La data: 22 febbraio 1958
Il soggetto: Antonio Villas Boas.
La posizione: Il Chirurgo Dott. Olavo T. Fontes, Rio De Janeiro.
La dichiarazione dei testimoni: Dott. Olavo T. Fontes, Joao Martins (il giornalista).
“Mi chiamo Antonio Villas Boas, ho ventitre anni e di professione faccio il contadino. Vivo con la mia famiglia in una Azienda Agricola che appartiene alla nostra famiglia. È situata vicino alla città di Sao Francisco de Salles, nello Stato di Minas Gerais, vicino al confine con lo Stato di Sao Paulo. Ho due fratelli e tre sorelle, e viviamo tutti assieme nell’Azienda di famiglia; un altro fratello e una sorella sono morti. Tutti i membri maschi della famiglia lavorano alla fattoria. Ci sono molti campi e piantagioni di nostra proprietà che devono essere coltivati. Abbiamo un trattore con motore a benzina di marca internazionale che usiamo in due turni, uno diurno e l’altro notturno quando i campi devono essere seminati. I lavoratori della fattoria li impieghiamo al lavoro durante il giorno. Di notte sono io che lavoro soprattutto solo o con uno dei miei fratelli. Non sono sposato e sono in buona salute, lavoro duro e tengo un corso per corrispondenza, e quando posso studio. È stato un sacrificio venire a Rio de Janeiro, per via dell’urgente lavoro ancora da fare alla fattoria. Ma ho pensato che il mio dovere fosse quello di riferire sugli avvenimenti insoliti in cui sono stato coinvolto. Farò tutto quello che lei pensa sia giusto e corretto – e sono anche pronto a fare una dichiarazione alle Autorità.” civili o militari
Quindi Antonio Villas Boas ha iniziato a raccontare uno dei più incredibili – e per certi aspetti – affascinante caso di rapimento nella storia del fenomeno UFO. Dal Brasile durante gli anni ’50 e conosciuto mondialmente dagli ufologi come l'”UFO-FLAP”, proviene una relazione di uno dei incontri più bizzarri dell’ufologia:
LA SEDUZIONE DI ANTONIO VILLAS BOAS.
L’episodio è registrato come il primo rapimento di UFO dell’età moderna. Avviene al malcapitato 23enne brasiliano il 15 ottobre del 1957. Questo caso resta valido ed a oggi ha resistito a tutti gli “esami”. Un caso documentato “fisicamente” con i dottori che hanno esaminato gli effetti fisici e anche psicologici, del rapito.
Il ricercatore Bruce Rux racconta, ” Antonio Villas Boas era riluttante a raccontare la sua storia, ma poi é stato convinto da Dott. Olavo T. Fontes, Professore di Medicina alla Scuola Nazionale di Medicina del Brasile ed anche da un rappresentante dell’APRO, a raccontare pubblicamente ciò che è successo, e lo ha fatto il 22 febbraio dell’anno seguente davanti allo stesso Dott. Olavo T. Fontes, al giornalista Joas Martins, e ad un’agente dell’intelligence militare brasiliana (SSB). Antonio V. Boas, dopo gli esami gli è stato diagnosticato sofferenza da avvelenamento da radiazioni, e Fontes a questo riguardo era curioso e ne voleva sapere di piu.
Fra i sintomi c’erano: dolori in ogni parte il corpo, la nausea, mal di testa, perdita di appetito, arrossamento e bruciore con lacrimazioni agli occhi, le lesioni cutanee che hanno continuato ad apparire per mesi, somigliavano a noduli piccoli rossastri, più duri della pelle intorno, sporgente e doloroso quando veniva toccato, ciascuno con un foro piccolo centrale che produceva uno spurgo giallognolo magro. La pelle attorno alle ferite, presentava un’area che dava una sfumatura ipercromatica violacea. L’uomo dei Servizi Segreti Brasiliani (SSB) ha interrogato Antonio V. Boas, che è stato assoggettato a una batteria di test fisici e psicologici. la maggior parte degli ufologi “conservatori” accetta il suo rapimento come un evento reale. Mentre il rapimento reale è accaduto il 15 ottobre, i suoi incontri strani sono iniziati dieci giorni prima.
‘UNA LUCE INTENSA…’
Il 5 ottobre avviene il primo incidente.
“Quella sera, abbiamo avuto visite, ragione per la quale siamo andati a dormire soltanto dopo le 23:00, ben dopo l’ora solita. Ero nella mia camera, assieme a mio fratello João. Faceva molto caldo quella notte e, dunque, abbiamo aperto la finestra, che dà sul terrazzo, quando improvvisamente vedo una luce brillante, che illuminava tutto l’ambiente. Era una luce molto più chiara di quella del chiaro di luna, ed essi non sono riusciti a comprenderne la sua origine e provenienza, solamente che veniva dall’alto, come se un forte proiettore avesse diretto la sua luce verso terra illuminando tutta la nostra azienda agricola. Tuttavia, lá nel cielo, non ho potuto distinguere niente di preciso. Ho chiamato mio fratello, perché anche lui possa vedere questa luce, ma, non interessato e comodista come solo lui sa fare, non si è disturbato ad alzarsi ed ha trovato meglio dormire. In seguito, ho chiuso le persiane e tutti e due siamo andati a dormire. Ciononostante, questa luce non mi usciva dalla testa e non mi lasciava chiudere gli occhi di modo che, sentendo una curiosità immensa, sono ritornato ad alzarmi e ad aprire le persiane, per vedere ciò che avvieniva là fuori. La luce continuava invariata, a restare al suo posto. Sono restato ad osservare questa luce, quando improvvisamente, si è spostata avvicinandosi alla mia finestra. Spaventato, ho chiuso le veneziane, con così grande rumore che ho svegliato mio fratello João che nel frattempo si era addormentato. All’interno della stanza, io e mio fratello abbiamo guardato con sorpresa come la luce luminosa ha giocato per un po’ attraverso le persiane è entrata anche attraverso il tetto, penetrando tra le fessure delle tegole. Alla fine, la luce è scomparsa e non é più ritornata.”
UN TENTATIVO ‘DI CACCIA ‘ALL’OGGETTO
Il 14 ottobre avviene il secondo incidente.
