Qui comincia l’avventura del… lanciatore VEGA. Partito puntualmente alle ore 11.00 italiane dalla base ESA di Kourou nella Guyana francese, il vettore al 60% italiano, ha completato il suo primo test di qualifica. Soddisfazione è stata espressa dall’Agenzia Spaziale Italiana e Europea, oltre che dall’AVIO Group, partner industriale del programma.
VEGA è un progetto nato negli anni ’60 grazie al padre dello spazio italiano, Luigi Broglio, ma che è diventato un programma reale solo a fine degli anni ’90, quando fu inserito nel Piano Spaziale Nazionale e fu reso, nonostante le resistenze francesi, un programma europeo.
All’epoca presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana era Sergio De Julio. A lui toccò affrontare la Francia, restia a condividere un predominio, quello dei lanciatori, la cui resistenza fu vinta da un’Italia che da una parte dichiarò che sarebbe andata avanti da sola e dall’altra, alla ministeriale ESA del 1999, minacciò di ritirare i finanziamenti per il programma Ariane.
“Erano quattro le motivazioni su cui si basava la nostra convinzione di portare avanti il programma VEGA – ricorda De Julio – da una parte che mancava un lanciatore medio-piccolo e che andasse completata la gamma dei lanciatori europei, dall’altra la consapevolezza che vi fosse crescente una domanda di vettori per satelliti medio-piccoli , fino ad una tonnellata di peso. A queste si aggiungevano altre due considerazioni: l’autonomia dell’Europa nell’accesso allo spazio e, conclude De Julio, l’aspetto tutto nazionale, di poter acquisire una competenza che era solo parziale”.
Da allora sono passati 12 anni. Il cammino di VEGA infatti non è stato facile, ma ha più di un merito oggi questo lanciatore. Non solo, come detto da De Julio, la prova di un’acquisita capacità nazionale, ma anche che “ il lanciatore – ricorda Giovanni Bignami Presidente dell’INAF – ha nel suo volo di qualifica, a bordo dei payloads: sei mini satelliti, ma soprattutto LARES (Laser Relativity Satellite), che permetterà di raggiungere importanti obiettivi scientifici nel campo della fisica gravitazionale, fisica fondamentale e scienze della Terra, di cui è PI Ignazio Ciufolini dell’Università di Lecce. Un risultato, quello di ottimizzare il lancio – conclude Bignami – a cui ho dato il mio contributo quale Presidente dell’ASI”.
A prima vista sembra un ammasso piuttosto caotico di stelle nel quale si percepisce la presenza di una struttura centrale allungata, la cosiddetta ‘barra’. Non a caso la galassia NGC 4449, che si trova a 12,4 milioni di anni luce da noi in direzione della costellazione dei cani da caccia è stata classificata di tipo ‘irregolare’. La particolare conformazione di quella che è una delle galassie più vicine a noi tra quelle che compongono il cosiddetto Gruppo Locale ha suggerito agli astrofisici che dovesse essere dovuta a una qualche forma di interazione con altri oggetti ad essa vicini.
A sinistra: NGC 4449 ripresa con il telescopio da 28 pollici Centurion con posa di 3 ore. A destra: l’immagine elaborata al calcolatore di NGC 4449 dopo che è stata sottratta la luce prodotta dalle sue stelle più antiche. Viene così messa in risalto la struttura della galassia compagna NGC 4449B che circa 100 miliondi di anni fa avrebbe interagito con il nucleo di NGC 4449. Crediti: Rich et al, Nature
A supporto di questa ipotesi arriva oggi un lavoro condotto da un gruppo di astrofisici guidato da Michael Rich della University of California e pubblicato sulla rivista Nature che riporta l’osservazione di una galassia nana dalla peculiare forma ad esse proprio in vicinanza di NGC 4449.
Secondo gli scienziati, la piccola galassia potrebbe aver avuto nel passato un passaggio ravvicinato rispetto al nucleo di NGC 4449, creando una deformazione nella distribuzione delle stelle al suo interno e subendo essa stessa la forza di attrazione gravitazionale che ne ha modellato la struttura, proprio come viene osservata oggi. Questo incontro potrebbe inoltre spiegare inoltre l’intenso processo di formazione stellare che viene registrato nella galassia NGC 4449.