La Stazione spaziale orbitante sta diventando vecchia e la NASA rimugina sulla possibilità di mandarne un pezzo su un asteroide. Sembra un’idea bizzarra ma è in linea con i piani del presidente Obama che, cestinati il progetto di un prossimo ritorno degli astronauti sulla Luna, ha rilanciato proponendo una spedizione umana su un asteroide entro il 2025.
Vista così, la possibilità di sfruttare la stazione orbitante, destinata al ritiro entro il 2020, si fa vantaggiosa, per due motivi. Da una parte non si butta del tutto via un avamposto da 100 miliardi di dollari, assemblato pezzo dopo pezzo nel corso degli oltre 10 anni di permanenza in orbita attorno al nostro pianeta. Dall’altra, sfruttare compartimenti abitativi e altri componenti che si trovano già nello spazio, eviterebbe di costruire un nuovo mezzo a terra e doverlo quindi lanciare con tutte le spese del caso.
Il modulo Node 3, ad esempio, ultimo arrivato sulla stazione grazie alla missione shuttle dello scorso febbraio, è un ottimo candidato per questa sorta di riciclaggio:è dotato di porte di attracco che potrebbero essere utilizzate per agganciarci un paio di navette piccole e veloci. Questa proposta, come precisano alla NASA, al momento è soltanto un’idea, non fa ancora parte di un progetto definito per una missione su un asteroide. In questi giorni tuttavia si terrà una conferenza proprio per discutere sulla effettiva fattibilità di una simile impresa.
PAGARE PER SBIRCIARE
È risaputo che la NASA non intende investire nel ritorno dell’uomo sulla luna, ma nonostante ciò e infischiandosene dell’orgoglio ha annunciato che intende imparare da chi invece sulla luna ci andrà e per farlo è disposta a pagare ben 30 milioni di dollari. I beneficiari di questa ingente somma potrebbero essere le compaqnie private che partecipano alla competizione sponsorizzata da Google ovvero il Lunar X Prize. Questo concorso, lanciato nel 2007, mette in palio 20 milioni di dollari che andaranno al primo ente non governativo in grado di far atterrare un rover robotico sulla luna, a patto che ci riesca entro il 2012. La competizione è già molto accesa e ci sono 21 gruppi in gara. Chi vincerà, quindi, oltre al denaro di Google riceverà anche quello della NASA. L’agenzia spaziale americana, dal canto suo, è molto interessata alle nuove tecnologie di atterraggio automatizzato che in questo momento le agenzie private sono molto incentivante a sviluppare. E se il lavoro lo fanno gli altri la NASA è disposta giustamente a pagare per avere il privilegio di guardare e copiare.
RADIO SATURNO
Il mistero che avvolge le emissioni radio provenienti dal pianeta Saturno ora è meno fitto. Sono anni che gli scienziati si interrogano sulla natura di queste emissioni perché le loro variazioni non sembrano avere nessun legame con alcun fenomeno conosciuto. Si ripetono a intervalli di 11 ore, un ritmo che non corrisponde alla rotazione del pianeta, quindi il responsabile non può essere il campo magnetico di Saturno. Esaminando le immagini ottenute in cinque anni dal telescopio spaziale Hubble e quelle della sonda Cassini, è saltato fuori un indizio. Sembra che le variazioni nel segnale radio siano legate a quelle delle aurore del pianeta. A questo punto il problema è capire cosa provoca queste ultime.