“Deve essere occorso tra le 21:30 e le 22:00, non posso essere sicuro dell’ora esatta, perché non portavo orologi con me. Ho lavorato con il trattore, in società con un’altro dei miei fratelli. Improvvisamente, a trecento piedi (150 metri circa) al di sopra delle loro teste scorgiamo una luce molto chiara, penetrante, al punto da avere male alla vista. Quando lo abbiamo visto, per la prima volta, era grande e tondo, come una ruota di carro, alla fine del campo che dava a nord, in cui ariamo la terra. Era di un rosso-chiaro ed ha illuminato un grande settore. Distinguiamo qualcosa all’interno della luce, che si è muove, improvvisamente ed ultravelocemente, a sud dall’altra parte del campo, dove è rimasto immobile. Sono corso dietro alla luce, che allora, si è messa a girare per i campi. Mi sono messo a correrrle dietro, ma mi sfuggiva sempre. Allora, abbiamo abbandonato l’inseguimento ed abbiamo raggiunto gli altri fratelli.”
“Per un po’ di minuti la luce è stata immobile, a distanza, sembrava emettere raggi intermittenti, in tutte le direzioni, e che mi hanno fatto pensare ai raggi del sole quando sorge. In seguito, è scomparso così improvvisamente da aver avuto l’impressione che fosse stato spento. Tuttavia, non ho realmente la certezza assoluta di queste cose, Non sono abbastanza sicuro se questo è ciò che è successo effettivamente, perché non ricordo se ho tenuto lo sguardo sempre nella stessa direzione. Forse per pochi secondi ho gettato lo sguardo altrove, e può essere che si sia sollevato e sia scomparso prima che abbia avuto il tempo di rigirarmi.”
IL CONTATTO
Il 15 ottobre avviene il contatto.
“Il giorno seguente, 15 ottobre, ho lavorato da solo con il trattore. Era una notte fredda con il cielo notturno e chiaro, spruzzato di stelle. Precisamente alle 01:00 ho visto una stella rossa, d’aspetto uguale ad un’una di queste grandi stelle ben chiare nel cielo (come la stella Sirio o l’Orsa Maggiore per intenderci). Tuttavia, ho percepito che non si trattava di una stella, infatti è aumentato gradualmente di dimensione e sembrava dirigersi nella mia direzione. All’interno di questa “luce” per alcuni momenti, si è intravisto un oggetto brillante, dalla forma di un’uovo allungato con delle caratteristiche tecniche e dalla velocità incredibile. Il suo approccio era così rapido che già era sul trattore, prima ancora che io potessi ragionare su ciò che avrei dovuto fare (scappare). L’UFO si è fermato improvvisamente a 100 metri circa, rimanendo immobile alcuni istanti, poi è sceso fino a 50 m sopra la mia testa. Il trattore ed il campo sono stati illuminati, come immersi in una completa luce del giorno.
La luce dei fari del mio trattore è stata completamente oscurata da questa luminosità penetrante, rosso-chiaro. Ho sentito un timore orribile, di cui non potevo avere idea di ciò che sarebbe successo. Volevo fuggire con il trattore, ma, in raffronto con la velocità di quest’oggetto, la sua marcia era lenta ed tutti i miei sforzi per accelerarlo é stato inutile. Inoltre, saltare dal trattore e cercare di fuggire a piedi, correndo nella terra recentemente arata, avrei solo rischiato di rompermi una gamba. Tanto che sono restato là, uno due minuti, esitante, senza sapere cosa fare, poi la “luce” a cominciato a muoversi e si è fermata a 10-15 m dinanzi al mio trattore, per posarsi lentamente al suolo.”
DESCRIZIONE DELL’UFO
“Si è avvicinato a me, sempre più,fino a quando ho potuto distinguere che si trattava di una macchina fuori dal comune, quasi rotonda, con delle piccole luci rosse disposte su tutta la circonferenza. Nella parte anteriore che si trovava nella mia direzione, c’era un faro enorme rosso, lo stesso che mi aveva oscurato la vista, quando l’oggetto è sceso da sopra. Ora distinguevo chiaramente i contorni della macchina; sembrava un’uovo allungato, e presentava tre pennacchi, uno in mezzo gli altri due su ogni lato. Erano tre pennacchi o protuberanze metalliche, che finivano arrotondati a punta; non ho potuto distinguere il suo colore, a causa della forte luce rossa, nel quale erano immersi. In cima, sopra l’oggetto vi era qualcosa che girava ad un’alta velocità (cupola giratoria), che a sua volta, emetteva della luce rossa, fluorescente. Nel momento in cui la macchina ha decellerato, per posarsi a terra, le rotazioni della cupola rotatoria, sono diminuiti e la luce è cambiata – così mi sembrava – nel verde.” A questo punto, la parte giratoria era come un piatto, o come una cupola appiattita.
D’altronde, questa parte rotatoria non si è mai fermata, per lo meno, si mantenteneva in rotazione permanente, anche dopo che l’oggetto volante si trovava al suolo. La maggioranza di questi dettagli l’ho soltanto osservato un po’ più tardi perché sin dall’inizio, sono stato troppo nervoso per percepirli. E quando, a qualche metro dal suolo, dalla parte bassa dell’oggetto si è aperto e ne sono usciti tre appoggi metallici, ho perso le ultime risorse del mio autocontrollo. Evidentemente erano usciti i “sostegni d’atterraggio”. Ma non ero disposto ad attendere un solo istante di piu, tale evento.”
TENTATIVO DI FUGA
“Durante tutto questo tempo, il motore del trattore era acceso e, allora, ho messo piede sull’acceleratore, l’ho deviato dall'”oggetto volante”, che si trovava dinanzi al trattore, ed ho provato a fuggire, ma fatti alcuni metri, il motore si é fermato ed i fari si sono spenti. Non capivo il perché di questo, il motore era funzionante ed i fari funzionavano. Ho provato a partire, ma il motore non rispondeva. Prevedendo il peggio, sono saltato giu dal trattore, giusto dietro l’oggetto e sono corso via. Tuttavia, poco più in là, un minuscolo essere sconosciuto, che mi arrivava a mala appena all’altezza delle mie spalle, ha preso il mio braccio per trattenermi.”
IL SEQUESTRO
“Gli ho dato una spinta, che gli ha fatto perdere l’equilibrio, liberando nel contempo il mio braccio e facendolo cadere all’indietro., Ho provato ancora a correre, quando, instantaneamente, tre altri esseri stranieri mi hanno preso alle spalle e ai lati, tenendomi le braccia e le gambe e sollevandomi dal suolo, senza la possibilità di divincolarmi o difendermi. Ho provato a scalciare, ma mi hanno tenuto ben fermo. Ho gridato aiuto, li ho maledetti ed ho imposto loro che mi lasciassero andare. Inoltre i miei rapitori dovevano essere stati stupiti o curiosi per le mie grida, perché fino a che non siamo saliti sull’oggetto volante, ogni qual’volta che aprivo la bocca per gridare, mi osservavano in viso, senza, tuttavia, rilasciare la presa con il quale mi tenevano fermo.
