Se un giorno sonde e astronavi potranno viaggiare più a lungo, potrebbe essere merito di Charles Darwin. Ispirandosi al suo modello di selezione naturale, è infatti stato creato un software che stabilisce come allungare la vita dei motori a ioni, ritenuti il futuro dei viaggi interplanetari. Mentre i motori attuali utilizzano carburante liquido, i motori a ioni hanno solo bisogno dell’energia solare per ionizzare una piccola quantità di gas. E’ il movimento delle particelle del gasa dare la spinta alla sonda.
Tuttavia è inevitabile che alcune particelle si scontrino con le parti interne del motore, usurandole nel giro di tre anni. All’Università del Colorado hanno però elaborato un software che allunga la vita del motore, basandosi sugli stessi criteri della selezione naturale: il programma inizia con lo stabilire in modo casuale tutte le possibili forme e posizioni dei componenti interni e calcola i relativi tempi di usura. Quando trova una combinazione migliore delle altre, la tiene come punto di partenza per una nuova serie di combinazioni casuali.
Il processo va avanti fino a quando non è più possibile ottenere ulteriori miglioramenti. Dopo centinaia di questi passaggi, si è giunti a una combinazione che garantisce al motore una longevità di oltre 5 anni, quasi il doppio rispetto ai tre anni attuali. E si potrà anche andare oltre, quando nuove versioni del programma saranno in grado di elaborare combinazioni ancora più complesse.
GHIACCIO MARZIANO, RADAR ITALIANO
Grazie ai dati raccolti dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter in orbita attorno a Marte, si è fatta chiarezza sulle caratteristiche del polo nord del pianeta rosso. Era da 40 anni che ci si chiedeva come mai la calotta polare di Marte, un’estesa regione ghiacciata, presentasse dei profondi canali a spirale e una spaccatura più imponente del Gran Canyon. Sulla Terra, la forma che assumono le grandi lastre di ghiaccio dipende principalmente da come scorre il ghiaccio stesso. Su Marte però, sembra che siano intervenuti, e intervengano tutt’ora, altri fattori. Grazie ai dati radar raccolti dallo strumento SHARAD, a bordo della sonda, è stato possibile indagare anche sugli strati di ghiaccio più profondi e più antichi: un po’ come studiare gli strati interni di una cipolla senza tagliarla a metà. Si è capito così che canali e spaccature sono il risultato dell’azione modellante del vento la cui direzione, nel corso di milioni di anni, è stata modificata proprio dal ghiaccio. In altre parole, influenzando la direzione del vento era il ghiaccio più vecchio a determinare dove e con che forma si sarebbe accumulato quello nuovo. Questo risultato è motivo di orgoglio per il nostro Paese dato che SHARAD è uno strumento made in Italy.
SI PARTE PER MARTE
Anzi no, facciamo finta: il 3 giugno parte MARS 500, una simulazione che durerà poco meno di un anno e mezzo e che coinvolgerà un equipaggio di 6 persone. Una sorta di navicella, che non decollerà per lo spazio, ma che offrirà condizioni di vita del tutto simili a quelle che toccherebbero a ipotetici astronauti in viaggio per Marte. 6 persone chiuse in 550 metri cubi di spazio per 520 giorni: a bordo si lavorerà, simulando le attività ma anche gli esperimenti e situazioni di emergenza. Un esperimento scientifico e sociale da record, MARS 500 è un’esperienza che sicuramente cambierà le vite dei sei coraggiosi volontari che hanno deciso di imbarcarsi in questa avventura.