Getti di gas incandescente, turbolenze ed eruzioni. E’ quanto appare nelle prime immagini ottenute dalla Solar Dynamics Observatory, sonda della NASA dedicata allo studio del Sole.Non è la prima sonda a studiare la nostra stella, ma è quella finora meglio equipaggiata: a bordo monta strumenti nettamente superiori ai loro predecessori, in termini di qualità e di efficienza.
Come ad esempio i quattro telescopi che analizzeranno il Sole nella radiazione ultravioletta: riprenderanno un’immagine ogni 10 secondi; le sonde precedenti giungevano al massimo a un’immagine ogni alcuni minuti. In totale ogni giorno i dati trasmessi saranno un terabyte e mezzo, più o meno la quantità occupata da 380 film.
Per i prossimi cinque anni la Solar Dynamics Observatory continuerà a osservare il Sole, in cerca di nuovi dati ma anche di risposte: studiarne le fasi di attività permetterà agli esperti di risalire all’influenza che queste hanno sul nostro pianeta. E chissà che finalmente non si riesca a determinare se l’attività solare è una delle cause di quei cambiamenti climatici di cui tanto si parla.
IL QUINTO SPECCHIO
Ci sono cose che tornano utili anche dopo 40 anni: è il caso di un dispositivo robotico sovietico, il Lunokhod 1, che si trova sulla Luna. Aveva interrotto le comunicazioni nel ‘71, dopo essere riuscito a percorrere più di 10 km sulla superficie lunare, in completa autonomia, spostandosi sulle proprie ruote. Era dotato di uno specchio speciale in grado di riflettere i segnali laser inviati da terra, proprio come fanno tutt’ora gli altri 4 specchi posizionati nel corso delle successive missioni Lunokhod 2 e Apollo. Peccato che per lanciare un segnale laser sulla Luna e colpire uno di questi ricevitori sia necessario prendere bene la mira, cosa impossibile se non si conosce la posizione del bersaglio con molta precisione. Quando il Lunokhod interruppe il contatto radio, le sue coordinate non erano note con esattezza e così il suo specchio è rimasto inutilizzato per tutto questo tempo. Ora però, la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, in orbita intorno alla Luna, ha posto rimedio localizzando il vecchio robot il cui specchio è già stato colpito con i laser da terra, che sono stati prontamente riflessi e rispediti al mittente. Colpire con i laser gli specchi che si trovano sulla Luna serve ad effettuare misure estremamente precise sulla sua distanza, ma anche a testare alcuni effetti gravitazionali previsti da Einstein.
ARRIVA IL ROBONAUTA
Continuando a parlare di robot, non c’è dubbio che nello spazio ne siano stati spediti parecchi quindi la notizia che la NASA stia per mandarne in orbita un altro non dovrebbe stupire. Questa volta però contano le apparenze: il prossimo settembre, alla volta della Stazione Spaziale, partirà R2, il primo robonauta. Un robot che dalla vita in su ha sembianze umanoidi: testa, busto, braccia e mani. Sviluppato in collaborazione con la General Motors, R2 sarà in grado di maneggiare pinze e cacciaviti proprio come un astronauta e la sua presenza a bordo della stazione orbitante servirà inizialmente a stabilire se un robot di questo tipo può davvero essere un aiutante sicuro e affidabile in condizioni di microgravità.