Gli Olmechi erano un’antica civiltà precolombiana che viveva nell’area tropicale dell’odierno Messico centro-meridionale, approssimativamente negli stati messicani di Veracruz e Tabasco sull’Istmo di Tehuantepec. L’influenza culturale olmeca fu molto ampia, tanto che opere d’arte di questa civiltà sono state trovate anche a El Salvador. Questo popolo ebbe il predominio nella sua area da circa il 1200 a circa il 400 a.C. e da molti è considerata la cultura madre di tutte le successive civiltà mesoamericane.
Non è tutto: il fatto sorprendente è che gli Olmechi sembrano composti da diverse razze e nessuna di queste presenta tratti americani!
Le enormi teste di basalto trovate a seppellite a San Lorenzo hanno fattezze negroidi, tipicamente africane. Nel sito archeologico di La Venta sono state rinvenute teste dagli occhi mongoli: numerose steli infine rappresentano uomini vestiti, dai tratti europei con barbe lunghe, una caratteristica sicuramente non americana…
Dunque un miscuglio di razze che compare all’improvviso e che scompare altrettanto improvvisamente in questa zona dell’America Latina: sembra la trama di un film di Star Trek.
Anche perché sulla nostra strada c’è una traccia che sembra uscita da un film di fantascienza. Pensato e girato però molti secoli fa…
Il bassorilievo “El Rey”, inciso nella montagna, mostra una strana scena che per molti ricercatori “eretici” ha un’interpretazione inequivocabile: ci sono delle nuvole in alto da cui cade pioggia e al centro un grande oggetto che ha la punta aerodinamica per fendere il vento e alle spalle delle fiammate che sembrano garantirne la propulsione. A guidarlo è un uomo che in mano sembra tenere un libro o una cloche…
Il punto è che qui non si tratta di astronavi (non si spiegherebbe infatti il propellente che esce da dietro) ma eventualmente di un oggetto che in qualche modo richiama i nostri aerei. Un aereo che solcava un cielo piovoso di circa tremila anni fa, e che un ignoto passante non ha potuto fare a meno di incidere nella roccia…
Ma adesso ci spostiamo dove possiamo trovare molte notizie sugli Olmechi. E’ un posto che non si scorda facilmente: si chiama Xochicalco.
Quando gli Olmechi scomparvero, tutte le loro città vennero distrutte; le loro immense statue vennero sfregiate, decapitate e seppellite. Uno dei pochi luoghi che sembra essere rimasto intatto e’ Xochicalco, una città-fortezza meravigliosa, che ospita diverse piramidi e che, nei secoli è stata abitata dai famosi successori degli Olmechi. Che ne hanno ereditato sapienza e ferocia…
Per noi moderni Xochicalco è il cuore della civiltà olmeca perché questo è il luogo in cui ritroviamo il maggior numero di testimonianze della loro cultura.
Un antico poema Maya racconta che gli Olmechi venivano da una terra di Pioggia e Nebbia…
“In una certa Era / Che Nessuno può calcolare / Che nessuno può ricordare“
A Xochicalco sono state rinvenute piccole statue olmeche che raffigurano uomini giaguaro. Come dicevamo i caratteri del volto di queste statue sembrano asiatici: non come i nativi di queste terre di cui tutto si può dire tranne che siano “di pioggia e di nebbia“…
Ma non era solamente il Sole a far alzare la testa ai popoli antichi: anche le stelle erano fondamentali per chi viveva qui centinaia di anni fa. La piramide di Xochicalco infatti racconta un evento curioso: ricorda un meeting scientifico degli astronomi di tutti i popoli americani, ognuno riconoscibile da qualche tratto caratteristico, che probabilmente concordarono un unico calendario astronomico.
Un’ulteriore prova delle conoscenze astronomiche di questi antichi popoli viene dagli utensili ritrovati negli scavi: lenti in grado di bruciare oggetti a distanza grazie alla luce del Sole – un’intuizione simile a quella avuta da Archimede già alcuni secoli prima di Cristo -. Ma si pensa anche che con queste lenti venissero proiettate immagini in ambiente particolari, dedicati al raccoglimento e alla riflessione…
Di seguito un servizio realizzato dal programma Ulisse