Tritone ci nasconde qualcosa. E forse quel qualcosa è tanta acqua liquida. Il che sarebbe una sorpresa vista la sua lontananza dal Sole. Tritone è un piccolo satellite di Nettuno, ultimo pianeta del sistema solare. Laggiù le temperature sono sempre sotto lo zero. Ma Tritone ha qualcosa chee lo rende diverso. Per cominciare gira attorno a Nettuno in direzione opposta rispetto agli altri satelliti. Forse perchè in origine era un asteroide, rimasto poi catturato da Nettuno. Con il tempo ha iniziato a deformarsi per effetto dell’attrazione subita dal gigantesco pianeta. Deformazioni lievi, che avvengono orbita dopo orbita, ma che si fanno sentire fino nel cuore di Tritone. Il nucleo è quindi sottoposto a continui movimenti che lo surriscaldano. E’ proprio questo calore che riuscirebbe a sciogliere il ghiaccio sovrastante. Tritone sarebbe simile ad Europa, satellite di Giove. Una piccola palla di roccia e ghiaccio sotto la cui superfice si nasconderebbe un unico oceano di acqua liquida. Se così fosse, Tritone diverrebbe il corpo più lontano di tutto il sistema solare con presenza stabile di acqua liquida.
VENERE È PASSATO
Venere è passato: fra il 5 e il 6 giugno scorsi ha eseguito il suo epocale transito davanti al disco del Sole, osservabile dalla Terra come una eclissi in miniatura, un piccolo dischetto nero che si muoveva lentamente. Il pianeta si trovava interposto fra la Terra e il Sole, formando un allineamento che si verifica solo quando i pianeti si trovano in vicinanza dei punti dove le orbite, inclinate fra loro, stanno sullo stesso piano. Dall’Italia è stato possibile osservare soltanto le ultime fasi di un fenomeno che ha attirato su di sé gli sguardi di tutto il mondo: forse perché prima di vedere il prossimo sarà necessario attendere il 2117. L’alternativa a questa lunga attesa è cambiare postazione osservativa, spostarsi da qualche altra parte nel Sistema solare, ad esempio su Saturno, da dove sarà possibile osservare il transito di Venere il prossimo 21 dicembre: la sonda Cassini, in orbita da quelle parti, proverà a seguire l’evento.
ALBERI COME TESTIMONI
I raggi cosmici sono particelle subatomiche cariche che viaggiano nello spazio e possono innescare la produzione di altre particelle nel momento in cui penetrano nell’atmosfera terrestre o vengono a contatto con la sua superficie. Uno di questi prodotti, il carbonio 14, viene assorbito dagli alberi con la fotosintesi e viene poi in un certo senso “cementato” negli anelli del tronco. Studiando gli anelli di due conifere millenarie, Fusa Miyake dell’Università di Nagoya, in Giappone, ha riscontrato una percentuale insolitamente alta di carbonio 14 in anelli formatisi molto tempo fa: nel 774 e nel 775. Anche altri alberi altrettanto longevi, in America e in Europa, presentano la stessa anomalia corrispondente allo stesso periodo. Sembra che a quell’epoca la quantità di raggi cosmici che ha investito la Terra abbia avuto un notevole incremento. Ma a cosa poteva essere dovuto? Se fosse stata l’esplosione di una supernova, dovremmo riconoscerla chiaramente in cielo, ancora ben visibile, ma non è così. Potrebbe essersi trattato di un singolo brillamento solare: ma sarebbe stato il più energetico fra tutti quelli registrati finora. Forse si è trattato di una serie di vari brillamenti solari: è necessario indagare. In ogni caso in quei lontani anni è successo qualcosa che gli alberi hanno registrato