Membri del Parlamento Europeo, agenzie, industrie, enti di ricerca: tutti insieme hanno partecipato alla conferenza sui prossimi obiettivi dell’Europa in campo spaziale. Un incontro durato due giorni, al termine del quale è emerso chiaramente il percorso da seguire per rimanere competitivi e aprire nuove importanti strade di sviluppo tecnologico ed economico.
Nel discorso di apertura, José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, ha parlato di crisi economica, cambiamenti climatici e disoccupazione: problemi che vanno affrontati anche investendo sulla ricerca e la tecnologia spaziale. Solo così si darà nuovo impulso all’innovazione, creando posti di lavoro, migliorando i programmi di controllo del clima attraverso reti di satelliti e fornendo altre strade allo sviluppo sostenibile.
Stabiliti gli obiettivi, nel corso della conferenza si sono poi definiti i tempi: nel breve termine si punterà su progetti che daranno forza all’economia, come la messa in orbita di nuovi satelliti per le telecomunicazioni e la navigazione. Nel medio termine saranno invece realizzati programmi per lo studio dell’ambiente e il controllo del clima, continuando nel contempo le collaborazioni con le altre potenze per le missioni di esplorazione, Marte compreso. Investire nello spazio per affrontare il futuro: l’Europa accetta la sfida.
INGREDIENTI GIUSTI NEL POSTO SBAGLIATO
Su un pianeta gassoso che non appartiene al sistema solare ci sono tracce di metano e anidride carbonica. E’ la seconda volta che un pianeta extrasolare dimostra di possedere questi particolari ingredienti chimici e i ricercatori della NASA hanno annunciato la scoperta con un certo entusiasmo. Sulla Terra, anidride carbonica e metano sono strettamente legati ai processi biologici: in altre parole se qualcuno ci osservasse dallo spazio, potrebbe sospettare che il nostro pianeta ospiti forme di vita proprio individuando queste specifiche molecole. Questa ipotesi, però, va scartata a priori nei 2 casi individuati dalla NASA perché riguardano pianeti gassosi, del tutto inospitali, e la presenza degli ingredienti in questione non è il frutto di processi biologici, ma di altra natura. L’importanza della scoperta sta proprio nell’aver confermato che possediamo gli strumenti in grado di fare questo tipo di ricerche. La speranza è di individuare ancora metano e anidride carbonica, ma in un pianeta roccioso che, con queste caratteristiche, diventerebbe davvero un entusiasmante oggetto di studio per tutti coloro che cercano altre forme di vita nel nostro universo.
IL ROBOT CHE SCAVA
Non era affatto facile vincere i 500’000 dollari messi in palio dalla NASA nell’ambito di un concorso per piccoli robot. E’ stato necessario aspettare la terza edizione della Regolith Excavation Challenge per riuscire finalmente a trovare il vincitore. Il robot che ha stracciato tutti gli avversari si chiama Moonraker ed è stato progettato e costruito da un gruppo di studenti americani. L’aspetto del robot, che ricorda vagamente un carrello per la spesa, lascia un po’ a desiderare ma i requisiti per vincere erano ben altri. La NASA è alla ricerca di idee innovative per sfruttare il suolo lunare: scavare, raccogliere e trasportare il materiale della superficie saranno le prime cose da fare una volta di ritorno sulla Luna. I robot in gara dovevano muoversi in una piccola arena di 4 metri quadrati, riempita di polvere vulcanica molto fine, simile a quella presente sulla Luna. Bisognava raccoglierne almeno 150 chili e depositarla fuori l’arena, tutto in appena 30 minuti di tempo. Se nelle edizioni precedenti nessuno ci era riuscito, Moonraker è addirittura andato oltre raccogliendo più di 440 chili di finta polvere lunare. Se sulla Luna verrà costruita una base permanente, ci sarà parecchio da lavorare e questo ingegnoso robot ha dimostrato di saperlo fare.