Anche se per molti sembrerà fantascienza è stata davvero costruita una macchina in grado di viaggiare nel tempo, facendo vedere in una televisione i fatti successi in questo pianeta dall’inizio dei tempi; il suo nome è il “cronovisore”. Il cronovisore (o cronoscopio) è un ipotetico dispositivo in grado di captare e riprodurre immagini e suoni provenienti dal passato.
L’ipotetica invenzione di un cronovisore è stata inoltre attribuita nei primi anni settanta a Pellegrino Ernetti (1925-1994), monaco benedettino, già conosciuto intorno agli anni quaranta come profondo esperto della musica antica e inoltre filosofo, laureato in fisica, appassionato di elettronica, nonché, per molti anni, esorcista ufficiale della diocesi di Venezia.
L’invenzione ebbe la sua notorietà nel 1972, quando La Domenica del Corriere riportò il testo di un’intervista a Padre Pellegrino Ernetti sugli esperimenti che lo avrebbero condotto alla costruzione di un apparecchio da lui denominato macchina del tempo o cronovisore. Ernetti avrebbe cominciato a lavorarvi già a partire dalla fine degli anni quaranta, sembra insieme ad Agostino Gemelli (scomparso nel 1959), col quale aveva già collaborato per studiare la fattibilità della comunicazione con i defunti.
Padre Ernetti – a colloquio con Vincenzo Maddaloni, inviato del settimanale – spiegò nel dettaglio come fosse giunto alla costruzione dell’apparecchio e quanto avesse visto nel corso della successiva sperimentazione.
L’apparecchio sarebbe stato realizzato in una serie di studi, svolti tra Roma e Venezia, a cui avrebbe collaborato una cerchia di eminenti scienziati le cui identità non sono mai state rivelate. Gli unici nomi lasciati trapelare, oltre a quello del Gemelli, furono quelli di Enrico Fermi e Wernher von Braun.
Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visivasonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo “impresse” nell’ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una non meglio specificata “sfera astrale”, dalle quali sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.
Un tale principio, oscuro ai più, sarebbe invece per l’autore, null’altro che un’asserzione pacificamente condivisa. Nella intervista a La Domenica del Corriere affermò ad esempio: «L’intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipotenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia.» e
Il suo principio di funzionamento sarebbe in buona sostanza un’applicazione delle tesi di Albert Einstein e agirebbe nel modo seguente: dando per acclarato che la velocità della luce sia la costante finita di cui ci parlano le teorie relativistiche, noi percepiamo in ogni momento l’immagine (e quindi la posizione) che il sole aveva (circa) 8 minuti prima, dato che la sua distanza media dalla terra è di 150 milioni di km. Il cronovisore permetterebbe di vedere il passato, perché, adoperando tecniche non meglio specificate, ma, a dire dell’autore, derivate da applicazioni di metodiche usuali, si connetterebbe con la posizione che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l’evento passato. In ciò consisterebbe la “sintonizzazione” del cronovisore sulla scia relitta di energia lasciata dall’evento. Una sintonia che lo strumento, a dire del sedicente artefice, sarebbe in grado di raggiungere, assicurando la visione (e l’ascolto) di qualsiasi fatto avvenuto in epoche passate.
Padre Ernetti rivelò a François Brune alcuni viaggi temporali che avrebbe compiuto con il dispositivo ad esplorare.
Raccontò di aver voluto «[…] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l’apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il dispositivo: «[…] risalimmo nel tempo, captando Napoleone (se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l’abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana).»
«Successivamente andammo nell’antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo visto e ascoltato il famoso: “Quousque tandem Catilina”».
Assistere alla foga declamatoria di Cicerone di fronte al Senato romano, nel 63 a.C., deve essere stata un’esperienza davvero emozionante. Ecco infatti come padre Ernetti la commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione… com’erano potenti. E che fantastica oratoria!»
Ernetti sosteneva inoltre di aver assistito, attraverso il cronovisore, nel 169 a.C., ad una rappresentazione del Tieste, una tragedia del poeta latino Ennio, che si riteneva definitivamente perduta ma da lui prontamente trascritta proprio in quell’occasione.
Ma ancor più clamorosamente, Ernetti affermava di aver assistito nientemeno che alla passione e crocifissione di Gesù Cristo, le cui vicende sarebbero state da lui interamente filmate. Così riferì a padre Brune: «Vidi tutto. L’agonia nel giardino, il tradimento di Giuda, il processo… il calvario.»
Della presunta ripresa è stata divulgata unicamente un’eccezionale istantanea ravvicinata del volto di Cristo.
De seguito il video-documentario su questa misteriosa macchina
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