La scoperta è di quelle che possono rivoluzionare l’astrofisica e la tecnologia che usiamo ogni giorno. La luce, o meglio la radiazione elettromagnetica, possiede una ulteriore proprietà, la vorticità. Sino ad oggi, sia nello studio dell’Universo che ad esempio nel campo delle telecomunicazioni, abbiamo sfruttato altre sue proprietà quali la frequenza e la polarizzazione. Ora sappiamo che possiamo utilizzare anche la vorticità.
In pratica è come se avessimo un ulteriore canale sul quale ricevere e trasmettere informazioni. E se potremo farlo sarà grazie a chi ha lavorato su questo studio: Fabrizio Tamburini, astrofisico dell’Università di Padova, al quale abbiamo chiesto alcuni esempi di possibili applicazioni.
“Stiamo già indagando sulle rotazioni dei buchi neri che secondo i nostri calcoli generano vorticità nella luce. Un’idea che abbiamo lanciato in una pubblicazione adesso sotto fase di analisi, è che dalla vorticità della luce si possa determinare se il plasma all’interno di un reattore di fusione comincia a diventare turbolento o no, quindi con applicazioni interessanti nell’ambito della fusione nucleare. E poi ci sono tante altre applicazioni immediate: per dare un’idea si risparmierà molto sui cellulari, se questa tecnologia verrà applicata in futuro.”
Il futuro però è tutt’altro che certo:
“Spero di rimanere in Italia ma sarà difficile. Non è un problema legato all’Università ma ai bassissimi investimenti che ci sono nella ricerca qui in Italia. Purtroppo non siamo né calciatori né veline.”
LA NANA DELLA PORTA ACCANTO
Abbiamo scoperto di avere una vicina di casa. E’ piccola e decisamente poco appariscente, per questo non era facile accorgersi della sua presenza anche se si trova a meno di 10 anni luce da noi. E’ una cosiddetta nana bruna, un particolare tipo di stella o, per meglio dire, una quasi stella. Al suo interno, infatti, non si sono mai innescate le reazioni di fusione nucleare che alimentano le stelle. Le nane brune hanno comunque un cuore caldo per via del calore che si è sviluppato durante la loro formazione, di conseguenza non emettono luce ma radiazione infrarossa ed è usando i telescopi ad essa sensibili che è possibile individuarle. La scoperta è stata fatta passando al setaccio solo una piccola percentuale di cielo: questo implica che nelle nostre vicinanze potrebbero esserci molte altre presenze simili. Fra quelle individuate fino ad oggi, questa è la nana bruna più vicina a noi, un primato a cui se ne aggiungono altri due. Rispetto alle altre già note è la più fredda, con una temperatura compresa fra i 130 e i 230 °C , ed anche la più debole in quanto a radiazione emessa.
NUBI CHE BRILLANO
Il fenomeno delle nubi nottilucenti si verifica nell’alta atmosfera, a circa 80 km di altezza. Nuvole che si illuminano, che appaiono e scompaiono, con intensità luminosa ed estensione che variano di volta in volta lasciando i ricercatori con un sacco di dubbi. Ora, un gruppo di studiosi ha elaborato una possibile ipotesi sulla loro origine. Misurando le variazioni di luminosità, si è osservato che le nubi hanno comportamenti periodici, secondo cicli di 27 giorni. E’ lo stesso periodo impiegato dal Sole per effettuare una rotazione completa su sé stesso. Mentre il Sole gira, varia la percentuale di radiazione ultravioletta che da esso arriva sulla nostra atmosfera: potrebbe essere proprio questo tipo di radiazione particolarmente energetica la responsabile delle nubi che si “accendono”. Potremmo essere sulla giusta via per capire un fenomeno ancora alquanto enigmatico.