Per la sonda Stardust è stato un San Valentino indimenticabile. Proprio il 14 febbraio è giunta a soli 178 chilometri dalla cometa Tempel 1, raccogliendo dati e regalandoci più di 70 immagini ravvicinate. Tra tutte, spicca la ripresa che mostra il cratere prodotto nel 2005 dal proiettile di 300 chili scagliato addosso alla cometa dalla sonda Deep Impact. A dire il vero solo gli occhi degli esperti riescono a cogliere la presenza del cratere: ma è comunque un’immagine importante, se consideriamo che sei anni fa non era stato possibile osservare al meglio il risultato dell’impatto a causa della quantità di polvere sollevata.
Ora le immagini riprese dalla Stardust mostrano al centro del cratere un piccolo cumulo di materiale: deve essere ciò che rimane dei frammenti e della polvere sollevata dall’impatto e poi ridiscesa al suolo. Un segno che il proiettile ha sbriciolato con relativa facilità la parte di superficie colpita, a conferma della fragilità del nucleo cometario, costituito da un misto di ghiaccio e roccia.
Per la sonda Stardust avvicinare la Tempel 1 è stata una missione supplementare, che si è aggiunta a quella principale del 2004, quando aveva raggiunto un’altra cometa, la Wild 2. In quell’occasione aveva raccolto campioni di polveri in una capsula rispedita a terra, polveri poi analizzate anche dai nostri scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Ora la Stardust ha quasi esaurito il propellente: avrà ancora un paio di mesi di tempo per osservare la cometa, poi potrebbe essere lasciata a se stessa.
DOPO VERNE ARRIVA KEPLERO
Decollo avvenuto con successo il 16 febbraio, per l’ATV- Johannes Kepler, il veicolo di trasferimento automatizzato costruito grazie a un consistente contributo italiano. I veicoli ATV sono dei grossi bagagliai spaziali destinati alla Stazione orbitante: una volta costruiti, vengono riempiti di rifornimenti di ogni tipo e lanciati in orbita. Dopodiché fanno tutto da soli: aprono i pannelli solari e, grazie a sensori di rilevamento e computer che elaborano la rotta, si mettono sulle tracce della Stazione alla quale si agganciano nel giro di pochi giorni. Tutto questo era già avvenuto, e con successo, nel 2008 con il primo degli ATV, Jules Verne. Kepler si porterà in posizione per l’aggancio alla Stazione giovedì 24 febbraio e le operazioni saranno guidate da Paolo Nespoli. Concluderà la missione a giugno: verrà riempito di tutto ciò che a bordo non serve più, verrà sganciato e fatto disintegrare in atmosfera. Ma di questi rifornitori la ISS ne attende almeno altri 3: il prossimo si chiamerà “Edoardo Amaldi” in onore del famoso fisico. Gli ATV, grazie ai quali i rifornimenti non piovono dal cielo ma salgono dalla Terra, hanno un ruolo fondamentale nel garantire sicurezza e autonomia al personale di bordo.
IL SOLE SI RISVEGLIA
Sembra che il Sole abbia un debole per le ricorrenze: se a Pasquetta 2010 si era esibito in una violenta tempesta geomagnetica, quest’anno ha scelto la notte di San Valentino per emettere il brillamento più energetico degli ultimi quattro anni. Fra il 14 e il 15 febbraio, infatti, ha fatto registrare un brillamento di classe X, quella associata ai fenomeni solari più potenti. Appartengono a questa categoria i brillamenti che possono causare delle lunghe tempeste di radiazione e avere delle conseguenze anche sulla Terra causando talvolta dei blackout radio. Per il momento nelle regioni settentrionali di Irlanda e Inghilterra sono già state viste le aurore boreali, fenomeni tipicamente legati a questo tipo di attività del Sole. Il brillamento di San Valentino, secondo i ricercatori, potrebbe essere il primo segno del risveglio della nostra stella e dare inizio a un suo nuovo periodo di attività.