Sono arrivato a questa conclusione per via del suo atteggiamento con me e per questo, sono restato un po’ sollevato. Mi hanno portato in questa maniera fino all’oggetto volante, che era posto a 10 m sopra il suolo, sui supporti metallici già descritti. Nella parte posteriore dell’oggetto volante C’era una porta, che si apriva completamente e che fungeva da pensilina e che dava su una scala di metallo, dello stesso metallo argentato delle pareti dello scafo, e che scendeva al suolo. I miei rapitori stranieri hanno avuto difficoltà a farmi salire questa scala, che poteva essere usata al massimo da due persone, uno accanto all’altro e inoltre questa non era stabile, equilibrandosi fortemente, ad ogni mio tentativo di liberarmi dai miei rapitori. Su ogni lato della scala vi era un corrimano, dello spessore di una impugnatura di spazzola, alla quale mi afferravo ad ogni passo (piolo, scalino ) per evitare di salire, questo costringeva i miei rapitori a fermarsi ogni volta, per togliermi le mani dal corrimano. Cionononstante, anche il corrimano era mobile e quando in seguito, sono sceso con questa scala, ho avuto l’impressione che fossero legati con una catena.”
LA NAVE SPAZIALE
“Finalmente mi hanno lasciato in un piccola stanza quadrata. La luce brillante del plafond (soffitto) metallico si rifletteva sulle pareti, di metallo senza interruzione, senza alcuna ombra; era una luce emessa da molte lampade regolate, ed incastonate al di sotto del plafond, tutte attorno alla sala. Inizialmente mi hanno lasciato per terra. La porta d’entrata, unita con la scala – che nel frattempo era stata raccolta – si è sollevata e si è chiusa. L’interno era illuminato come se fosse stata la luce del giorno, ma, anche in questa luce brillante, non si percepiva il punto della porta che, dopo chiusa, è stata completamente integrata alla parete; soltanto la scala metallica indicava il posto, dove avrebbe dovuto trovarsi. Uno dei cinque essere presenti ha indicato con la mano una porta aperta e mi ha fatto capire che dovovevo seguirlo per questa stanza attigua. Ho obbedito, d’altronde non avevo altra scelta. Continuiamo allora, per questa stanza, che è più grande di quell’altra ed é semi-ovale. Le pareti splendevano come nella stanza precedente. Credo che ci trovavamo nel settore centrale dell’oggetto volante, perché nel mezzo vi era una colonna rotonda, apparentemente massiccia, il cui diametro diminuiva nel suo mezzo. Difficilmente questa colonna si trovava là soltanto a titolo d’ornamento. Secondo me, sopportava il plafond (soffitto). I soli mobili esistenti erano una tavola, dai disegni strani, ma squisiti, e diverse sedie girevoli, sembravano le nostre sedie dei banconi da bar. Tutti gli oggetti erano di metallo. La tavola e le sedie avevano uno solo piede, nel centro, e il tavolo era fermamente fissato alla base, e nelle sedie, il piede poteva appoggiarsi a tre rafforzamenti orizzontali a scala, con un anello mobile ed intarsiato attorno ai fianchi. Inoltre, le sedie si potevano muovere su tutti i lati.”
GLI ESAMI
“Gli esseri stranieri hanno continuato a tenermi ed, evidentemente parlavano al mio cospetto. Quando dico “parlavano” è bene sottolineare che ciò che intendo dire é che non hanno niente a che vedere- nemmeno la minima similitudine – con i suoni umani. Né posso imitare la loro voce o parole. Tra l’altro quei suoni, quei strani versi, mi fanno ancora rabbrividire quando penso a loro! Improvvisamente, sembravano essere arrivati ad una decisione. Tutti e cinque uniti, hanno iniziato a spogliarmi. Mi sono difeso meglio che ho potuto, ho gridato, mi sono divincolato. Per un attimo si sono fermati, mi hanno osservato ed hanno provato a farmi comprendere che volevano passare per gente istruita. Tuttavia, hanno continuato a spogliarmi, fino a che sono rimasto completamente nudo. Nonostante le mie proteste violente, le mie forti discussioni durante tutto questo processo, non sono arrivati a ferirmi, né a strapparmi una qualunque parte del mio abito. In conclusione, io ero completamente nudo e con un timore orribile, perché non sapevo cosa sarebbe successo in seguito. Uno dei miei rapitori si è avvicinato a me, tenendo qualcosa nella mano che mi sembrava una specie di spugna, con la quale è passato con un liquido su tutto il mio corpo. Era una spugna ben morbida, non una di quelle spugne comuni, ed il liquido era chiaro ed inodore, tuttavia più viscoso dell’acqua.
Primo, ho pensato che era una specie di olio, ma non poteva esserlo perché la mia pelle non era né unta o oleosa, e né grassa; inoltre, quando hanno passato questo liquido sul mio corpo, ho sentito un freddo intenso, anche perché, all’interno dell’oggetto volante la temperatura era sufficientemente bassa. Ho sofferto ad essere spogliato, ma ho sofferto ancora maggiormente, dopo che mi hanno passato questo liquido perché mi sono messo a tremare in modo tale dal freddo che mi sentivano rabbrividire. Tuttavia, il liquido si è presto essiccato e poco dopo non ho sentito più nulla…”
“…Intanto, tre dei rapitori mi hanno sospinto per una porta, dalla parte opposta a quella dalla quale sono entrato. Uno di loro ha toccato qualcosa, al centro della porta che in seguito, si è aperta dai due lati, come una porta scorrevole – tipo ascensore dei giorni nostri – che arrivava fino al plafond. Al di sopra, vi era una specie di iscrizione – come delle lettere luminose verdi – come pannelli indicatori. Gli effetti di luce di queste “lettere luminose”, attaccati alla porta per 1/2 cm in rilievo. erano completamente diversi da qualunque dei simboli o caratteri che conosco. Ho cercato di registrarli nella mia memoria, ma, purtroppo non ci sono riuscito (sotto ipnosi pero’, sembra che sia riuscito a ricordarsi i simboli di questa specie di insegna). In compagnia di due degli esseri stranieri, sono entrato in una piccola stanza quadrata, illuminata come le altre stanze; la porta si è chiusa dietro di me, ma quando mi sono girato per osservare, nulla aveva la forma di una porta, soltanto una parete, uguale alle altre. Improvvisamente, la parete ha cominciato ad aprirsi e, dalla porta sono entrati due esseri; tenevano nelle mani due tubi di gomma rossi, sufficientemente spessi, e ciascuno misurava più di un metro. Alla fine di uno di questi tubi era collegato un recipiente di vetro, a forma di calice; dall’altra parte vi era invece una specie di beccuccio che sembrava una ventosa, che hanno messo sulla mia faccia, al di sotto del mento, dove ancora ho una macchia scura, che mi è rimasta come una cicatrice.”
