Possibile che il nostro Sistema solare ospiti sorgenti di raggi cosmici che non abbiamo mai visto? Se lo chiedono gli astronomi da quando stanno analizzando gli ultimi risultati ottenuti da IceCube, un grande rivelatore costruito tra i ghiacci dell’Antartide. Con le sue misure, IceCube permette di risalire alla direzione di provenienza dei cosiddetti raggi cosmici, flussi di particelle emessi dalle stelle e da fenomeni che sprigionano grandi quantità di energia, come le esplosioni di supernovae.
Poiché le stelle sono un po’ ovunque, nel corso di un lungo periodo di tempo facendo una media ci si aspetta che i raggi cosmici provengano da tutte le direzioni. Invece secondo IceCube parte di questi flussi avrebbe origine da alcuni punti fissi che si trovano nelle regioni esterne del Sistema solare. Ma in quei punti non c’è nulla, nè tantomeno è possibile che vi siano sorgenti di alte energie che non sono rilevate dai nostri strumenti.
Alcuni indizi puntano però il dito contro il campo magnetico del nostro pianeta. In certi punti e in certi momenti precisi il campo sprigiona energia: potrebbe essere questa energia che dà una spinta ai flussi di particelle, incanalandoli su percorsi precisi. E così quando rivelatori come IceCube ricostruiscono la direzione di provenienza dei raggi cosmici, vengono tratti in inganno e segnalano sorgenti vicine che in realtà non esistono. Non mancano altre spiegazioni, alcune piuttosto complicate e improbabili, ma tutte concordano nel dire che siamo vittime di un piccolo equivoco cosmico.
DUE CONFERME PER EINSTEIN
Una sonda che orbita intorno alla Terra, passando ad ogni giro sopra i due poli. A bordo della sonda un telescopio che punta sempre la stessa stella, e quattro dispositivi rotanti, ovvero quattro giroscopi. Questo è l’esperimento Gravity Probe B che, ideato alla fine degli anni ’50, è stato messo in orbita nel 2004 raccogliendo dati che oggi hanno fornito due conferme fondamentali. Gravity Probe B, misurando due effetti che finora esistevano solo come previsioni della teoria della relatività generale, ha dimostrato che Einstein aveva ragione. In altre parole i dati confermano che la Terra, con la sua massa, deforma lo spazio-tempo e, ruotando, lo attorciglia intorno a sé. Se così non fosse, i quattro giroscopi a bordo di Gravity Probe B avrebbero mantenuto il proprio asse di rotazione allineato con la direzione nella quale puntava il telescopio. Invece la loro direzione ha subito delle variazioni che evidenziano quindi la distorsione dello spazio tempo. Queste conferme conferiscono maggiore solidità alla teoria formulata da Einstein.
DUE TELESCOPI PER UNA GALASSIA
Le osservazioni combinate di due telescopi, uno a terra e uno in orbita, hanno fornito due vedute senza precedenti di una galassia molto particolare. È l’aspetto di NGC 2442, questo il nome tecnico del vasto sistema stellare, a renderla decisamente insolita così come il soprannome che le è stato dato, ovvero “Galassia gancio da macellaio”. La distribuzione a doppio uncino delle sue stelle è infatti asimmetrica: uno dei due bracci è allargato e si allontana dal nucleo, l’altro è più ripiegato su sé stesso. Il telescopio spaziale Hubble e l’MPG/ESO, che si trova in Cile, hanno fornito due diverse vedute di questa curiosa galassia che aiuteranno a capire il perché della sua forma. È probabile che, a un certo punto della sua storia, questa galassia abbia interagito con un’altra che gli astronomi, tuttavia, non sono ancora riusciti a identificare con sicurezza.
Segnaliamo che dal 9 al 12 maggio si terrà a Roma il simposio “Fermi 20011” dedicato ai risultati di Fermi-Glast, un telescopio spaziale della nasa per le alte ed altissime energie. Nel corso dell’evento verrà presentata anche “Fermi Sky” applicazione gratuita per iPhone per esplorare pulsar, supernovae e lampi di raggi gamma con gli occhi del telescopio spaziale.