Su Marte c’è metano. Ma da dove venga fuori rimane un mistero che si sta complicando sempre di più. E pensare che sino a poco tempo fa la scoperta di metano nella debole atmosfera marziana era considerata un indizio della presenza di forme di vita. Questo gas sembrava infatti avere solo due origini: o era il prodotto di fenomeni vulcanici, o di organismi viventi. Poiché su Marte i vulcani non sono più attivi da milioni di anni, sembrava allora probabile la presenza di forme di vita elementari, come ad esempio colonie di microscopici batteri. Ora un esperimento di laboratorio condotto su una meteorite di origine marziana fa entrare in scena una terza possibilità. Il metano potrebbe venir fuori da particolari rocce marziane quando vengono colpite dalla luce ultravioletta del Sole. Ma non finisce qui: seppur in modo indiretto, l’esperimento ridà credito anche a una quarta ipotesi: il metano potrebbe nascere dall’evaporazione dei ghiacci presenti nel polo nord marziano. Vulcani, microbi, rocce o ghiaccio che evapora. Quattro possibilità e per ora nessuna certezza.
ANDROMEDA GALASSIA SCONTROSA
Galassie che si sono scontrate in passato e che si scontreranno in futuro: in entrambi i casi fra le protagoniste c’è M31, la grande galassia di Andromeda che, a circa 2 milioni e mezzo di anni luce da noi, è una nostra vicina di casa. Miliardi di anni fa avrebbe avuto un incontro ravvicinato con la galassia Triangolo: a testimoniare quell’episodio sarebbe rimasto una sorta di ponte fra i due sistemi stellari, una scia rossastra di idrogeno che si diparte da Andromeda. È un segno di come le interazioni gravitazionali hanno influito sulla distribuzione del gas. Nel frattempo Andromeda si prepara al suo prossimo appuntamento, fra circa 4 miliardi di anni, proprio con noi, con la Via Lattea. Secondo le simulazioni più recenti la probabilità che le due galassie si scontrino in pieno (con i due rispettivi nuclei a non più di 80.000 anni luce fra loro) è del 41%. Il risultato della fusione sarà la formazione di una enorme galassia ellittica: per quell’epoca è probabile che il Sole esista ancora, ma sarà una gigante rossa nella fase finale della propria esistenza che, con la sua ingombrante presenza, avrà già da tempo reso del tutto inospitale il nostro pianeta.
VIA LIBERA PER IL TELESCOPIO ESTREMAMENTE GRANDE
Che sarà uno strumento ottico dalle dimensioni ragguardevoli lo si capisce già dal nome: E-ELT, infatti, sta per European Extremely Large Telescope, Telescopio Europeo Estremamente Grande. Estremamente grande significa che il suo specchio principale, un mosaico di 798 specchi esagonali, avrà un diametro di 39,3 metri. Il Consiglio dell’ESO ha approvato il progetto e il telescopio sarà operativo a partire dal prossimo decennio. Verrà costruito nel nord del Cile, sul Cerro Armazones. La spesa stimata per completare l’opera è di 1083 milioni di Euro. E un’impresa che porterà all’assegnazione di contratti, di appalti e che vedrà il coinvolgimento di enti di ricerca e di molte industrie, un coinvolgimento che naturalmente sarà anche italiano.