IL PRELIEVO DI SANGUE
“Prima che l’essere a iniziato la sua operazione, ha compresso il condotto di gomma fortemente con la mano, come se volesse espellere tutta l’aria. Sin dall’inizio, non ho sentito né dolore, né prurito, ma ho osservato soltanto che la mia pelle era succhiata; in seguito ho sentito che mi bruciava ed avevo una voglia di dormire; infine ho scoperto che la pelle è stata ferita. Dopo avermi messo il tubo di gomma, ho visto come il calice si è riempito, lentamente, del mio sangue, fino alla metà. Là, allora, si sono fermati; hanno tolto il tubo di gomma e lo hanno sostituito con l’altro. Ho subito un nuovo prelievo di sangue, questa volta dall’altro lato del mento.”
Poi rivolgendosi ai presenti: “L’or signori possono verificare una macchia scura, uguale a quella che ho già mostrato loro. Questa volta, il calice era pieno, fino al bordo!. Finito il prelievo, gli uomini hanno tolto il tubo di gomma ed anche da questa parte, il mio viso è rimasto ferito – col medesimo prurito e bruciore di prima – lasciandomi attonito e perplesso.
LA STANZA DELLA PURIFICAZIONE
“Sono usciti richiudendo la porta dietro di loro dopo di che sono rimasto solo in questa stanza. Per un buon tempo, forse un’ora, nessuno si è preoccupato di me. In questa sala non c’erano mobili, a parte una specie di letto, senza materasso, né coperte. Poiché questo letto era incurvato, sia in alto che in fondo, non era molto comodo, ma almeno era morbido, come se fosse stato di schiuma, o come una spessa coperta grigia, tanto era morbido. Dopo tutto quel che avevo passato, mi sono sentito stanco, e quindi mi sono seduto su questo letto.
Nello stesso momento, ho sentito un forte odore, sconosciuto, che mi ha causato delle nausee; ho avuto l’impressione di inalare del fumo spesso, tagliente, che mi ha lasciato quasi asfissiato. Forse ero lo stesso, che quando ho esaminato la parete, per la prima volta, ho osservato una quantità di piccoli condotti metallici, incastonati nella parete, all’altezza della mia testa. Simili ad una doccia, presentavano multipli fori, dai quali è uscito un fumo grigio, che si è dissolto nell’aria. Da li proveniva l’odore. Mi sono sentito piuttosto male e sono restato con l’ansietà del vomito, per cui sono andato in un angolo della stanza ed ho vomitato. In seguito, ho potuto respirare senza difficoltà, tuttavia, ho continuato a sentirmi male per quest’odore. Sono rimasto molto scoraggiato. Non capivo che cosa pretendevano da me? Fino al quel momento non ho avuto la minima idea di qual’era l’aspetto di questi stranieri.”
GLI ESSERI
Antonio Villas Boas ha descritto queste creature fin nei minimi dettagli.
“I cinque esseri vestivano una blusa grigia molto aderente, di uno spesso spessore, molto morbida ed in alcuni punti, attaccata con cinghie nere. Per coprirsi la testa ed il collo, utilizzavano un casco dello stesso colore, ma di un materiale più coerente e rinforzato dietro, con strette cinghie di metallo. Questo casco copriva tutta la testa, lasciando aperti soltanto gli occhi, che ho potuto distinguere attraverso qualcosa che sembrava un paio di occhiali rotondi. Questi uomini sconosciuti mi hanno fissato con i loro occhi chiari, che mi sembravano di colore blu. Al di sopra degli occhi, il casco aveva due volte l’altezza di una fronte normale. Probabilmente, sulla testa, al di sotto del casco, utilizzavano qualcosa che era invisibile dall’esterno. A partire dalla metà della testa, scendendo per i fianchi ed entrando nella blusa, all’altezza dei fianchi, ho osservato tre tubi rotondi, d’argento, del quale non so dire se erano di gomma o di metallo. Il tubo centrale scendeva dalla colonna vertebrale a sinistra, e a destra scendevano gli altri due tubi, fino a 10 cm al di sotto delle ascelle. Non vi era nessuna depressione o ammasso, che indicavava un collegamento tra questi tubi ed un recipiente o uno strumento, nascosto al di sotto della blusa.
Le maniche della blusa erano strette e lunghe; e le mani continuavano in guanti spessi. Ho percepito come gli uomini riuscivano malamente a toccare con le punte delle dita la parte interna della mano. Tuttavia, questo non gli ha impedito di tenermi con molta fermezza e trattare abilmente i tubi di gomma, o quando mi hanno fatto il prelievo. Quanto alla loro blusa, credo che fosse una specie d’uniforme, anche perché tutti i membri dell’equipaggio utilizzavano uno stemma della dimensione di un disco d’ananas. Da li, una cinghia tipo seta, argentata o di metallo, si legava alla stretta cintura, senza buchi (asole).
La blusa non aveva né tasche, né bottoni. I pantaloni erano lunghi e attillati e continuavano in una specie di scarpe, senza tuttavia vedere dove finiva il pantalone e dove cominciava la scarpa o stivaletto. Tuttavia, le suole delle scarpe avevano da 4 a 7 cm di spessore; erano ben diversi dalle nostre scarpe. Le scarpe erano leggermente incurvate in cima.
Gli stranieri si muovevano abili e rapidi; soltanto la blusa sembrava rallentare, interferire un poco i movimenti del loro corpo, ad ogni modo mi ha impressionato il loro modo di camminare molto rigido….
Erano tutti della mia altezza (1,64 cm) – forse un po’ meno a causa di quei caschi – tranne uno, che non arrivava neanche all’altezza del mio mento. Erano fisicamente forti, ma non al punto di averne timore; credo che in un incontro di lotta su una base uguale non avrei dubbi ad affrontare qualunque di questi esseri,.”
