Sono super lampi centinaia di volte più intensi dei comuni fulmini. Appaiono sopra le zone equatoriali e possono essere un disturbo per gli aerei. La loro esistenza è nota da 16 anni, ma solo oggi siamo riusciti a determinarne la potenza. Merito delle osservazioni compiute da AGILE, il satellite italiano nato per osservare i fenomeni ad alta energia dello spazio profondo. Gli strumenti di AGILE sono infatti in grado di cogliere in pochi attimi anche la comparsa di emissioni energetiche sul nostro pianeta. Proprio come nel caso dei super lampi, scariche di radiazione gamma che appaiono sopra il cielo dell’equatore.
Ancora in discussione la loro origine, anche se non mancano le ipotesi, come ci dice Paolo Giommi, Direttore del Centro Dati dell’Agenzia Spaziale Italiana:
“Quello che mi viene in mente è che nelle zone tropicali ed equatoriali ci sono delle forti correnti ascensionali che a volte possono fare in modo che le nubi si spostino molto velocemente una dall’altra, generando differenze di potenziale dell’ordine dei cento milioni di volt. Questa enorme differenza di potenziale può accelerare delle particelle come gli elettroni, i quali, così accelerati,possono produrre i lampi di radiazione gamma.”
Queste scariche possono rappresentare un disturbo per gli aerei. Parlare di pericolo è eccessivo, ma il fenomeno va conosciuto più a fondo, come sottolinea Marco Tavani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Responsabile scientifico di AGILE:
“Ovviamente c’è uno studio in corso, però abbiamo varie pubblicazioni in cui stiamo ponendo all’attenzione mondiale questo problema, che deve essere studiato molto più a fondo. In futuro si potrebbe arrivare a dare un allerta di quando e dove avverranno i superlampi, in modo che gli aerei possano cercare di girare intorno ai temporali che li generano.”
LA VELOCITÀ UCCIDE
Viaggiare nello spazio a velocità prossime a quella della luce, come fanno ad esempio le astronavi di Star Trek, potrebbe essere decisamente poco confortevole. Anzi, secondo William Edelstein della facoltà di Medicina dell’Università Johns Hopkins, negli Stati Uniti, sarebbe un’esperienza mortale. Tutta colpa degli atomi di idrogeno presenti nello spazio interstellare. Ce ne sono meno di due per centimetro cubo, davvero pochi se confrontati con i miliardi di miliardi presenti nello stesso volume di aria che respiriamo. Considerando però che alle velocità ipotizzate bisogna tirare in ballo la teoria della relatività di Einstein, anche questa bassissima densità di atomi diventa un grosso problema. La relatività speciale prevede che per un viaggiatore che si muove a velocità fantascientifiche, gli atomi dello spazio interstellare risulterebbero alquanto più addensati e la navicella in movimento ne sarebbe letteralmente bombardata. Sarebbe come stare dentro ai condotti di LHC, l’acceleratore di particelle di Ginevra, a farsi investire dai fasci di protoni. Significherebbe essere esposti a una quantità di radiazione che supera di 10’000 volte la soglia letale per l’organismo umano. Neanche lo scafo dell’astronave potrebbe proteggere l’equipaggio, quindi…meglio andarci piano.
POLVERE SUGLI SPECCHI
Gli specchi sulla Luna non riflettono più come dovrebbero. Ma perché ci sono degli specchi e chi li ha messi? Sono lì da circa 40 anni, posizionati dagli astronauti delle missioni Apollo 11, 14 e 15 e da due missioni robotiche russe. Servono per effettuare misure e test. Gli specchi sulla Luna sono in realtà dei bersagli verso cui puntare dei fasci laser. Un raggio viene sparato da terra, raggiunge lo specchio che lo riflette e lo spedisce indietro. Misurando il tempo impiegato, è possibile calcolare la distanza Terra-Luna con estrema precisione, ma si fanno anche misure di altro genere, mirate ad esempio a testare la validità della teoria della relatività generale. Il problema è che negli ultimi tempi l’efficienza della riflessione è diminuita: è probabile che sopra gli specchi sia andata a depositarsi della polvere. Sulla Luna non c’è atmosfera e quindi la colpa non è del vento, ma dei piccoli meteoriti che tuttora colpiscono la superficie, sollevando la polvere. Questa si conferma un problema, specie se in futuro verranno piazzati sulla Luna nuovi strumenti.