Secondo quanto scrive Science Now, «Walter Tschinkel potrebbe non aver risolto il mistero dei cerchi delle fate, ma si può dire che sono vivi». Si tratta di decine di migliaia di macchie di terreno nudo, ampie tra i 2 e i 12 metri di diametro che butterano le savane africane dal sud dell’Angola fino al nord del Sudafrica, il loro perimetro è spesso contornato da erba alta. Le tribù ed i popoli autoctoni di questa vasta area dell’Africa sud-occidentale dell’Africa, che comprende anche la Namibia, dicono che sono le orme degli dei e gli scienziati fino ad ora si erano arresi al mito, non riuscendo a dare una spiegazione e questo fenomeno naturale che a volte assume un aspetto impressionante. Ma Tschinkel, un biologo della Florida State University di Tallahassee, ha scoperto qualcosa di completamente nuovo.
Rachel Nuwer racconta su Science che quando Tschinkel si imbatté per la prima volta nei “fairy circe” nel 2005, mentre era in vacanza nella NamibRand Nature Reserve, un parco naturale privato dedicato alla conservazione della fauna selvatica nel sud ovest della Namibia, le guardò e disse alla sua guida: «Ovviamente, sono causati dalle termiti»; pensava che i voraci insetti stessero divorando l’erba dalle radici, producendo così quelle macchie circolari di terreno nudo, oppure che il gas emanato dai termitai sotto terra stesse avvelenando la vegetazione. Quando dopo due anni tornò con sua moglie nella regione Tschinkel scavò alcuni cerchi delle fate ma non trovò le termiti sotto i cerchi. Anche esperimenti con l’aggiunta di nutrienti essenziali come lo zinco ai cerchi delle fate o la sostituzione del terreno al loro interno con altro preso fuori dai Fairy Circles, non ha portato alla ricrescita della vegetazione, quindi queste misteriose formazioni non sono il risultato della mancanza di sostanze nutritive.
Ma Tschinkel voleva ormai risolvere quello che stava diventando un ossessionante rompicapo scientifico ammantato di leggende e superstizioni e ha utilizzato immagini satellitari: «Confrontando le foto scattate nel corso di un periodo di 4 anni – spiega Science – ha confermato qualcosa che altri scienziati avevano sospettato: i cerchi erano vivi, o almeno erano dinamici. Un certo numero di cerchi sono apparsi e scomparsi in questo periodo di tempo. Estrapolando dai dati, Tschinkel calcolato che circoli più piccoli nascono e svaniscono ogni 24 anni, mentre i grandi cerchi durano fino a 75 anni. Nel complesso, la durata media di 41 anni».
Per confermare i suoi risultati e finanziare i suoi studi, Tschinkel ha utilizzato in modo creativo i dati raccolti nella NamibRand Nature Reserve Natura NamibRand Reserve: negli ultimi 10 anni, il parco ha venduto ai turisti i cerchi delle fate a circa 50 dollari l’uno. In realtà si tratta di una “adozione”, ad ogni cerchio viene associata la data di “vendita” con la latitudine e longitudine, in modo che i nuovi “proprietari” possano tenere sotto controllo il loro cerchio delle fate su Google Earth.
Alcuni lavoratori della riserva, ormai diventati amici di Tschinkel, controllano i “fairy rings” e fanno foto per stimare la quantità di ricrescita che si verifica nel corso degli anni. Dal numero di cerchi delle fate che sono “morti” o hanno iniziato a declinare nel periodo degli ultimi 2 – 9 anni, Tschinkel ha calcolato che i cerchi delle fate avrebbero un’età media di circa 60 anni: «Mi dà una certa sicurezza che stiamo davvero parlando di una durata di circa 30 a 60 anni». Questo spiega anche perché pochissimi ricercatori abbiano avuto il tempo di indagare sul campo sui questo misterioso fenomeno, fino ad oggi gli studi si basavano su test episodici e permanenze veloci in un’area non proprio facile. «Non c’è nessun programma realmente focalizzato sul tentativo di comprenderlo», sottolinea il ricercatore statunitense.
Carl Albrecht, capo ricercatore alla Cancer association of South Africa,che è un appassionato dei cerchi delle fate, è impressionato dai risultati del lavoro di Tschinkel: «Ci ha fornito un prodotto eccellente per un one-man band. Queste sono davvero delle belle sinergie tra Google Earth, fotografie satellitari, foto aeree e osservazioni reali sul terreno».
Tschinkel spera di tornare nella regione per condurre test in diversi momenti dell’anno, dato che alcuni dei suoi dati indicano che i cerchi tendono a formarsi dopo la stagione delle piogge. Il ricercatore riconosce che non si può mai sapere se quello che va bene per un cerchio delle fate vada bene anche per gli altri e cita quanto gli ha detto recentemente un ambientalista namibiano: «Spero che i cerchi delle fate rimangano un mistero anche per gli anni a venire» e conclude: «Certo che può simpatizzare con quel sentimento, ma questo non significa che smetterò di cercare di capire».
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