Diamanti e ancora diamanti, piccoli e grandi, che galleggiano su un oceano di carbonio liquido. Uno scenario da sogno che potrebbe trovarsi all’interno di Urano e Nettuno. Uno scenario ipotizzato dopo i risultati ottenuti da un esperimento nato per studiare il comportamento dei diamanti in condizioni ambientali estreme, con pressioni 40 milioni di volte maggiori di quella a livello del mare.
Le stesse condizioni ricreate dall’esperimento si trovano all’interno dei pianeti giganti gassosi: come nel caso di Urano e Nettuno, grandi sfere di gas il cui nucleo, secondo i modelli attuali, sarebbe solido e avvolto da un mantello di ghiaccio d’acqua, ammoniaca e metano. Per alcuni però, è più probabile che vi sia un nucleo liquido di carbonio, sottoposto alle enormi pressioni dovute al peso degli strati gassosi sovrastanti.
L’esperimento ha dimostrato che in questo caso possono formarsi diamanti di ogni misura, da piccoli a giganti, che galleggiano sul carbonio liquido come fanno gli iceberg sull’acqua. Difficile non cedere alla tentazionedi metterci le mani sopra: ma, ammesso che i diamanti ci siano davvero e che si riesca a giungere su Urano e Nettuno in tempi ragionevoli, come fare a scendere così in profondità? E come resistere a temperature di centinaia di migliaia di gradi e a pressioni che stritolerebbero una portaerei? La risposta ai futuri cacciatori di tesori.
GEMELLE MA NON TROPPO
Fra le oltre 60 lune del pianeta Giove, Ganimede e Callisto sono le più grandi e, a giudicare dalle apparenze, sembrerebbero quasi gemelle. In realtà qualcosa le rende diverse: la struttura interna. Entrambe sono composte di ghiaccio e roccia, ma mentre Ganimede ha un nucleo roccioso circondato da uno spesso strato di ghiaccio, in Callisto questi due ingredienti si presentano sempre mescolati. Fra le possibili spiegazioni ce n’è una recente che sembrerebbe portare sulla giusta strada. Se i due satelliti hanno strutture interne diverse, la colpa sarebbe delle comete. Fra i due, Ganimede è il più vicino a Giove, una vicinanza scomoda soprattutto in passato, quasi 4 miliardi di anni fa, quando il sistema solare era turbolento. Comete e asteroidi, gravitazionalmente attratti da Giove, avrebbero bombardato più intensamente Ganimede che Callisto. La violenza degli impatti avrebbe fatto sciogliere di volta in volta il ghiaccio in piccole regioni appena sotto la superficie. Sul fondo di queste pozze si sarebbero accumulati i frammenti di roccia che poi si sarebbero compattati. Nel corso di migliaia di anni queste rocce, più pesanti rispetto al mix ghiacciato circostante, sarebbero sprofondate verso il centro andando a formare il nucleo.
ASTEROIDI A SORPRESA
Mentre la NASA lamenta di non ricevere abbastanza soldi per monitorare come dovrebbe gli asteroidi nelle vicinanze del nostro pianeta, proprio uno di questi compare quasi all’improvviso riproponendo il problema. Lo scorso 13 gennaio un asteroide di 10 metri è passato vicino alla Terra, arrivando a una distanza pari ad un terzo di quella che ci separa dalla Luna. Troppo piccolo per essere pericoloso: anche se fosse precipitato si sarebbe disintegrato in atmosfera. Il punto è un altro: è stato avvistato appena 3 giorni prima del suo massimo avvicinamento. Questo perché segue un’orbita insolita che sembra essere stata disegnata apposta per sfuggire alle eosservazioni e coglierci di sorpresa. Potrebbero esserci altri asteroidi su orbite simili e per questo molto difficili da individuare.