L’impero Khmer ha avuto vita breve: nel XIV secolo è iniziato il suo declino e nel XV si è dissolto; eppure in questo tempo migliaia di edifici sono stati costruiti, con una precisione architettonica e una valenza artistica tali da rendere il Parco archeologico di Angkor uno dei grandi patrimoni dell’umanità. A noi sono rimaste alcune macerie che gli archeologi hanno tentato di ricostruire, sottraendole alla giungla che le aveva avvolte; fino a noi è giunta la perfezione di edifici imponenti e di 72 templi meravigliosi.Fra questi templi, il più straordinario è Angkor Wat,il grande altare di Vishnu, un edificio di una bellezza strabiliante, costruito da migliaia di artigiani, lavoratori e schiavi: nel XV secolo, dopo la caduta del regno che ne è stato l’artefice, sarà trasformato in un tempio
buddista, secondo uno schema di riciclaggio culturale a cui la storia ci ha abituato.La costruzione di Angkor Wat è cominciata nel 1112 ed è stata terminata nel 1150. Il tempio, piena incarnazione della cosmologia indù, ha nel centro cinque torri dalla forma dei fiori di loto che alludono alle vette del monte Meru, luogo mitologico nel quale risiede il pantheon buddista e che è considerato il centro dell’universo;è circondato da un muro perimetrale che simboleggia le montagne che avvolgono il mondo e da un fossato che rappresenta l’oceano al di là delle montagne. Per raggiungere la torre più alta, che supera i 60 metri, è necessario percorrere una strada rialzata, lunga 350 metri. Da questo viale, all’alba dell’equinozio di primavera, si può osservare il Sole sorgere sulla cima
della torre centrale. La porta di Angkor Wat, contrariamente a tutti gli altri palazzi, rivolti a est, si trova verso ovest, in direzione
del tramonto, della terra dei morti. Questo ha fatto ritenere che l’edificio sia un tempio funebre in onore di re Suryavarman II; ipotesi suffragata dai bassorilievi che procedono in senso antiorario, cioè in senso inverso rispetto alla normalità, il senso inverso che caratterizza i riti brahminici durante i funerali. Sulla balaustra del viale rialzato è raffigurato il Naga,il re cobra dalle sette teste: nella mitologia indu-buddista i Naga non sono comuni serpenti ma draghi, portatori di sapienza e saggezza, rappresentanti di un’antica
razza di uomini giunta nel nostro pianeta da ignote dimore stellari.E Angkor Wat, orientato lungo un asse est-ovest,
proprio come la Sfinge guarda verso la costellazione che raffigura: la costellazione del Drago.A questa costellazione rimanda anche la disposizione degli altri templi principali di Angkor: essi riproducono fedelmente l’ubicazione delle stelle del Drago ma…
… C’è un “ma”, il solito: le stelle di quella costellazione non erano visibili in cielo quando la città è stata costruita; nel periodo del grande impero Khmer si trovavano infatti al di sotto della linea dell’orizzonte. Per vederle brillare su Angkor è necessario tornare indietro di molti millenni, è necessario tornare all’alba dell’equinozio del 10450 a.C. Una data che abbiamo già incontrato sul nostro cammino…Gli architetti khmer avrebbero quindi copiato sul terreno una mappa celeste tracciata migliaia di anni prima che, in qualche modo, sarebbe stata tramandata loro? La porta di Angkor Wat si trova a ovest, verso il tramonto,verso la terra dei morti e quindi anche verso la terra dei grandi antenati?Riepiloghiamo i dati acquisiti fino a questo momento: nel 10450 a.C. la Sfinge guardava a est, verso la costellazione che rappresenta, la costellazione del Leone; sempre nel 10450 a.C. le piramidi di Giza erano rivolte a sud, verso Orione, riproducendo le tre stelle principali della cintura e la posizione di esse rispetto alla Via Lattea, raffigurata in terra dal fiume Nilo; e ancora una volta nel 10450 a.C. i principali edifici di Angkor combaciavano con il nord, con la costellazione del Drago che, dall’alto, veglia sulla sua stirpe. Che gli antichi popoli abbiano voluto lasciarci un messaggio per il prossimo cambio d’era previsto per il 2012?
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