DUE ENORMI isole d’acciaio spuntate la settimana scorsa nelle acque statunitensi: una nella baia di San Francisco e l’altra vicino a Portland, lungo la costa del Maine. Si infittisce il mistero intorno alle piattaforme galleggianti di Google, e che siano di Mountain View è una conferma che arriva dopo giorni di dubbi anche su questo. Non si sa di preciso cosa nascondano le due fortezze marine, ma Google ha fatto addirittura firmare un accordo di non divulgazione ad alcuni funzionari del governo degli Usa.
Come riferisce il portavoce della Guardia costiera americana, Barry Bena, almeno un impiegato del suo corpo ha firmato il patto di segretezza con Big G. Lo stesso ha ammesso di aver fatto un ispettore californiano, che hanno voluto restare anonimo.
Intanto il “no comment” di Google dà adito alle più svariate congetture sulla funzione delle due piattaforme, sopra le quali ogni giorno appaiono nuove antenne e nuovi container. Saranno dei negozi galleggianti? Server mobili pronti al trasferimento? Centri di elaborazione dati in caso di catastrofi? L’unica certezza è che Google, nel 2009, aveva brevettato un progetto di ‘data center’ sull’acqua e le nuove strutture in costruzione assomigliano ai disegni di allora. Ma potrebbero anche essere enormi “backup” per ripristinare i servizi nel caso del terremoto “Big One”. O anche delle esclusive vetrine per i Google Glass, quando verranno lanciati.
La tattica della segretezza è ormai uno standard nella Silicon Valley, dove anche la Apple costruisce fortezze lontane dalla civiltà per tenere nascoste le ultime scoperte in fatto di tecnologia. Ma la concitazione intorno alle isole di Google sembra sproporzionata: recinzioni di ferro, guardie di sicurezza, edifici di controllo, e ora anche il patto di non-divulgazione.
Le due isole sono state registrate da una compagnia chiamata By and large Llc, anch’essa irraggiungibile per chiarimenti, che sarebbe collegata a Tim Brandon, a sua volta collegato a Google. Il direttore esecutivo della Commissione per la conservazione e lo sviluppo della baia di San Francisco ha affermato di aver incontrato spesso i rappresentanti di Google per discutere delle piattaforme, ma la compagnia ha rivelato solo che serviranno per “scopi tecnologici in generale”, senza nemmeno comunicare se intende spostare le isole o lasciarle dove si trovano ora.