SESSO ALL’INTERNO DELL’ASTRONAVE
Sembra passata un’eternità, quando un rumore nella porta ha interrotto le mie meditazioni. Mi sono girato e vedo una giovane donna avvicinarsi. Lentamente mi veniva incontro. Era completamente nuda, svestita come me. Sono rimasto perplesso e, apparentemente, essa ha trovato divertente l’espressione sul mio viso. Era molto bella, completamente diversa dalle altre donne che conosco. I suoi capelli erano morbidi e biondi, quasi del colore del platino che le scendevano giu dalla nuca, con la riga in mezzo. Aveva grandi occhi blu, a mandorla. Il suo naso era diritto. Il contorno del suo viso era diverso, con gli zigomi alti e prominenti, le conferiva a suo modo un aspetto eterogeneo, lasciano il viso molto più ampio di quello degli indiani sud-americani e, con il mento dalla forma di un triangolo. Le sue labbra erano molto magre, quasi invisibili e le sue orecchie (che sono arrivato a vedere più tardi) erano esattamente come quelle delle nostre donne terrestre. Aveva il corpo grazioso come le nostre comuni giovani donne, con i seni ben formati, fermi ed alti, dalle dimensione fini. I suoi fianchi erano larghi, le gambe lunghe, i piedi piccoli, le mani fini e le unghie normali. Era di statura piccola, e la sua testa arrivava a mala pena alle mie spalle. Questa giovane donna si è avvicinata a me, in silenzio; mi ha osservato con i suoi grandi occhi, che esprimevano una attesa, dicendo che attendeva qualcosa da me. Improvvisamente, mi ha stretto ed ha iniziato a sfregare il suo viso sul mio, tanto che premeva il suo corpo contro il mio. Aveva la pelle bianca come le nostre mogli bionde e le braccia piene di efelidi. Ho sentito soltanto l’odore del suo corpo, tipicamente femminile, senza alcuno profumo nella pelle o nei peli. La porta è ritornata a chiudersi.
Restata sola con questa giovane donna, che non mi ha lasciato il minimo dubbio riguardo ai suoi desideri, sono stato fortemente eccitato. Considerando la situazione nella quale mi trovavo, questo sembra una cosa poco improbabile, ma credo che questo sia stato a causa del liquido che hanno passato sul mio corpo. Essi devono esserlo fatto con questa intenzione. Io so soltanto che non sono riuscito più a frenare il mio appetito sessuale.
Mai questo mi era successo. Infine, ho finito con il non pensare più a nulla, non ho piu rifiutato le avance della giovane donna e le sue carezze. È stato un atto normale e si è comportata come qualsiasi altra donna, anche dopo molte ripetizioni dell’atto.
In seguito, si é stancata ed ha respirato con difficoltà. Ho ancora continuato in stato di forte eccitazione, anche se la donna ha rifiutato di baciarlo. Sono stato contrariato per un tale atteggiamento, non ha mostrato alcuna emozione, ma nonostante tutto, ho avuto un’esperienza sufficientemente piacevole.
Tuttavia, non cambierei una delle nostre giovani mogli per essa, perché preferisco parlare e comprendere ciò che la gente dice. Inoltre, il suo ringhiio, in dati momenti, mi ha lasciato irritato!. Non sapeva baciare, a meno che i morsi leggeri, che mi dava sul mio mento, valessero un bacio. In tutto i casi, non ho certezza di questo. Ho soltanto trovato strano che i peli delle loro ascelle e quelli del pube fossero del colore rosso-sangue. Poco dopo che i nostri corpi si sono separati, la porta si è aperta e uno degli stranieri ha chiamato la giovane donna. Prima di uscire dalla sala, si é girata verso di me, indicando prima il suo ventre, in seguito con una specie di sorriso, il cielo. In seguito, è uscita.
Ho interpretato questo gesto come se volesse dirmi che presto sarei diventato padre e che sarebbe ritornata e che sarei potuto andare a vivere con lei nello spazio. Ancora oggi sono enormemente preoccupato e pieno di paura, al solo pensiero che se ritornassero e mi rapissero nuovamente, sarei definitivamente perso. In nessun modo sarei pronto a separarmi dalla mia famiglia ed abbandonare la mia terra.
A questo punto, uno degli stranieri m’ha ridato i miei abiti, con cui mi sono rivestito. Ho ritrovato tutti i miei effetti personali tranne il mio accendino che potrebbe anche essere caduto al suolo, durante la lotta corporale con i miei rapitori. Torniamo nell’altra stanza – dove al centro si trova la colonna rotonda – dove tre dei membri dell’equipaggio si trovavano seduti sulle sedie girevoli, grugnindo tra di loro (credo che fosse la loro lingua). Quello che era venuto a prendermi, ha raggiunto gli altri e mi ha lasciato solo. Finché “parlavano”, ho cercato di registrare nella memoria tutti i dettagli del mio incontro ed osservare minuziosamnete tutto quanto avveniva. In quest’ottica, ho intravisto sul tavolo, accanto ai rapitori, all’interno di una scatola quadrata, con una copertura di vetro, in un disco, somigliante ad una sveglia; c’era una sbarra (indicatore, linea), e, al posto dei numeri 3, 6 e 9, c’era una marcatura nera. Soltanto al posto nel quale, normalmente, si trova il numer 12, c’erano quattro piccoli simboli neri, uno accanto all’altro. Non so a cosa serviva ciò, ma è cosi che l’ho visto. Primo, ho pensato che questo strumento fosse una specie d’orologio, anche perché, di tanto in tanto, uno degli stranieri lo osservava. Tuttavia, avevo i miei dubbi che fosse un orologio, perché durante tutto il tempo nel quale l’ho osservato, la “sbarra” é restata immobile, sempre nella stessa posizione. Allora, ho avuto l’idea di raccogliere questa cosa e prenderla con me, a titolo di prova della mia avventura. Con questa “strumento”, il mio rapimento sarebbe stato creduto. Chissà, quando gli uomini osserveranno il mio interesse per quest’oggetto, forse me lo daranno in regalo.
Mi sono avvicinato un poco alla volta e quando non mi hanno osservato, l’ho tirato giu dalla tavola con le due mani. Era pesante, almeno 2 kg, tuttavia non mi hanno dato il tempo, di osservarlo da vicino, perché nello spazio di un secondo, uno degli uomini mi ha spinto di lato, togliendomi la scatola dalle mie mani e furioso è tornato a metterla al suo posto. Mi sono ritirato fino alla parete più vicina e sono rimasto immobile, in silenzio. Normalmente, non ho l’abitudine di avere timore, ma, in questa situazione, ho trovato meglio rimanere calmo, perché intuivo che mi avrebbero trattato bene soltanto se il mio comportamento era affabile per loro.
