Le leggi della fisica sono le stesse in tutto l’Universo. Fu Einstein a stabilirlo ma non tutti sono d’accordo. Come nel caso di un gruppo di ricerca che ha studiato diverse regioni lontane dell’Universo. L’obiettivo era calcolare per ogni zona il valore di una costante: la cosiddetta costante di struttura fine, nota anche come costante alfa. Il suo valore stabilisce l’intensità con cui interagiscono radiazione e materia, e quindi determina le leggi fisiche.
Risultato: il valore della costante non è sempre uguale come ci aspetteremmo, ma in certe zone risulta un milionesimo di volte più grande. Di conseguenza in quelle zone sarebbero leggermente diverse anche le leggi fisiche. La conclusione ha importanti ripercussioni perché con leggi fisiche diverse noi non ci saremmo. Ad esempio perché le stelle non avrebbero potuto produrre carbonio, e il carbonio è un elemento alla base della vita come noi la conosciamo.
Siamo quindi in una zona privilegiata dell’Universo, dove il valore della costante alfa è quello giusto? E’ ancora presto per dirlo. Altri ricercatori ritengono che vi siano dei punti deboli nell’analisi dei dati. Lo stesso gruppo di ricerca è cauto e ammette che le analisi vanno riviste. Ma nello stesso tempo invita i colleghi ad essere meno bacchettoni: verificare che le costanti fondamentali siano veramente costanti è un lavoro che qualcuno deve pur fare.
HUBBLE NE SCOPRE 14
Sono 14 e fanno parte della famiglia ma facciamo la loro conoscenza solo ora grazie ai dati del telescopio spaziale Hubble. La famiglia è quella del Sistema solare e questi 14 corpi rocciosi appena individuati non sono certo nuovi arrivati, anzi si potrebbe dire sono della vecchia guardia, quelli che “c’erano” già all’epoca in cui i pianeti si stavano formando. Hanno dimensioni che variano dai 40 ai 100 km, si trovano oltre l’orbita di Nettuno, dalle parti di Plutone che, pure essendo un pianeta nano, può definirsi un loro fratello maggiore. La scoperta è stata fatta analizzando le immagini del telescopio spaziale: questi oggetti percorrono orbite molto lente intorno al Sole, ma nelle foto a lunga esposizione appaiono come strisce luminose e diventa possibile identificarli. Questo è solo l’inizio: i ricercatori si aspettano di trovarne altre centinaia analizzando i dati di archivio dell’Hubble. Nuove scoperte che sfruttano anche il lavoro già fatto ci porteranno a conoscere in modo più approfondito una ricca e interessante regione del Sistema solare, dalla quale provengono anche comete come la famosa Halley.
COMETA D’ALTRI TEMPI
E proprio la cometa di Halley potrebbe essere fra i testimoni di quanto è successo nella Grecia del quinto secolo avanti Cristo. Stando a quanto riportano Aristotele e autori successivi, in quel periodo un meteorite precipitò nel nord della regione destando non poco stupore fra gli abitanti e diventando successivamente una sorta di attrazione turistica. Cosa c’entra la caduta del meteorite con il passaggio della cometa? Nel raccontare l’impatto, gli storici hanno registrato anche un altro evento celeste: la presenza, in quello stesso periodo, di una cometa in cielo. Un astronomo e un filosofo statunitensi hanno unito le proprie forze per confrontare dati astronomici e rapporti storici: le date, il periodo di visibilità, e la periodicità della cometa di Halley, che è visibile dalla Terra ogni 75 anni, porterebbero a sospettare che si sia trattato proprio di lei. Sarebbe il più antico avvistamento documentato, precedente anche a quello riportato dai cinesi che registrarono il passaggio della cometa nel 240 a.C. All’epoca dei fatti, i greci pensavano che tutto ciò che sta in cielo, a partire da Sole e Luna, fosse più leggero dell’aria: la caduta del meteorite rappresentò probabilmente un punto di svolta per la storia dell’astronomia. E’ quindi probabile che quando gli antichi cominciarono a guardare il cielo con occhi diversi, in quel cielo ci fosse anche la cometa di Halley.