Un Toro di Stanford è un progetto di habitat spaziale proposto nel 1975 da uno studio della NASA presso la Stanford University, capace di ospitare approssimativamente 10.000 residenti permanenti. Ha la forma di un toro (o di una ciambella) del diametro di un miglio, in rotazione su sé stesso alla velocità di un giro al minuto per provvedere, attraverso la forza centrifuga, alla simulazione di una gravità simile a quella terrestre.
Un toro di Stanford viene costruito dalla roccia: di un pianeta, di una luna o di un asteroide. La roccia viene lavorata (tritata, impastata ecc) e poi con quella si costruisce il tubo.
Un tubo si Stanford nel fim Elysium
Il tubo qui proposto non è un semplice tubo, ma un tubo la cui parete è una parete doppia. Quindi, una parete esterna di roccia (spessa qualcosa come 100 metri), poi un km, quindi un’altra parete, quindi il vuoto. In un certo senso, geometricamente il tubo qui proposto è un toroide a sezione non tonda ma ad ovale molto allungata. Una specie di pneumatico di automobile, con gli abitanti che stanno sulla parete interna più esterna, schiacciati al suolo da una gravità (uguale a quella terreste) generata dalla rotazione.
La popolazione vive nella fascia fra le due pareti, riempita di atmosfera respirabile, provvista di gravità da rotazione, difesa dalle radiazioni solari dalle mura e illuminata artificialmente.
Attualmente forse ci turba l’idea di vivere in tubi chiusi. Vi sono però elementi per ritenere che questo timore cadrebbe alla vista del primo toro di Stanford – bello e confortevole:
È possibile decidere il clima ottimale all’interno del toro di Stanford – probabilmente, un eterna primavera con dei tubi espressamente dedicati alle vacanze con clima diverso (freddo con montagne, tropicale ecc. ecc.)
Nel tubo non ci sarebbe inquinamento: nasce infatti con un sistema fognario e per il trattamento dei rifiuti perfetto.
Un toro di Stanford nel gioco Mass Effect
Non si deve pensare al tubo come ad luogo buio perchè chiuso: all’interno del tubo vi è luce della stessa intensità della terra, c’è giorno e notte, nello stesso modo.
Via via che i tubi rotanti si moltiplicano, il sistema diventa più grande e aperto della terra stessa, dato che molti cilindri in orbita intorno al sole possono ospitare una popolazione molto superiore a quella della terra, e gli spostamenti fra cilindri sono molto semplici – naturalmente terra e cilindri formerebbero una sola rete internet.
Robot autoreplicanti fornirebbero tubi rotanti pronti per essere abitati, corredati da pannelli solari, motori per farli girare, sistemi per far circolare l’acqua, impianti per il trattamento di rifiuti, case con fibra ottica, wifi diffuso. Non ci si deve preoccupare della quantità di lavoro necessaria a realizzare un tubo: più lavoro da fare significa più robot che si autocostruiscono e svolgono il lavoro. Da terra (o dagli altri tubi) solo lavoro di controllo strategico.
Il cielo all’interno di un tubo sarebbe alto ma non altissimo. Ho ipotizzato un cielo alto alcune centinaia di metri. Il cielo basso è certamente l’elemento più ripugnante alla nostra sensibilità, il contrappeso per i numerosi vantaggi.
La figure che ho riportato forniscono qualche spunto visuale, ma non esauriscono certo la questione di come potrebbe apparire uno spazio cavo molto alto e molto vasto con colline, boschi, fiumi, laghi, abitazioni.
Un tubo di Stanfornd nella serie Gundam after colony
Nei tubi mancherebbero solo i mari, i deserti e, presumibilmente, le temperature estreme (dato che queste possono essere regolate a piacimento – per lo meno, non nei tubi che si adibiranno a vacanze; quindi potremo avere toroidi con montagne nelle quali si scia, con spiagge ecc ecc)
Forse se si riuscirà a trovare acqua in abbondanza, si potranno anche fare dei tubi rotanti provvisti di mare. Per i primi credo però che ci si dovrà accontentare di avere acqua dolce, abbondante ma nelle quantità necessarie ai vari usi (civili, agricoli ecc), più un po’ di fiumi e laghi per ricreare l’ambiente terrestre.
Il vantaggio più grande dei tubi rotanti è la potenzialità di crescita che conferirebbe al genere umano. Gli ordini di grandezza della popolazione del sistema solare cambierebbero di alcune cifre. I primi tubi sarebbero costruti con difficoltà, ma innescherebbero un meccanismo a catena che in breve tempo farebbe terraformare l’intero sistema solare con prospettive oggi impensabili.
Se costruire tubi rotanti diventerà una cosa semplice, si potranno anche avere dei deserti abitabili se lo si vorrà. Per i primi ci si dovrà accontentare di avere zone confortevoli a densità media.
Insomma: come abbiamo iniziato a creare ‘tane’ artificiali, le case, così potremmo iniziare a costruire habitat artificiali. L’avvenimento sarebbe un grande impulso e trasformerebbe l’umanità in maniera radicale – adesso non immaginiamo cosa possano significare migliaia di miliardi di persone comunicanti.
Mentre la colonizzazione di altri mondi è un concetto lontano – neanche si sa se questi esistano (anche se è probabile), e quanto siano lontani e se mai riusciremo a raggiungerli – la costruzione di toroidi è una via sicuramente percorribile, anche se non oggi.