Sono rimasto immobile, nell’attesa che succedesse qualcosa. La giovane donna non è più apparsa, né spogliata, né vestita, ma ho scoperto dove forse si trovava. Nelle pareti della grande stanza c’era più di una porta, dove dall’altra parte si sentiva il rumore di passi, che si muovevano su e giu – come uno che fosse in attesa di qualcuno o di qualcosa -. Siccome tutti gli altri membri dell’equipaggio erano in questa grande stanza, i passi che sentivo potevano essere soltanto della giovane donna. Suppongo che in quella parte si trovasse la “cabina” di navigazione dell’oggetto volante. Infine, uno degli stranieri si è alzato e mi ha fatto un segno come per seguirlo. Non mi hanno piu curato cosi eccessivamente, né mi controllavano troppo, così, camminiamo a piccoli passi, fino alla porta d’entrata, già aperta e con la scala già rilasciata. Tuttavia, non scendiamo ancora, ma l’essere mi ha fatto capire che dovevo accompagnarlo fino alla rampa (pensilina), che girava su tutti i due lati della porta; era stretta, ma mi ha permesso di fare un giro completa attorno all’oggetto volante! Primo, siamo andati sul davanti e da qui ho visto una protuberanza metallica sovrastante l’oggetto; nella parte opposta vi era la stessa massa.
A giudicare dalla sua forma, concludo che forse era il dispositivo di controllo per il decollo e l’atterraggio della macchina. Devo ammettere che non ho mai visto questo dispositivo in funzionamento, nemmeno quando la macchina si é sollevata in volo, ragione per la quale non so spiegare la sua funzione. Tutto diritto, lo straniero ha indicato i pennacchi o speroni di metallo ossia le tre protuberanze metalliche, già citate.
Tutti e tre erano saldamente legati alla macchina; quello nel mezzo, direttamente con la parte davanti dell’oggetto volante. I tre pennacchi avevano la stessa forma, una base larga, che si allungavano in linea orrizontale per diminuire in forma di punta arrotondata, Non posso valutare se erano dello stesso metallo della macchina; splendevano come metallo incandescente, ma non irradiavano alcun calore!. Un po’ sopra gli speroni metallici c’era una luce rossa; le due parti laterali erano piccole e rotonde, ma quella che dava sul davanti, era enorme. Erano dei potenti fari, che ho già descritto prima.
Al di sopra della rampa, la stessa finiva dritto contro una grande placca di spesso vetro, che affondava nel rivestimento di metallo, facendola emergere un poco e che diminuiva di spessore ai lati. Siccome l’oggetto volante non aveva finestre in nessuna parte dello scafo, ho pensato che questa vetrata serviva per osservare attraverso di essa il mondo là fuori, anche se visto dall’esterno non era nella posizione ottimale per avere una buona visuale. Il vetro sembrava curvo, semisferico – come se vedesse a 360 gradi -.
Secondo me, gli speroni metallici nella parte anteriore sono da collegarsi alla forza di propulsione dell’oggetto volante, dico questo perché quando l’oggetto volante si é alzato in volo, la sua luminosità è stato molto intensa e si è confusa completamente con la luce del faro principale. Dopo l’ispezione alla parte frontale della macchina, giriamo per la parte posteriore (questa parte presentava curvature molto più appuntite rispetto alla parte anteriore), ma prima di arrivarci, ci fermiamo ancora una volta, quando lo straniero mi ha indicato la cima, dove girava l’immensa cupola, a forma di piatto.”
“Girava lentamente, ed era immerso in una luce verdastra, la cui fonte non sono riuscito ad individuare; nello stesso tempo, emetteva come un fischio, che ricordava il rumore di un aspiratore acceso o dell’aria che entra in numerose e piccoli buchi. Quando, più tardi, la macchina é decollata, la rotazione della cupola ha accelerato gradualmente, fino a sparire completamente, e al suo posto è restato solamente una luminosità rosso-chiaro. nel medesimo tempo, il rumore è aumentato poco alla volta, e per me non vi erano dubbi che la velocità progressiva della cupola determinava il volume del suono. Dopo avermi mostrato tutto, lo straniero mi ha accompagnato alla scala metallica e mi ha lasciato intendere che ero libero di andare. Non me lo sono fatto ripetere un’altra volta e sono disceso dalla scaletta. L’essere dopo aver indicato con la mano prima me poi lui, ha fatto il segno di ritirarsi, forse un saluto ed è scomparso all’interno dell’oggetto volante. La scala metallica è stato ritirata, (quando aperta formava la pensilina) e una volta ritirata tutto quanto é sparito nella parete dell’oggetto volante, sino a rendersi invisibile. La luce dei pennacchi metallici del faro principale e della cupola sono stati gradualmente più intensi, con l’aumento delle rotazioni (giri). Lentamente, l’oggetto volante è salito in linea verticale, facendo rientrarera allo stesso tempo, il suo “treno d’atterraggio”.
In seguito ho visto che la parte sotto dell’oggetto sembrava così liscia, che da li, mai ne sarebbe uscito qualche d’uno o qualcosa. L’oggetto volante è salito delicatamente, fino a 30 massimo 50 m d’altezza; là poi si è arrestato per alcuni secondi, finché la sua luminosità si è fatta più intensa.
Il brusio formato dallo spostamento dell’aria è cresciuto più forte al che la cupola ha iniziato a ruotare a una velocità terrificante, mentre le luci cambiavano di continuo di colore, fino a diventare di un rosso-chiaro. In quel momento, l’oggetto volante si è inclinata leggermente, di lato, e – sempre con questo rumore ritmico in sottofondo, si è posizionato verso sud, ed improvvisamente è partito come una pallottola, ad una velocità cosi impetuosa che è scomparso di vista in pochi secondi…”
LA FINALITÀ DI TALI RAPIMENTI È ANCORA UN GRANDE MISTERO PER UFOLOGIA
“…saltai allora, sul mio trattore. Sono stato rapito, circa alle ore 01:15 contro la mia volontà, all’interno dell’oggetto volante, da cui sono uscito all’alba alle 05:30. Dunque, mi hanno trattenuto per 4 ore e 15 minuti. Non ho parlato della mia esperienza a nessuno, eccetto mia madre, la sola persona con la quale mi aprivo, mi confidavo. Si è limitata a dirmi che era meglio non avere contatti con gente così!
Non ho avuto il coraggio di parlarne nemmeno a mio padre. Già gli avevo accennato, precedentemente, di questa luce nel cielo, ma non ha creduto alle mie parole ed ha trovato soltanto da dire, che la mia era tutta una pura immaginazione. Più tardi, ho deciso di scrivere al sig. João Martins, contando su ciò che avrei raccontato; per tale motivo, sono motivato dalla lettura del suo articolo pubblicato in novembre, nella rivista “La Crociera”, che sollecitava affinché i lettori inviassero qualunque storia legata ai dischi volanti. Se avessi avuto del denaro, avrei già raggiunto Rio de Janeiro in data precedente, ma, poiché non ne avevo a sufficienza, sono stato costretto ad attendere la sua risposta, ed si offriva di finanziarmi parte delle mie spese di viaggio.”
