Stavolta per la sonda Cassini la missione era davvero pericolosa. Per scoprire se Titano, il più grande satellite di Saturno, possiede un campo magnetico, si è tuffata nella sua atmosfera, con tutti i rischi che comporta una manovra del genere. Anche se a dire il vero questo tuffo era in programma da anni, ed è stato simulato al computer per centinaia di volte proprio per evitare ogni brutta sorpresa.
La Cassini si è dovuta spingere dentro l’atmosfera di Titano perché solo a quelle quote è possibile misurare l’eventuale presenza di un campo magnetico, senza l’interferenza del campo magnetico di Saturno. Andare così a fondo nell’atmosfera ha però significato subire una brusca frenata e un notevole surriscaldamento.
Per questo, nonostante tutte le precauzioni, c’era grande apprensione tra i responsabili della missione. Le cose sono comunque andate bene: ora si tratta di studiare i dati e scoprire se Titano possiede o no il suo campo magnetico. Un’ informazione fondamentale per chi studia la grande luna di Saturno, famosa per essere ricca di metano e per essere una forte candidata a ospitare forme di vita elementari.
CACCIA GROSSA PER KEPLER
I risultati del telescopio spaziale Kepler potrebbero significare la scoperta di centinaia di nuovi pianeti extrasolari. E le buone notizie non finiscono qui: dalle statistiche applicate ai nuovi dati, sembra che i pianeti piccoli siano più abbondanti rispetto ai giganti, cosa che fa ben sperare chi, fra essi, ne cerca di simili al nostro. Kepler ha osservato di continuo oltre 156’000 stelle, lo ha fatto ponendo molta attenzione a loro eventuali momentanee diminuzioni di luminosità. Se la luminosità di una stella diminuisce, uno dei motivi può essere che un pianeta, in quel momento, le sta passando davanti. Di queste diminuzioni sospette, Kepler ne ha individuate ben 706: ora bisogna sottoporle alla prova del nove, analizzandole sotto altri aspetti per verificare che davvero il responsabile sia un pianeta. Si stima tuttavia che fra le stelle da esaminare, circa la metà ne possieda uno che le ruota intorno. Significa che la lista dei pianeti che non appartengono al Sistema solare, la lista che abbiamo iniziato a compilare nel 1992 e che oggi è arrivata a quota 461, raddoppierebbe praticamente in un sol colpo grazie a Kepler.
LUNA: ACQUA DENTRO E FUORI?
Lo scorso anno abbiamo avuto la conferma: c’è acqua sulla Luna. Acqua ghiacciata in alcuni crateri e anche singole molecole presenti nella polvere lunare, spruzzate in superficie. Ma che dire dell’interno? Nei campioni di roccia raccolti nel corso delle missioni Luna e Apollo, non sembrava esserci traccia, se non di acqua in sé, nemmeno dei suoi effetti. Il ferro presente nelle rocce esaminate, ad esempio, non è ossidato, arrugginito, cosa che invece si osserva tipicamente in presenza di acqua. Questo è quanto si è potuto valutare con la strumentazione di 40 anni fa, quando, rocce e frammenti vennero analizzati non appena portati a casa. Oggi però i mezzi per fare questo tipo di indagini sono molto più accurati e ri-analizzando i campioni di Luna portati dalla missione Apollo 14, si è scoperto che tracce d’acqua ci sono. Certo si tratta di ciò che rimane di molecole d’acqua intrappolate, per così dire, all’interno dei cristalli di un certo minerale. Ma questo basta a dire chela Luna non è del tutto asciutta nemmeno al suo interno.