Le incisioni furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all’Età del ferro (I millennio a.C.); quelle dell’ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato dalle fonti latine. La tradizione petroglifica non si esaurì repentinamente: sono state identificate incisioni – anche se in numero assai ridotto, non comparabile con la grandiosa attività preistorica – di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, fino al XIX secolo. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito.
Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione logica tra loro, a illustrazione di un rito religioso o di una scena di caccia o di lotta; tale impostazione spiega lo schematismo delle immagini, ognuna delle quali è un ideogramma che rappresenta non tanto l’oggetto reale, ma la sua “idea”. La loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori – dapprima in ambito religioso, in seguito anche laico -, che si tenevano in occasioni particolari, singole o ricorrenti. Tra i segni più noti rinvenuti in Val Camonica spicca la cosiddetta Rosa camuna, che è stata adottata come simbolo ufficiale della regione Lombardia. Nel dialetto locale della Valle Camonica le incisioni rupestri vengono indicate col termine riduttivo di pitoti, ovvero pupazzi.
Pitture rupestri del Tassili in Algeria
Nel Sahara algerino pitture rupestri di circa 8 mila anni fa sono state trovate sulle rocce del Tassili n’Ajjer, sono raffigurati esseri antropomorfi dalla testa tonda. Una caratteristica così evidente da aver dato il nome all’intero periodo culturale, quello appunto delle “Teste tonde”. Situato tra Libia ed Algeria, si estende in un’area di 500 kilometri quadrati. Nella lingua dei Tuareg, i nomadi del deserto, Tassili n’Ajjer significa “Altopiano dei fiumi”, poiché questa plaga è solcata da wadi, alvei di fiumi oggi asciutti, in cui nella preistoria scorreva l’acqua.
Alcuni scettici hanno suggerito che essi erano uomini con zucche vuote sulle spalle soddisfare alcuni rituali primitivi, teoria infondata per il fatto che non è mai stato coltivato questo ortaggio nell’altopiano del Tassili.
Una figura particolare, sembra indossare un casco globulare, tanto che lo stesso scopritore dei dipinti, l’archeologo francese Henri Lhote nel 1933, l’ha battezzata “il grande dio marziano”.
Ma perché mai un astronauta dovrebbe indossare un elaborato casco e per il resto essere completamente nudo? È assai più verosimile, sostiene Lhote, che si tratti di indigeni con maschere rituali. Però anche questo sito archeologico come tanti potrebbe testimoniare la presenza di altri esseri avanzate sul nostro pianeta.