E’ giallo attorno a Gliese 581g, il pianeta che orbita attorno alla propria stella alla giusta distanza perché l’acqua, ammesso che ci sia, rimanga allo stato liquido, senza ghiacciare né evaporare. Ad appena due settimane dall’annuncio della scoperta, giunge ora una clamorosa smentita, resa pubblica nel corso di un convegno che si è svolto a Torino: un altro gruppo di astronomi non ha trovato traccia del pianeta.
Gli scopritori però non ci stanno e difendono la bontà dei loro dati. E proprio i dati sono alla base di questo imprevisto colpo di scena, visto che il pianeta è stato individuato attraverso l’elaborazione di misure e non attraverso un’ osservazione diretta. Pianeti rocciosi come questo sono infatti troppo lontani per essere visti dai telescopi. Possiamo solo dedurne la presenza in modo indiretto. Ad esempio notando delle piccoli oscillazioni nella posizione di una stella deduciamo la presenza di uno o più pianeti che gli orbitano attorno.
Elaborando una serie di dati raccolti con questo metodo si è scoperto Gliese 581g. Ma l’altro gruppo di astronomi ha invece utilizzato dati ottenuti da altre misure, e la loro elaborazione ha portato alla conclusione che il pianeta non c’è. Chi dei due ha ragione? Per ora sembrano più attendibili i dati a favore della sua esistenza. Ma se così non fosse, telegiornali e quotidiani avrebbero parlato per giorni di un pianeta che in realtà non esiste.
PASSATO E FUTURO DI UN PIANETA
Se appartenesse al nostro Sistema solare si troverebbe fra Mercurio e Venere e sarebbe una presenza alquanto ingombrante visto che la sua massa è superiore a quella di Giove. Si tratta di un pianeta gassoso in orbita intorno a una stella simile al Sole e più che al suo presente, gli astronomi sono interessati al suo passato e al suo futuro. Riguardo al passato ci si chiede come sia possibile che un pianeta gigante sia così vicino alla propria stella. Secondo le teorie sulla formazione dei sistemi planetari, non dovrebbe trovarsi lì proprio per via della sua massa. Una delle ipotesi è che si sia formato più lontano e sia poi stato scagliato dove si trova ora per aver perso al tiro alla fune gravitazionale ingaggiato con qualche altro pianeta di grossa taglia. Guardando al futuro, invece, sembra proprio che le previsioni non siano rosee. La vicinanza, le masse in gioco, la reciproca attrazione gravitazionale provocano una sorta di sbilanciamento che porta il pianeta ad avvicinarsi sempre più alla stella. Il restringersi della sua orbita è già stato osservato, peccato non poter vedere come davvero andrà a finire.
DALLO SPAZIO AL DENTISTA
Si parla di trasferimento tecnologico ogni volta che tecnologie innovative sviluppate per la ricerca scientifica trovano applicazioni pratiche anche nella vita di tutti i giorni. E’ così che, grazie all’ingegneria spaziale, potremo stare più tranquilli perfino seduti a bocca aperta sulla poltrona del dentista. Questa volta si parla infatti di una fotocamera ai raggi X, ad altissima risoluzione, realizzata sfruttando le tecniche per miniaturizzare l’hardware destinato alle missioni spaziali. Rispetto a quelle attualmente usate, questa nuova è in grado di ottenere immagini estremamente più dettagliate facilitando il lavoro del dentista e il rilassamento del paziente. Questo è solo l’esempio più recente di come la ricerca spaziale possa potenziare la tecnologia di ambiti completamente diversi.