NOTE CLINICHE E RELAZIONE SULL’ESAME MEDICO, FIRMATO DAL DOTTORE OLAVO T. FONTES:
Dati personali: António Villas Boas, bianco, nubile, agricoltore, residente a San Francisco de Sales, Minas Gerais.
Scheda clinica: In conformità al suo rapimento, egli ha lasciato l’oggetto volante il 16 ottobre del 1957, alle 05:30.
Il suo stato fisico era sufficiente debole, anche perché non aveva mangiato nulla, dalle 21 della sera precedente, inoltre finché è rimasto nell’oggetto volante, ha vomitato diverse volte. Ha girato per casa, esausto e ha dormito quasi tutto il giorno dopo. Nel pomeriggio alle 16:30 m, si è sentito meglio ed ha preso un pasto regolare. Tuttavia, già in quella notte e le notti seguenti, non riusciva a dormire. Era molto nervoso, fortemente eccitato, ed ogni volta che riusciva a prendere sonno, sognava gli eventi della notte precedente, come se rivivesse tutto. A quel punto del sogno, si svegliava con un grido ed aveva la sensazione, diverse volte, di essere fermato dai suoi rapitori. Dopo essere passato repentinamente per questa esperienza, ha abbandonato di provare a dormire quella notte ed ha cercato di passarla leggendo e studiando. Tuttavia, non ha potuto realizzare quest’ultima sua intenzione, perché non riusciva a concentrarsi su quello che leggeva; i suoi pensieri giravano e giravano sempre attorno agli eventi di quella notte fatidica. il giorno dopo, era completamente confuso, correndo da un lato all’altro, fumando una sigaretta dietro l’altra. Si è sentito stanco, affaticato ed esausto.
Ha avuto voglia di mangiare qualcosa, ma ha finito per prendere soltanto un caffé; subito dopo, si è sentito male, ed ha vomitato; la nausea e l’ansietà dei vomiti ed i forti dolori di testa hanno continuato durante tutto il giorno. Siccome era assolutamente senza appetito, ha respinto qualunque prodotto alimentare. Quindi la seconda notte, dopo l’incidente, lo ha passato sveglio, insonne e nello stesso stato fisico, del giorno prima. Sentiva ancora i suoi occhi bruciare, ma i dolori di testa erano spariti.
Il secondo giorno, ha continuato con questa nausea di vomito ed era ancora senza appetito, tuttavia, non ha piu vomitato, anche perché non aveva mangiato nulla. Inoltre, gli occhi bruciavano sempre di più, e sono cominciati a lacrimare costantemente, benché non fosse constatata infiammazione alcuna di un tessuto congiuntivo, Né sono stati trovati dei sintomi di altra irritazione qualunque della vista o della prevenzione degli occhi. La terza notte, il paziente è riuscito a dormire, normalmente. A partire da questo momento, ha sentito una necessità eccessiva di dormire, che è durata più di un mese. Durante il giorno, arrivava a dormire, poco importa dove si trovava o quello che faceva; si addormentava persino mentre parlava con altre persone. Per addormentarsi, è sufficiente essere tranquilli qualche tempo. Durante questo stato di sonnolenza, i suoi occhi continuavano a bruciare e a lacrimare. Quando, il terzo giorno, l’ansietà e la nausea del vomito sono scomparsi, il suo appetito é tornato ed ha mangiato normalmente. Gli occhi peggioravano, quando esposti al sole, e così, ha cercato di evitare ogni luce. L’ottavo giorno, quando già lavorava nei campi, ha sofferto una leggera perdita di sangue, sull’avambraccio; il giorno seguente, l’ematoma si é infettato, formando pus e provocando del prurito.
Dopo la cura, al posto dell’ematoma è restato un circolo rosso. Da 4 a 10 giorni più tardi, improvvisamente e senza alcuna ferita preliminare, simili ferite dermatologiche sono apparse negli avanbracci e nelle gambe. Cominciavano con delle pustole, aperte nel mezzo, che causava forti pruriti e che richiedeva da 10 a 20 giorni per curare queste ferite. Il paziente ci ha riferito che queste pustole, dopo curate, lasciavano cicatrici, con macchie rosse scure al suo interno. Ci ha informato che in precedenza, mai aveva sofferto di eczema o di irritazioni cutanee, né di ematomi, contusioni, o ferite aperte (segregazione del sangue); quando quest’ultimi apparivano, volta per volta, erano così leggeri che non si arrivava ad osservarli. Inoltre, 15 giorno dopo la sua esperienza, sono apparse due macchie giallastre, più o meno simmetricamente disposte, alla destra ed alla sinistra del naso; il paziente ha commentato al riguardo:
“queste macchie sembravano come se la pelle fosse morta, senza tatto, libera da irrigazione sanguigna”. Dopo una decina di giorni, le macchie sono scomparse come improvvisamente erano apparse. Accanto alle cicatrici lasciate dalle pustule, sporadicamente apparse nelle braccia, durante quest’ultimi mesi, ancora si sono avute ancora due piccole ferito aperte. Gli altri sintomi descritti, non sono piu apparsi, fino a questo momento. Attualmente, il paziente si sente bene ed egli stesso considera buono il suo presente stato di salute. Nega la presenza di sintomi tali come, febbre, diarrea, emorraggie, itterizia, durante la fase acuta della sua malattia o in seguito. Né, ha riportato depilazioni sul corpo e sul viso, o caduta di capelli, dal periodo d’ottobre fino ad oggi. Nel contesto della fase della sonnolenza, la sua capacità di lavoro non è notoriamente diminuita. Nello stesso modo, non si è registrato una diminuzione qualunque nella sua libido, come non teneva anemia poiché non ha avuto indebolimenti, né aveva pustole nella bocca.
– Quanto alle malattie infantili acute, il paziente ha riferito di avere sofferto di morbillo e di varicella, senza complicazioni. Non ha avuto malattie veneree. Negli anni scorsi, ha sofferto di colite, che ora non gli disturba più.
– Esame medico: si tratta di persona di sesso maschile, di colore bianco, capelli neri, morbidi, occhi scuri. Assenza di sintomi di mali acuti o cronici.
– Biotipo: gambe: lunghe. altezza: atipica, altezza media (1,64m, senza scarpe), tuttavia forte e di musculatura ben sviluppata.
– Stato di nutrizione: nessun sintomo di mancanza di vitamine; nessuna malformazione o anomalia fisica.
– Parti nascoste e caratteristiche sessuali: normali.
– Denti: in buono stato di conservazione.
– Ghiandole: non palpabili esternamente.
– Mucose: globalmente pallide.
