A 40 anni luce di distanza sembra esserci un pianeta fatto di acqua bollente. Gli astronomi lo avevano individuato tre anni fa ma solo ora, grazie al telescopio spaziale Hubble, sono emersi particolari alquanto curiosi. Il pianeta è grande il doppio della Terra ma non risulta essere un corpo roccioso né un pianeta gassoso. Piuttosto sembra essere fatto di acqua, forse con pezzi di roccia immersi qua e là. A renderlo ancora più caratteristico, è la sua temperatura superficiale: circa 200 gradi. Questo significa che l’acqua sta bollendo, dando origine a una densa atmosfera costituita in buona parte da vapore. Va comunque detto che questo scenario è solo ipotetico. Anche se al momento è l’unico in grado di spiegare i dati raccolti, per la certezza è meglio attendere i risultati di ulteriori osservazioni. Solo allora sapremo se abbiamo davvero scoperto il primo esemplare di una curiosa categoria di mondi fatti di acqua.
SEGNI DI UN “MARTEMOTO”
Quei macigni si sono mossi: è quanto si deduce osservando le immagini realizzate dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter, in orbita intorno al pianeta rosso. Sono rotolati, franati giù dalla sommità di alcuni dirupi nei pressi della faglia denominata Cerberus Fossae. Nello spostarsi, alcuni di questi grossi pezzi di roccia hanno lasciato dei segni sulla superficie del pianeta rosso: tracce del loro passaggio che non lascerebbero dubbi sulla causa del loro cambiamento di posizione. Su Marte c’è stato un terremoto. Scosse di magnitudine superiore alla settima, paragonabili al terremoto che colpì L’Aquila con conseguenze, purtroppo, ben peggiori dello spostamento di macigni. Secondo le analisi, questo martemoto di cui ancora si vedono i segni, si sarebbe verificato qualche milione di anni fa: sembra storia vecchia, invece è da considerarsi un avvenimento relativamente recente dal punto di vista geologico. Su Marte potrebbero addirittura verificarsi tuttora eventi del con terremoti indotti dal movimento del magma di un vulcano, l’Elysium Mons, nelle vicinanze della Cerberus Fossae. L’attività vulcanica sotterranea potrebbe generare un calore tale da sciogliere il ghiaccio superficiale, mitigando l’ambiente.
RUGHE E SMAGLIATURE LUNARI
Anche sulla Luna sembra sia successo qualcosa in tempi recenti. E, come per il terremoto di Marte, con “tempi recenti” si intende qualche decina di milioni di anni fa. Anche questa volta a rivelarlo sono segni sulla superficie, individuati da una sonda orbitante, la Lunar Reconnaissance Orbiter. Si tratta di piccole valli: lunghe qualche centinaio di metri, profonde una ventina, sono zone in cui la superficie è stata stiracchiata, una sorta di smagliature rocciose. Sembrano strutture contrapposte alle “rughe” rilevate qualche tempo fa, che indicano una contrazione globale della Luna. Le piccole valli suggeriscono che in certe zone, localmente, si verifichi il processo inverso, una dilatazione. Queste evidenze geologiche offrono spunti preziosi per indagare sulla formazione del nostro satellite.