Materia oscura ed energia oscura: insieme costituiscono il 95% dell’Universo.Solo il rimanente 5% è dato da protoni, neutroni ed elettroni, la cosiddetta materia ordinaria di cui sono fatti stelle e pianeti. Ordinaria ma in parte anche sfuggente visto che, osservazioni e calcoli alla mano, di quel 5% circa la metà non si sapeva dove potesse essere.
Il dilemma èstato finalmente risolto da un gruppo di ricercatori, tra i quali gli italiani dell’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica. I loro risultati hanno stabilito che la materia ordinaria mancante è data da un gas che si trova tra le galassie. Sino ad ora questo gas era sfuggito alle osservazioni perché molto rarefatto: appena 6 atomi per metro cubo, contro il milione di atomi per metro cubo del comune gas interstellare.
Fabrizio Nicastro, tra i ricercatori coinvolti, ci spiega perché la conferma della presenza di questo gas intergalattico è giunta solo in questi ultimi anni:
“Il nostro gruppo ci sta lavorando da circa dieci anni. Abbiamo iniziato da quando sono diventati disponibili i nuovi strumenti in banda X, cioè da quando Chandra e XMM-Newton sono stati lanciati. Difatti tutte queste scoperte recenti sono state realizzate grazie a spettrometri X ad alta risoluzione che prima dei lanci di questi due satelliti non erano ancora operativi.”
Messa a posto la materia ordinaria, adesso si tratta di scoprire dove si trova la materia non ordinaria: ovvero quella parte di materia oscura che costituisce il 22% dell’intero Universo.
CHI SI GUARDA ALLE SPALLE
Il satellite Proba-2, dell’Agenzia Spaziale Europea, si dedica allo studio del Sole ed è verso di esso che puntano i suoi principali strumenti. C’è però un’eccezione, piccola quanto una tazzina del caffè, che anziché guardare la nostra stella rivolge l’attenzione al nostro pianeta. Si tratta di X-Cam una fotocamera sperimentale, di dimensioni molto ridotte, che si trova in orbita a bordo di Proba-2 proprio per testare sé stessa e le nuove tecnologie di cui è frutto. X-Cam è l’ultima arrivata di una serie di fotocamere in miniatura progettate da una compagnia Svizzera: ha già ottenuto un’immagine di prova dell’emisfero sud della Terra che mostra buona parte dell’Argentina. La sfida delle fotocamere destinate all’esplorazione spaziale consiste nel non sapere a priori cosa si vedrà, né quali immagini mettere a fuoco o quali siano i tempi di esposizione ottimali, ma la tecnologia di X-Cam la rende intelligente e capace di decidere tutto questo da sé. I successori di X-Cam hanno già un posto prenotato a bordo delle prossime missioni ExoMars e BepiColombo.
Lo shuttle Atlantis, che in questi giorni è in orbita attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale, una volta tornato a terra potrebbe non decollare mai più. Dopo ben 25 anni di carriera, per Atlantis è arrivato il momento dell’addio allo spazio: con tutta probabilità, quella in corso è la sua ultima missione. Gli altri due vecchi compagni rimasti, Discovery e Endeavour, si ritireranno a loro volta e con la fine di quest’anno si concluderà l’epoca degli shuttle. Cosa succederà dopo? Per raggiungere la stazione orbitante ci si affiderà alla navette Soyuz e continueremo comunque a fare su e giù dallo spazio. Senza shuttle non sarà la stessa cosa, ma dopo più di trent’anni di attività è arrivato il momento di concludere questo capitolo dell’esplorazione spaziale per iniziarne di nuovi.