L’amministrazione Obama ha deciso: per ora inutile tornare sulla Luna, meglio investire su nuove tecnologie. Il budget da 19 miliardi di dollari stanziato per la Nasa non basta infatti a realizzare tutti i programmi in corso di sviluppo. Sfuma così il piano della precedente gestione Bush di costruire una base lunare permanente entro il 2020. E vengono pure cancellati i razzi Ares e le capsule Orion che avrebbero dovuto sostituire i vecchi shuttle.
Di tutto il budget, circa 8 miliardi di dollari saranno invece dedicati alla costruzione di piccole stazioni orbitanti da utilizzare come basi di lancio. E per lo sviluppo di nuovi sistemi di propulsione che potrebbero accorciare viaggi di un anno a sole poche settimane.
Il nuovo programma ha però diviso politici ed esperti. Abbiamo ascoltato il parere di Tommaso Maccacaro, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, che in un precedente numero di Urania aveva già previsto questa scelta:
“Da un punto di vista esclusivamente scientifico è difficile immaginare delle ragioni impellenti o necessarie per andare di nuovo sulla Luna. Ci sono piuttosto ragioni politiche, tanto è vero che ci stanno pensando Paesi come l’India e la Cina. Quindi non mi sorprende che Obama abbia preso questa decisione e abbia riversato i finanziamenti in programmi diversi, come lo sviluppo tecnologico e la ricerca che produce ricadute sulla qualità della vita.”
Per Simona di Pippo, responsabile dei voli spaziali abitati per l’Agenzia Spaziale Europea, la scelta di Obama non significa un vero abbandono del programma di esplorazione lunare:
“Il ritorno sulla Luna ha motivazioni di carattere scientifico e motivazioni di carattere tecnologico. Quindi la futura esplorazione del sistema solare partendo dalla Luna ci sarà, ma con due elementi aggiuntivi: da un lato una maggiore collaborazione internazionale e dall’altro un programma aggressivo di sviluppo di tecnologie e di ricerca associata in modo da poter poi partire con un programma serio di esplorazione lunare che però a questo punto avrà inizio un po’ più in ritardo rispetto a quanto previsto.”
Mentre la scelta di Obama di ritardare il ritorno sulla Luna ha scatenato reazioni opposte, c’è già chi pensa ad andare molto più lontano. Lo sviluppo di motori più veloci previsto dal nuovo programma spaziale americano, può rendere possibile un futuro sbarco di uomini su di un asteroide, su uno dei satelliti di Marte o direttamente sul pianeta rosso.
Sentiamo Tommaso Maccacaro, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica:
“Certamente Marte rimane una meta naturale a cui pensare per l’esplorazione spaziale. Credo ci siano ancora molti problemi da risolvere e quindi non sia un risultato dell’immediato futuro, ma senz’altro lo sviluppo scientifico e tecnologico procedono nella direzione di metterci sempre più nelle condizioni di poterlo considerare come un obiettivo reale.”
Simona di Pippo, responsabile dei voli spaziali abitati per l’Agenzia Spaziale Europea:
“Il problema è che mentre per andare sulla Luna la quantità di tecnologie da sviluppare è sotto controllo, per andare su Marte la situazione è molto più complessa. Un viaggio di questo tipo implica tutta una serie di tecnologie, di sistemi di protezione dalle radiazioni, sviluppo e gestione della situazione sociale all’interno dell’equipaggio. Anche solo un mal di denti in un viaggio del genere diventa una tragedia se non si sono prese le dovute precauzioni. Quindi i due obiettivi sono dal punto di vista delle tecnologie che abbiamo a disposizione completamente diversi.”