M101, situata in direzione della costellazione dell’Orsa Maggiore, è senza dubbio una tra le galassie più immortalate ed iconiche. Vi chiedete il perché di questa celebrità? La risposta tutta è nell’immagine qui di fianco, presa dal telescopio spaziale Hubble, che ci mostra la bellezza e i delicati dettagli di questo oggetto celeste che si trova a oltre 20 milioni di anni luce da noi e che ci appare quasi perfettamente di faccia, rivelando le strutture dei suoi bracci a spirale. Scoperta nel 1781 dall’astronomo francese Charles Messier, M101 ha una estensione e una massa complessiva decisamente maggiore della nostra galassia, la Via Lattea. Seppure considerata una dei più classici esempi di galassia spirale, M101 mostra una evidente asimmetria nella sua struttura: gli astronomi ritengono che siano i postumi di una passata fase di interazione gravitazionale con un’altra galassia di passaggio.
Per osservare la galassia M101 “dal vivo” però c’è bisogno – almeno – di un un discreto telescopio amatoriale. Ma nel cielo serale di marzo c’è molto altro da ammirare anche solo ad occhio nudo: i pianeti Venere, Marte e Giove ad esempio. Ma anche delle interessanti congiunzioni della Luna. Siete curiosi di sapere dove e quando? allora non dovete far altro che guardare il video qui sotto che abbiamo preparato per voi.
Video
SpaceX, due turisti pronti per la Luna
La notizia ha fatto il giro del mondo: due biglietti a/r per altrettanti passeggeri in viaggio intorno alla Luna. Elon Musk dichiara che i due viaggiatori avrebbero già lasciato l’anticipo, non si sa se sono uomini o donne ma è certo che orbiteranno attorno al nostro satellite in un viaggio dalla durata prevista di una settimana. Cosa ne pensa un astronauta di professione? Lo abbiamo chiesto a Paolo Nespoli, classe 1957, impegnato da maggio a novembre del 2017 nella sua terza missione spaziale, ”Vita”, che prevede una serie di esperimenti di bio-medicina a bordo della Iss.
È di qualche giorno l’annuncio di due turisti già prenotati per un viaggio in orbita intorno alla Luna con SpaceX, impresa privata di Elon Musk. Cosa pensi di questa accelerazione sul turismo spaziale?
«In generale penso che l’interesse verso l’esplorazione spaziale e verso la conoscenza sia necessario per l’intera umanità, e che venga fatto dal turismo o da altro è poco importante. Il turismo spaziale non sta accelerando, sta andando secondo i tempi di un normale sviluppo delle attività. Prima ci vanno i governi che possono investire anche senza avere un ritorno immediato, poi una volta che c’è un ritorno economico allora si comincia uno sviluppo di carattere commerciale. Il turismo è da un lato un’opportunità di sviluppo commerciale, dall’altro il commercio si fonda sulla nostra necessità di conoscere quello che ci sta attorno. Penso che sia una evoluzione storica che si ripete e che si basa sulla nostra necessità di conoscere quello che c’è intorno… una volta era la casa del vicino, poi il paese più vicino, poi la regione più vicina, poi la nazione più vicina, poi il continente e ora che abbiamo esplorato tutta la Terra stiamo andando nel pianeta più vicino e va benissimo così».
A tuo avviso le attività mature, in quanto consolidate in termini di tecnologia e capacità acquisita grazie al finanziamento pubblico, devono cedere il passo al mercato privato? E con quali vantaggi per la comunità scientifica?
«Innanzitutto ritengo necessario che un’attività strategica – sia essa di tipo commerciale, scientifico, militare – sia portata avanti dai governi. Una volta che queste attività risultano sostenibili, è corretto che passino ai privati. Quindi ritengo che sia un processo normale. Sono anche convinto che quando questo accadrà anche la comunità scientifica troverà un vantaggio, perché a oggi è difficile per uno sperimentatore realizzare il suo esperimento sulla Stazione spaziale, sono pochi veicoli e la procedura è molto complessa, ma una volta che ci sarà un turismo sviluppato i costi si abbasseranno. E sarà molto più facile per uno sperimentatore realizzare anche la sua idea bizzarra in assenza di gravità terrestre.»