– Esame dermatologico: sono state constatate le seguenti modifiche patologiche:
1). A destra ed alla sinistra del mento, due piccole macchie, ipercromatiche, quasi rotonde; uno di esse è della dimensione di una moneta di 10 cents; l’altra è più grande e dai contorni irregolari. In quel punto la pelle sembra più fine e delicata, come se si fosse formata recentemente. Non esistono dei punti di riferimento per determinare il tipo e l’età di queste due macchie. Tutto quanto si può dire a rispetto si riassume di seguito: sono cicatrici di ferite superficiali nella pelle, riportate per segregazione del sangue, che data al massimo, di dodici mesi e un minimo di un mese. È legale supporre che si tratti di macchie della pelle, che, probabilmente scompariranno nel giro di alcuni mesi. Oltre a queste macchie, non sono stati constatati altre macchie simili o segni sulla pelle.
2). Fu osservata la presenza di cicatrici lasciate da ferite nella pelle (datano di alcuni mesi, al massimo), nella parte esterna della mano, negli avambracci e nelle gambe. L’esame ha rivelato trattarsi di piccole pustole o di ferite cicatrizzate, con la pelle di fuori, sgradevole nei bordi, cosa che permette di concludere per il suo aspetto in data recente. Due di queste pustole, nel braccio destro e nel sinistro, non sono ancora arrivate a guarire; si presentano come piccoli nodi o bulbi, in rilievo, arrossati; sono più duri rispetto al resto della pelle in prossimità. Causano dolore quando compressi nel suo centro, segregando un liquido giallastro, sieroso. La pelle che circonda questi nodi presenta delle modifiche infiammatorie. Segni di piccoli graffi, fatti dalle unghie del paziente, permettono di supporre che si tratta di urticaria. Quanto alle modifiche patologiche consistenti, occorre citare che tutte le cicatrici e le modifiche dermatologiche si trovano al centro di un settore ipercromatico, di colore del lillà chiaro, un sintomo completamente escluso dal contesto delle nostre esperienze, ragione per la quale non è possibile valutare l’importanza o il significato di tali settori. Poiché il medico-esaminatorer non è dermatologo, manca delle condizioni necessarie per delle diagnosi dovute a questo sintomo ed essendo così la situazione, ci si limita a descrivere le modifiche per sommi capi, che peraltro sono state anche documentate da fotografie.
– Stato neurologico orientamento nello spazio e del tempo: buona.
– Reazioni sensoriali, affezioni: normale.
– Attenzione spontanea e stimolata: normale.
– Percezioni ed associazioni mentali: reazioni normali.
– Memoria a lungo ed a breve termine: buona.
– Memoria visiva: straordinaria; i dettagli detti oralmente sono immediatamente, descritti o illustrati dal paziente stesso.
– Assenza di qualunque sintomo diretto o indiretto di una qualche malattia mentale.
Olavo T. Fontes, Dottore in Medicina, Rio de Janeiro 22 febbraio del 1958
Riassumendo, il Dott. Fontes in seguito è tornato a ricordare, che all’inizio degli esami ha saputo che Antonio non ha alcuna disposizione psicopatica. Durante la sua deposizione, non una sola volta, è caduto in contraddizioni o ha perso l’autocontrollo. Inoltre, quando, in alcune occasioni, ha esitato a rispondere ad una domanda, ha rivelato comportamenti normale di una persona che non vuole rispondere ad alcune domande, su circostanze fuori dal comune. Quando questo succedeva, ha sempre detto, semplicemente: “non lo so” o “non so spiegare questo”, tenuto conto che tali evasioni potrebbero anche mettere in dubbio la credibilità della sua storia. Del resto, Antonio ha detto al giornalista João Martins che si è sentito inabile a parlare di alcuni dettagli riguardo all’extraterrestre. Né, António ha rivelato inclinazioni per la superstizione o il misticismo; non ha considerato i membri dell’equipaggio dell’oggetto come angeli, super-uomini o demoni, ma che sì trattava semplicemente di uomini, che provengono da altre regioni, di un’altro pianeta. Ha spiegato quest’idea per il costume del membro dell’equipaggio che lo ha accompagnato a visitare l’oggetto volante, ma soprattutto per avergli indicato, prima lui, in seguito il suolo e per ultimo il cielo.
Inoltre, durante tutta la sua permanenza a bordo, Antonio ha osservato come i membri dell’equipaggio utilizzavano uniformi e caschi chiusi; da qui ha concluso che l’aria normalmente inalata da loro doveva essere diversa da quella sulla terra. Quando il giornalista João Martins ha parlato ad Antonio che nel caso in cui la sua storia venisse rivelata, molte persone lo avrebbero considerato un matto, o un impostore, Antonio assolutamente impressionato davanti a tali prospettive, mi ha detto soltanto: “In questo caso, inviterei a chi fa certe illazioni a casa mia e li solleciterei ad informarsi sulla mia persona. E ben presto capiranno in un modo o in un’altro, se sono considerato un “mangia-uomini”, o se sono sincero.”
Al giorno d’oggi, Antonio è sposato e vive molto felicemente con sua moglie ed i figli nell’azienda agricola. Continua ad affermare che l’incidente è avvenuto e si è svolto proprio come lui lo descrive, e a parte questo, non vuole più sapere nulla al riguardo. Antonio non ha mai preso droghe o veleni.
Antonio Villas Boas si è ritirato dalla vita pubblica per continuare i suoi studi, ricevendo il diploma di legge e diventando avvocato praticante, nella città di Formosa, Gojas.
È morto nel 1992 nella città di Ubera, in Brasile nel Triangolo Mineiro.
Note dell’autore:
Lo scrittore Ralph Blum :” Antonio Villas Boas ha dichiarato che il liquido chiaro era un afrodisiaco; nella mia mente la ‘logica’ della storia suggerisce che era un germicida di un qualche tipo; e che il ‘fumo’ era un chimico che ha permesso alla straniera di respirare senza il suo casco (il resto dell’equipaggio ha indossato i caschi in ogni fase del rapimento). Potrebbe essere che il sangue era pertinente ad alcuni criteri di incrocio.”
Il ricercatore Bruce Rux evidenzia: “In un secondo tempo nel racconto della sua avventura Antonio ha menzionato il fatto che la straniera aveva anche i peli del pube rosso-sangue. Il fatto di avere omesso dalla pubblicazione originale questo particolare è dovuto sicuramente alle usanzi sessuali del tempo. I dettagli del suo incontro che in seguito a raccontato, non sono stati pubblicati, ma apparentemente ne ha discusso quantunque con qualche imbarazzo; quando a raccontato la sua storia al Dott. Fontes e al Sig. Martins.”