Esplorare il Sistema solare spendendo cifre meno astronomiche di quelle attuali. E’ quanto si prefigge la NASA nei prossimi decenni, come dimostrano i progetti presentati proprio in questi giorni a Washington. Solo quelli ritenuti più realistici troveranno i finanziamenti necessari per successivi sviluppi. Nel frattempo diamo un’occhiata a cosa è stato proposto. Buona parte dei progetti è dedicata allo sviluppo di nuovi sistemi di propulsione per i viaggi interplanetari: al momento sonde e navette utilizzano un sistema basato su carburanti e propollenti che occupano spazio, appesantiscono la struttura con la loro massa e hanno un costo non indifferente. Per questo si cercano soluzioni più efficienti ed economiche.
Ogni proposta ha però un problema da risolvere. Ad esempio una possibilità è data dall’utilizzo di idrogeno solido. Noi siamo abituati a pensare all’idrogeno come un gas, ma quando è sottoposto a pressioni enormi, si solidifica: potrebbe allora essere riscaldato e riportato allo stato gassoso, un passaggio che libera una grande quantità di energia utilizzabile come fonte di propulsione. Il problema è riuscire a mantenere l’idrogeno allo stato solido senza che evapori prima del tempo.
Ancora più affascinate è lo studio sul motore ad antimateria. Quando particelle di materia e antimateria entrano in contatto, si annichilano rilasciando una quantità di energia di molto superiore a quella prodotta dagli attuali carburanti. Peccato che al momento siamo in grado di produrre solo piccole quantità di antimateria insufficienti ad alimentare un motore. Non mancano infine progetti che cercano di sfruttare la luce solare, i raggi laser e reazioni chimiche tra gas diversi. Non sappiamo quali tra queste idee saranno selezionate e tra queste quali a loro volta avranno uno sviluppo concreto. Ma se anche uno solo dei nuovi motori sarà realizzato, il settore dei viaggi interplanetari promette di esserne rivoluzionato.
UNA FAMIGLIA UNITA
Il telescopio spaziale Kepler, specializzato in caccia ai pianeti extrasolari, ne ha individuati ben 6 tutti in orbita intorno a una stella simile al Sole. Non si è trattato di una osservazione diretta, il telescopio non si è visto sfilare davanti questo piccolo corteo di pianeti, ha però registrato delle inequivocabili variazioni nella luminosità della stella, diminuzioni di intensità della radiazione emessa chiaramente dovute alla presenza di ‘qualcuno’ che passa davanti lungo la nostra linea di vista. Il telescopio ha rilevato che a passare davanti alla stella sono in sei, sei pianeti dei quali è stato possibile calcolare orbite e masse. E così sappiamo che i 5 più interni hanno masse indicativamente comprese fra le 2 e le 13 volte quella della Terra e che i loro periodi orbitali, ovvero il loro anno, sono tutti inferiori ai 50 giorni: significa che se si trovassero nel nostro Sistema solare starebbero tutti all’interno dell’orbita di Mercurio! Il sesto pianeta, il più esterno, può invece essere paragonato ai nostri Urano e Nettuno. La scoperta di questo sistema planetario è particolarmente entusiasmante per gli astronomi che hanno la possibilità di analizzarne le caratteristiche globali, facendo confronti fra pianeta e pianeta e soprattutto con il nostro Sistema solare.
OCCHIO ALLA VELA
La settimana scorsa abbiamo parlato del successo di NanoSail-D, la sonda della NASA che è riuscita ad aprire le proprie vele solari, a 650 km di altezza. Quei 10 metri quadrati di materiale sottile e riflettente risplendono parecchio alla luce del Sole, tanto che c’è chi avuto la fortuna di accorgersene e osservarli anche da terra. Dai 5 ai 10 secondi di splendore che supera quello delle stelle: sono le vele solari di NanoSail-D che, come a salutarci, ci mandano i loro riflessi. In Finlandia questo curioso e breve spettacolo offerto dalla sonda è stato immortalato con una fotocamera, ma tutti possono provare ad osservarlo: basta un po’ di pazienza, un pizzico di fortuna e soprattutto sapere quando NanoSail-D si trova di passaggio sopra le nostre teste. Ci sono vari siti web che offrono questa informazione, uno è Spaceweather.com