Se mai torneremo sulla Luna, sarà per scavare. Soprattutto ora che sappiamo che a pochi centimetri di profondità ci sono ghiaccio d’acqua, idrogeno, mercurio e anche argento. Almeno è quello che si trova sul fondo di un cratere del polo sud lunare: proprio laggiù lo scorso ottobre era stato fatto schiantare un razzo, per sollevare una colonna di detriti in parte raccolti e analizzati dalla sonda americana Lunar Crater Observation.
Il tutto allo scopo di trovare eventuali elementi utili sulla superficie lunare. Come luogo di impatto si era scelto un cratere del polo sud perché si sperava che lì dentro, all’ombra, si celasse del ghiaccio d’acqua. Ci sono voluti mesi per elaborare le analisi ed ora ecco i primi risultati: il ghiaccio d’acqua c’è, e si trova anche fuori dal cratere, dove batte il Sole. Ma ci sono pure idrogeno, mercurio e argento.
Si tratta per ora di qualche traccia, ma se fossero presenti in grandi quantità semplificherebbero la realizzazione della prima base lunare permanente. Ghiaccio d’acqua significa avere l’acqua a disposizione sul posto. Lo stesso vale per l’argento, un ottimo conduttore elettrico da utilizzare nella costruzione di strumenti. Ecco perché se mai realizzeremo una base lunare, il primo passo per il suo sostentamento potrebbe essere cominciare a scavare.
C’è una sonda che sta per effettuare un incontro ravvicinato con una cometa e ce ne sono altre due che se ne stanno dalle parti della Luna a studiare il vento solare. Si tratta delle missioni EPOXI e ARTEMIS, ma cos’hanno in comune? Entrambe sono un ottimo esempio di riciclaggio, entrambe sfruttano satelliti veterani, che una missione l’hanno già fatta. Nel caso di EPOXI infatti si riutilizza Deep Impact la sonda che nel 2005 aveva avvicinato la cometa Tempel 1 sparandole contro una sorta di grosso proiettile per studiarne il materiale interno. Esaurite le cartucce ma non l’ottima strumentazione di bordo, la Deep Impact osserverà da vicino un’altra cometa, la Hartley 2, che raggiungerà il 4 novembre. I due satelliti della missione ARTEMIS, invece, facevano parte di una famiglia più numerosa: assieme ad altri 3 componevano la squadra THEMIS che ha studiato con successo la magnetosfera terrestre. Ora, ciascuno dei due, ha raggiunto una posizione strategica sotto l’influenza gravitazionale della Luna alla quale si avvicineranno dopo aver trascorso 6 mesi nelle attuali postazioni. Le turbolenze del vento solare e la sua azione sulla superficie lunare saranno gli obiettivi della coppia ARTEMIS. Anche nello spazio il riciclaggio funziona.
LA SCIENZA È UN FESTIVAL A GENOVA
Si è aperta venerdì 29 ottobre l’ottava edizione del Festival della Scienza di Genova. Mostre, spettacoli, conferenze e tavole rotonde animeranno la città ligure fino al 7 novembre, ispirandosi al tema scelto per quest’anno che si riassume nella parola “Orizzonti”. Anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica, che è tra i soci dell’Associazione che dà vita al Festival, prenderà parte alla manifestazione. Ce ne parla Caterina Boccato dell’INAF. “Se parliamo di orizzonti il nostro ente non poteva certo mancare. L’astrofisica ha come oggetto di studio l’Universo e l’Universo è, per antonomasia, l’orizzonte sulla conoscenza. L’INAF è presente al Festival con una installazione a Palazzo Ducale, nel cuore di Genova, dove si può sostare e godere delle immagini evocative che scorrono sui video, magari riflettendo su questo orizzonte infinito che è il Cosmo.”