Tu saliresti a bordo di un mezzo spaziale che non sia stato certificato e garantito da Nasa, Esa o Roscosmos?
«Le certificazioni di queste agenzia non sono assolute: intendo dire che anche le agenzie convenzionali che hai menzionato si basano su tecnologie e tecniche che non sono mai perfette. Certo, la Nasa e le varie agenzie spaziali mondiali hanno tanta esperienza, ma sono convinto che queste unità commerciali che adesso si affacciano sul mercato usino tutto quello che abbiamo imparato in questi anni nello spazio in termini di ridondanza, in termini di test e di costruzione. Quindi è nel loro interesse che tutto funzioni, perché se lanciano e falliscono al primo e al secondo volo non stanno certamente facendo i loro interessi. I loro veicoli devono funzionare perché altrimenti non venderebbero i biglietti…».
Presentazione in Asi della missione ”Vita”, maggio 2016
Facciamo una scommessa: chi porterà per primo l’uomo su Marte? Una impresa pubblica o privata?
«Intanto direi un essere umano, perché dicendo uomo lasciamo fuori le donne… Io sono convinto che un’attività o un’avventura così complessa come quella di andare su Marte, dove ancora non ci sono dei ritorni commerciali, probabilmente dovrà essere fatta con l’utilizzo di fondi comuni, che di solito sono a disposizione delle agenzie governative. Immagino quindi che sarà un ente pubblico. Immagino che quello che succederà è che la Nasa e gli altri enti spaziali si avvarranno di quelle che sono le conoscenze anche dei soggetti privati. Sappiamo che di solito gli enti privati hanno iter molto più snelli e veloci nell’eseguire le attività, proprio come ci dimostra Elon Musk. Credo quindi che ci sarà una simbiosi tra le varie organizzazioni, e sono convinto che si andrà su Marte con una missione terrestre, non targata come missione americana o europea o giapponese. È ora che si cominci a pensare come esseri umani terrestri che vogliono espandere le loro conoscenze dimenticando le nostre piccolezze qui sulla Terra».
Dall’ammasso galattico alla radiazione cosmica
Se esistesse il primo premio per il fossile più antico dell’Universo, sicuramente lo vincerebbe la radiazione cosmica di fondo (Cmb), che non è altro che la flebile traccia arrivata a noi dall’esplosione che ha dato il via a tutto ciò che conosciamo, il Big Bang, 14 miliardi di anni fa. Questa impronta è indelebile ed è utilissima per sondare il cosmo attraverso l’effetto Sunyaev-Zel’dovich. Tra le diverse strade percorse per studiare la radiazione cosmica di fondo, c’è anche l’osservazione indiretta tramite lo studio di galassie e ammassi di galassie. Durante il viaggio verso la Terra, i fotoni della Cmb possono passare attraverso gli ammassi di galassie, che contengono elettroni ad alta energia. Questi elettroni danno ai fotoni un minuscolo impulso di energia: rilevare questi fotoni potenziati attraverso i nostri telescopi è impegnativo quanto importante.
Quello che vedete nell’immagine qui sopra è l’ammasso di galassie RX J1347.5–1145 “fotografato” da Hubble (di Nasa ed Esa) nell’ambito del programma Cluster Lensing And Supernova survey with Hubble (Clash). Questo cluster si trova a 5 miliardi di anni luce da noi. L’osservazione di RX J1347.5–1145 ha permesso agli astronomi che utilizzano l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) di studiare la radiazione cosmica di fondo utilizzando l’effetto Sunyaev-Zel’dovich (i dati di Alma sono quelli in blu/violetto nella foto).