crosta ghiacciata si nasconde un oceano di acqua liquida.
L’ATMOSFERA DELLA SUPER-TERRA
E’ un pianeta che viene definito super-Terra: non perché abbia qualcosa di particolarmente eccezionale ma perché, pur essendo di tipo roccioso come la Terra, la supera sia dal punto di vista della massa che delle dimensioni. C’è però un primato che rende effettivamente speciale GJ 1214b, questa la sua sigla identificativa: di questo pianeta, in orbita intorno a una stella a 40 anni luce da noi, è stato possibile analizzare l’atmosfera. E’ la prima volta che gli astronomi riescono a studiare l’involucro gassoso che avvolge un pianeta di questo tipo. Dall’analisi dei dati si è potuto stabilire che in quella lontana atmosfera potrebbero esserci vapor d’acqua oppure nubi gassose, costituite in prevalenza da idrogeno. Il risultato è stato ottenuto grazie agli strumenti che si trovano presso il Very Large Telescope, in Cile. Il pianeta, orbitando intorno alla sua stella, si trova a passarle davanti lungo la nostra linea di vista: possiamo quindi osservare una piccola frazione della luce stellare che passa attraverso lo strato atmosferico del pianeta stesso. Studiando come agisce questa sorta di filtro naturale sulla radiazione della stella che arriva fino a noi, è stato possibile ottenere le informazioni cercate. Sicuramente più facile a dirsi che a farsi.
A vederlo sembra uno shuttle in miniatura il nuovo prototipo top-secret sviluppato dalla NASA e poi ceduto al Pentagono. n è un veicolo di prova, ha raggiunto l’orbita terrestre lo scorso aprile e tornerà a terra questo fine settimana. Della sua missione non si sa molto altro, a parte che la permanenza alle alte quote, ha sfiorato i 300 km di altezza, è servita a testare nuove tecnologie e, soprattutto, che è un velivolo del tutto autonomo. X-37B, infatti, sta facendo tutto da solo, senza la necessità di un pilota umano nemmeno per la delicata fase di atterraggio. Se tutto andrà bene, questo sarà il primo mezzo nella storia del programma spaziale americano ad effettuare un rientro completamente automatizzato. Anche se, più che all’esplorazione spaziale questo prototipo sembra destinato a scopi militari, la tecnologia d’avanguardia di cui è frutto avrà notevoli ricadute anche per l’astronautica, quella fatta di obiettivi scientifici e non bellici