La Lancia del Destino o Lancia di Longino (in latino Lancea Longini) è la lancia con cui Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso. Viene talvolta anche indicata con l’espressione Lancia Sacra, che però indica anche una reliquia specifica, appartenente ai tesori del Sacro Romano Impero, la cui tradizione è in parte sovrapposta a quella della Lancia di Longino.
Assente nei racconti dei vangeli sinottici, la lancia è menzionata solo nel Vangelo secondo Giovanni (19:31-37), in cui si racconta che, durante crocefissione di Gesù, i soldati romani intendevano praticargli il crurifragium, la tipica rottura delle gambe del condannato che ne accelerava la morte; prima di procedere, si accorsero che Gesù era quasi morto e che quindi il crurifragium era inutile, ma, per accertarsi che fosse deceduto, un soldato lo colpì con una lancia:
« Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. » | |
(Vangelo secondo Giovanni, 19, 33-34)
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Il più antico riferimento alla conservazione della lancia come reliquia è presente nel racconto del pellegrino Antonino di Piacenza, il quale, intorno al 570, descrisse i luoghi santi di Gerusalemme, raccontando di aver visto nella basilica del monte Sion «la corona di spine con la quale Nostro Signore fu incoronato e la lancia che lo colpì nel fianco». Secondo la Catholic Encyclopedia, la presenza della reliquia a Gerusalemme sarebbe stata attestata mezzo secolo prima da Cassiodoro e sarebbe stata nota a Gregorio di Tours.
Nel 615 Gerusalemme fu conquistata dal sovrano sasanide Cosroe II; secondo il Chronicon paschale, la punta in ferro della lancia, che era stata spezzata, fu consegnata quello stesso anno a Niceta, che la portò a Costantinopoli e la depose in Hagia Sophia. Questa punta di lancia fu inserita in una icona e, nel 1244, fu data dall’Imperatore Latino di Costantinopoli, Baldovino II, al re Luigi IX di Francia, che lo collocò, assieme alla sua reliquia della corona di spine, nella Sainte-Chapelle di Parigi. Durante la Rivoluzione Francese le reliquie furono trasportate alla Bibliothèque nationale de France, per poi scomparire.
Il nome del soldato che colpì Gesù non è presente nel Vangelo secondo Giovanni; l’opera più antica a farne il nome, chiamandolo col nome di Longino, è il Vangelo di Nicodemo, copiata assieme ai manoscritti del tardo IV secolo degli Atti di Pilato. Il nome “Longinos” compare anche in una miniatura dei Vangeli di Rabbula, un manoscritto conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze e illuminato da un certo Rabulas nel 586; nella miniatura, il nome ΛΟΓΙΝΟC (Longinos) è scritto in caratteri greci sopra il soldato che colpisce Gesù.
Nel romanzo The Spear di Louis de Wohl (1955), il soldato è identificato con un certo Gaio Cassio Longino.
Nel medioevo, diverse reliquie vennero identificate con la Lancia appartenuta a Longino. Tra queste:
- La Lancia Sacra di Ottone I, simbolo del Sacro Romano Impero, custodita presso il complesso dell’Hofburg di Vienna, di cui una copia fatta realizzare da Ottone III si trova a Cracovia;
- La Lancia Sacra di Antiochia, secondo la tradizione ritrovata durante la Prima crociata, ed ora custodita nel museo della cattedrale di Echmiadzin, in Armenia;
- La Lancia Sacra papale, donata a papa Innocenzo VIII dal Sultano turco Bajazeth, custodita a San Pietro in Vaticano;
- La Lancia portata in Europa durante le Crociate da Luigi IX e conservata nella Sainte-Chapelle, poi andata persa durante la Rivoluzione francese.
Quando venne fondato il Secondo Impero (1870-1919) grazie all’opera infaticabile di Otto von Bismarck, per dichiarata volontà di questo e dei sovrani prussiani, non ci doveva essere alcun riferimento ad una presunta continuità con il Primo Impero (Heiliges Römisches Reich), anzi andava presentato, per motivi di opportunità politica, come entità autonoma (cosa che del resto era). Per questo motivo nonostante la riscoperta in quel tempo delle antiche leggende germaniche e del culto del Medioevo, la leggenda della lancia sacra di Ottone non venne ripresa.
Tornò invece attuale durante il Nazionalsocialismo, conformemente al sogno della Grande Germania (cioè dell’unità politica di tutti i popoli di lingua tedesca). Adolf Hitler infatti, nel rifondare l’impero (Drittes Reich), si volle presentare come il continuatore di Ottone I, compreso il ruolo di condottiero della guerra contro i barbari dell’est. Per questo fece riportare la reliquia (scevra ormai d’ogni significato cristiano) da Vienna nuovamente a Norimberga, il centro principale del Partito Nazista, Qui venne provvisoriamente collocata nella chiesa di Santa Caterina, (dove venne allestito un vero e proprio santuario mistico-esoterico) e presentata come simbolo della sacralità della missione germanica e ricollegandovi nuovamente un mito di invincibilità.
L’invincibilità non venne tuttavia garantita. Dopo la disfatta di Stalingrado, venne portata in un bunker blindato sotto la antica fortezza di Norimberga, ma dopo i terribili bombardamenti della città del 13 ottobre 1944 se ne persero le tracce. Qualche giorno dopo l’occupazione della città da parte degli alleati, avvenuta il 20 aprile 1945, in un’operazione di recupero guidata dal generale Patton, infine, la Lancia sacra fu rinvenuta, e nel 1946, infine, fu riportata a Vienna, dove tuttora si trova.