La Luna si è ristretta di 200 metri. Non in questi ultimi giorni ma nel corso dell’ultimo miliardo di anni. E nello stesso lunghissimo lasso di tempo le sono pure comparse delle rughe, o per essere più precisi delle scarpate lungo la sua superficie. Ce lo fa sapere la NASA, grazie a nuove immagini e nuovi dati ottenuti dalla sonda Lunar Reconaissance Orbiter.
Non c’è però da temere per la salute del nostro satellite: restringimento e rughe sono solo le naturali conseguenze del suo raffreddamento. Sorprende piuttosto che questi effetti si siano sviluppati nell’ultimo miliardo di anni, quando ormai si riteneva che la Luna avesse da tempo spento i suoi bollori e raggiunto un freddo stato di quiete. Evidentemente gli effetti del raffreddamento sono andati avanti più del previsto. E forse continuano ancora oggi.
Sapere che la Luna, da un punto di vista geologico, è rimasta attiva sino a tempi recenti è di grande aiuto per risalire con esattezza alla sua struttura interna e determinare una volta per tutte come si è formata. Informazioni utili a loro volta per ricostruire il passato del sistema solare e le condizioni che hanno portato alla comparsa della vita sul nostro pianeta. Ben venga quindi qualche metro in meno e qualche ruga in più sul volto della nostra pallida compagna celeste.
TUTTI INTORNO ALLA STELLA
La stella e i sette pianeti: detta così sembra un po’ una fiaba spaziale la nuova scoperta effettuata grazie agli strumenti dello European Southern Observatory, presso La Silla, in Cile. La stella, che è simile al nostro Sole, si trova a 137 anni luce da noi ed è una delle 400 che gli astronomi de La Silla tengono sotto controllo da anni. Il motivo è appunto individuare intorno ad esse nuovi pianeti extrasolari da aggiungere alla lista dei già quasi 500 scoperti fino ad oggi. Ciò che rende speciale questa scoperta è proprio il numero: 5 pianeti confermati più 2 la cui presenza è molto probabile. Un totale di 7 che, stando alle stime delle dimensioni, non possono certo definirsi pianeti nani. I primi cinque sono giganti gassosi, paragonabili a Nettuno. Il sesto, il più esterno, avrebbe una massa ancora maggiore, più simile a Saturno. Il settimo, se confermato, sarebbe il più piccolo, il più vicino alla stella e con una massa simile a quella della Terra. Una famiglia decisamente legata, perché i sette descrivono orbite molto strette intorno alla stella. Questo affollamento di pianeti li costringerà, prima o poi, a delle “litigate” gravitazionali. Sarà quindi molto interessante monitorare l’evoluzione a lungo termine di questo sistema planetario.
SALUTE SPAZIALE
Che il lavoro dell’astronauta richieda un fisico molto forte lo si sapeva. Ora però è stato condotto uno studio medico approfondito analizzando, oltre ai dati attuali, anche i resoconti medici risalenti all’epoca della stazione orbitante russa MIR, relativi al periodo compreso fra il 1988 e il ’99. A distanza di tanto tempo, solo di recente è stata concessa la consultazione dei rapporti. I risultati dello studio dimostrano che il fisico umano non potrebbe sostenere un viaggio di molti mesi, per raggiungere Marte ad esempio, a meno di non prendere misure di cui oggi non disponiamo. Il problema principale è l’indebolimento di cuore, muscoli e ossa: gli esercizi fisici che gli astronauti fanno attualmente non sarebbero sufficienti. I suggerimenti spaziano dal predisporre una navetta in stile 2001 Odissea nello Spazio, che simuli la forza di gravità sfruttando la forza centrifuga, alla creazione di una pillola che blocchi la perdita di massa muscolare e ossea. Quel che è certo è che bisognerà attendere ancora un po’ prima di imbarcarci in lunghe avventure spaziali.